Stando alla fonte dei Fasti ostienses, il 12 maggio dell’anno 113 d.C. viene inaugurata la Colonna di Traiano. Questo monumento costituisce il primo esempio di colonna coclide mai realizzato. La storia che i suoi rilievi raccontano sono un vero e proprio documentario su fatti avvenuti in Dacia al tempo della conquista di Traiano. Inoltre, costituisce l’unico elemento del foro ad esser giunto sino a noi in buono stato. Per tutti questi motivi, la Colonna di Traiano è stata e sarà il vero alfiere della gloria di Roma attraverso il tempo.
La Colonna Traiana fu inaugurata il 12 maggio 113 d.C. e da quel momento rimase in piedi, sopravvivendo alle tragedie che sconvolsero la città. Le ceneri dell’imperatore Traiano e di sua moglie Plotina, custodite in urne d’oro nel basamento del monumento, furono depredate dagli avidi lanzichenecchi nel 1527, durante il sacco di Roma. La superfice della colonna, decorata da un lungo rilevo a spirale, catturò l’interesse di Napoleone che la volle traferire in Francia. Per fortuna gli ingenti costi di trasporto bloccarono sul nascere l’ambizioso progetto. Così, ad oggi, la Colonna Traiana è l’unico monumento del foro ad aver superato quasi indenne le brutalità barbariche e gli spogli di epoche più recenti.
La Colona di Traiano è un monumento singolare, non solo per magnificenza che suscita all’occhio. Alta circa 40 metri, realizzata in marmo di Carrara, la colonna è composta da 18 blocchi sovrapposti l’uno sull’altro. Un dettaglio non da poco. Infatti, si tenga conto della presenza di scala a chiocciola interna al fusto, e della lunga striscia narrativa che decora la colonna esternamente. Pertanto, al momento della posa dei blocchi, da 40 tonnellate ciascuno, non potevano sussistere discrepanze che alterassero la fluidità del rilievo o la regolarità della scala interna. Per quanto riguarda il fregio, lungo 200 metri, vale la pena notare come cresca in altezza nell’allontanarsi dalla base. Questa soluzione garantiva la giusta resa prospettica per tutta la lunghezza del rilievo, evitando distorsioni alla vista.
Quanto narrato dal fregio della Colonna Traiana è divisibile in 114 riquadri equivalenti tra loro. Questi possono essere raggruppati, a loro volta, in due atti distinti: quello della prima e quello della seconda campagna dacica. Il ritmo narrativo non conosce interruzioni, se non per la raffigurazione della vittoria alata che divide i due episodi. Visivamente si assiste ad una progressione temporale, dall’attraversamento del Danubio all’accumulo dei trofei di guerra a termine della prima campagna; poi, dalla partenza della flotta romana fino alla deportazione in massa dei nemici sconfitti a termine del secondo atto. Per quanto riguarda lo stile, i rilevi che decorano la Colonna di Traiano fanno del realismo e del dinamismo la propria anima. Inoltre, l’attenzione ai dettagli e il coinvolgimento emotivo che si prova nell’osservare le scene raffigurate attribuiscono all’opera un chiaro e deciso valore documentario.
Quanto narrato dal marmo della Colonna di Traiano è relativo alle campagne militari in Dacia condotte dall’imperatore stesso. Secondo lo storico Cassio Dione, fu la crescente arroganza dei Daci a motivare l’inizio della guerra, necessaria per limitarne la crescente forza militare. Nell’anno 101 d.C. ebbe inizio la prima campagna dacica: le forze domane si addentrarono nel territorio nemico sino a Tibiscum (Timișoara); poi, l’anno seguente, ebbero inizio gli scontri che portarono alla resa di Decebalo, re dei daci. La seconda campagna dacica avvenne nel 105 d.C., quando Decebalo infranse la pace riarmandosi e stringendo alleanze in chiave antiromana. Tuttavia, quando le forze romane si mossero, il re dei daci fu abbandonato dai propri alleati, e seppur opponendo una disperata ed eroica resistenza, la sua testa fu infine consegnata a Traiano.
Fonte: ArcheoMe