Ciò che si dice e percepisce immediatamente della realtà è il suo divenire: il passaggio da uno stato all’altro. Ciò comporta che se ogni nostro conoscere, determinando delimita, e se il divenire scorre e determinandolo si fermerebbe, allora non si può in alcun caso conoscere il divenire ma solo gli stati del suo passaggio. Ove nulla diviene se non attraverso stati e dove “stato” e “divenire” non sono la stessa cosa:
Lo stato, cioè l’immobilità della posizione, è la fase sopra cui passa il divenire, costruendo mondi piuttosto che altri;
Il divenire, cioè la trasformazione del moto, è ciò che permane nel passaggio da uno stato all’altro, da un mondo all’altro.
Il divenire, col suo apparire fenomenico, si può sentire ma non letteralmente conoscere. Lo stato, con la sua ragione in sé, si può conoscere ma non letteralmente sentire. Si conosce null’altro che la ragione delle cose. Si sente null’altro che l’apparire delle cose. Legati, in dipendenza. Con questa particolarità: anche i fenomeni hanno la loro ragione, quindi si conosce anche la ragione del fenomeno mentre il fenomeno si può solo percepire. Ne ricaviamo due ambiti di studio: lo studio astratto e metafisico della ragione con la ragione e lo studio concreto e ontologico delle cose con la ragione; ma qui cadiamo in ambito di teoria della conoscenza trattata altrove, e non si può certo cadere più di una volta in un solo saggio.
Di Vito J. Ceravolo fonte@ filosofiaenuovisentieri.com/