A Abottabad, in Pakistan, in un campetto arso dal sole i bambini oggi giocano a cricket.
Proprio questo fazzoletto di terra dieci anni fa è stato teatro della fine di una caccia all’uomo tra le più seguite al mondo: il most wanted era Osama bin Laden, il capo del gruppo fondamentalista Al Qaeda. E qui è stato ucciso.
Del bunker dove bin Laden si nascondeva non restano che le tracce delle fondamenta: si trattava di una palazzina di tre piani, circondata da un’alta muraglia, non lontana da una base militare pachistana.
Dieci anni dopo, l’ex direttore della Cia, John Brennan, ha raccontato all’agenzia di stampa Afp i dubbi che assalirono i servizi americani prima dell’operazione e i rischi corsi: perché se i servizi sospettavano che Bin Laden abitasse nella palazzina, non ne avevano la certezza.
Per diversi mesi seguirono un corriere di Al Qaeda, che si recava spesso nel palazzo, ma non è tutto, c’era una persona sospetta che entrava e usciva.
L’uomo aveva la barba, il volto era quasi sempre nascosto: poteva essere Osama Bin Laden. Anche se i dubbi rimanevano, alla Casa Bianca si decise di ritenere che i sospetti fossero più che fondati.
Malgrado non tutti fossero d’accordo, la fazione interventista prevalse e il 29 aprile, l’allora presidente Barack Obama diede il via libera alla missione denominata “Il tridente di Nettuno”.
Nella notte tra l’1 e il 2 maggio, due elicotteri decollarono dall’Afghanistan diretti verso il Pakistan del Nord: a bordo una ventina di uomini dei Navy Seal.
L’operazione nasceva però sotto i peggiori auspici: uno dei due elicotteri si schiantava dopo il decollo, senza fare vittime e non compromettendo la missione.
L’operazione fu seguita in diretta dalla Casa Bianca.
Venti minuti dopo l’atterraggio, le forze speciali americane annunciavano l’uccisione di Osama Bin Laden.
Non era ancora mezzanotte a Washington, Barack Obama dava l’annuncio al mondo intero: il leader di Al Qaida era stato ucciso.
Le spoglie di Bin Laden vennero gettate nel mar Arabico, l’ultimo omaggio di Washington allo sceicco del terrore: evitare una sepoltura che potesse diventare luogo di pellegrinaggio per i suoi accoliti.
La morte di Bin Laden venne accolta favorevolmente dall’opinione pubblica americana e salutata da Nazioni Unite, Nato, Unione europea, e un gran numero di altri paesi come un positivo e rilevante punto di svolta della sicurezza globale e della lotta al terrorismo.
Ci fu comunque anche qualche voce in controtendenza, Ismāʿīl Haniyeh, capo di Hamās nella Striscia di Gaza, disse: “Condanniamo l’assassinio di un combattente arabo e musulmano”.
A metà strada tra cattivo alleato e il nemico mite, il Pakistan fu criticato per non aver rilevato che il pericoloso terrorista abitava nella palazzina in una delle principali città del paese, peraltro vicina a una delle accademie militari più importanti, a cinquanta chilometri da Islamabad.
Le autorità locali negarono di aver saputo di ospitare bin Laden, e respinsero le insinuazioni di una loro complicità.
Di Cecilia Cacciotto fonte@euronews.com/