Di Andrea Cofelice fonte@ unipd-centrodirittiumani.it/
Introduzione
Nel corso della loro storia, le Nazioni Unite hanno inizialmente accordato priorità alla riduzione e all’eventuale eliminazione delle armi nucleari, alla distruzione delle armi chimiche ed al rafforzamento della proibizione delle armi batteriologiche. Se da un lato questi obiettivi sono rimasti costanti nel corso del tempo, la portata delle deliberazioni e dei negoziati si è progressivamente ampliata per accordarsi all’evoluzione della situazione politica internazionale.
Il risultato è che oggi la Comunità internazionale sta considerando con maggiore attenzione l’eccessiva e destabilizzante proliferazione delle armi leggere e di piccolo calibro, nonché il ricorso massiccio alle mine terrestri (fenomeni che minacciano direttamente lo sviluppo economico e sociale delle comunità coinvolte, oltre a causare numerose vittime civili, molte delle quali sono troppo spesso donne e bambini). E’ inoltre emersa la necessità di giungere a norme multilaterali negoziate per limitare la diffusione della tecnologia per missili balistici e dei residuati esplosivi bellici, e per regolare l’impatto delle nuove tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni sulla sicurezza internazionale.
Infine, soprattutto a seguito dei tragici eventi dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti e dei successivi attacchi terroristici in molti Paesi, le Nazioni Unite hanno iniziato ad assumere specifiche iniziative e ad elaborare un’adeguata normativa per evitare il rischio che armi di distruzione di massa possano cadere nelle mani di attori non-statali.
Armamenti nucleari
Attraverso un’intensa attività diplomatica, le Nazioni Unite hanno promosso numerosi trattati multilaterali, al fine di ridurre gli arsenali nucleari, escludere il loro sviluppo da determinate regioni ed ambienti (ad esempio lo spazio extra-atmosferico od i fondali oceanici), limitare la loro proliferazione e porre fine ai test nucleari. Nonostante questi successi, la presenza di armi nucleari e la loro proliferazione rappresentano ancora oggi una grave minaccia alla pace internazionale e una delle principali sfide che la Comunità internazionale è chiamata ad affrontare. I problemi essenziali in quest’area riguardano, in particolare, la necessità di potenziare l’efficacia del regime di non-proliferazione nucleare attraverso controlli preventivi, e di limitare lo sviluppo e la proliferazione dei missili balistici e dei sistemi di difesa missilistici.
Accordi bilaterali sulle armi nucleari. Mentre gli sforzi per limitare le armi nucleari continuano in diversi forum internazionali, è stato generalmente accettato il principio secondo cui le potenze nucleari hanno una speciale responsabilità nel garantire la stabilità e la sicurezza dell’ambiente internazionale. A tal fine, durante e dopo la fine della guerra fredda, le due maggiori potenze nucleari hanno concluso una serie di accordi che hanno significativamente ridotto la minaccia di una guerra nucleare. I primi accordi bilaterali in materia tra Stati Uniti e Unione Sovietica (oggi Federazione Russa) sono stati sottoscritti nel 1972 (il Trattato sulla limitazione dei sistemi di missili balistici – Trattato ABM e l’Accordo provvisorio sulla limitazione delle armi offensive strategiche – SALT I); il più recente, invece, è il Nuovo Trattato sulla riduzione e limitazione delle armi offensive strategiche (Nuovo START), che risale all’aprile 2010.
Accordi multilaterali sulle armi nucleari e sulla non-proliferazione. Il Trattato di non-proliferazione nucleare (TNP), il più “universale” di tutti gli strumenti multilaterali sul disarmo, è stato adottato nel 1968 ed è entrato in vigore nel 1970: esso rappresenta la pietra miliare del regime internazionale di non-proliferazione nucleare. Al fine di monitorare il rispetto degli obblighi assunti ai sensi del Trattato, agli Stati parte è richiesto di accettare il sistema di controlli e garanzie posto in essere dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA). L’IAEA, inoltre, applica il proprio regime di garanzie anche in relazione ai Trattati regionali di Tlatelolco, Rarotonga,Bangkok e Pelindaba.
Nel 1996, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato, a larghissima maggioranza, il Trattato per il bando totale dei test nucleari (CTBT). Originariamente proposto nel 1954 e adottato dopo circa 40 anni di discussione, il Trattato estende il divieto parziale di test nucleari approvato nel 1963 a tutti i tipi di ambiente. Il Trattato, tuttavia, sebbene abbia ottenuto 153 ratifiche (ottobre 2010), non è ancora entrato in vigore: dei 44 Stati elencati nell’Annesso II, la cui ratifica è necessaria affinché il Trattato possa entrare in vigore, 9 non hanno ancora firmato o ratificato tale strumento (Cina, Repubblica democratica popolare di Korea, Egitto, India, Indonesia, Iran, Israele, Pakistan e Stati Uniti). Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, nella sua funzione di depositario del Trattato, ha promosso tra il 1999 e il 2009 sei Conferenze per favorire l’entrata in vigore del Trattato. Nel 1996, inoltre, è stato istituita la Commissione preparatoria per l’Organizzazione sul Trattato per il bando totale dei test nucleari, con sede a Vienna: si tratta di un organismo provvisorio, incaricato di predisporre un sistema di verifiche in vista dell’entrata in vigore del Trattato, e di promuoverne la ratifica universale.
Zone libere da armi nucleari. La Risoluzione 3472 (XXX) del 1975, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, definisce “zona libera da armi nucleari” qualsiasi zona, riconosciuta come tale dall’Assemblea Generale, per la quale un gruppo di Stati, nel pieno esercizio della propria sovranità e in virtù di un trattato o di una convenzione internazionale, abbia definito: a) uno statuto che ne sancisca la totale assenza di armi nucleari; b) un sistema di verifiche e controlli internazionali per garantire l’osservanza degli obblighi derivanti da tale statuto. Il primo trattato regionale che istituisce una zona libera da armi nucleari in un’area popolata del mondo è il Trattato per la proibizione delle armi nucleari in America Latina e Carabi (Trattato di Tlatelolco), del 1967. In seguito, sono state istituite altre 4 zone: Pacifico del Sud (Trattato di Rarotonga) nel 1985; Sud-Est asiatico (Trattato di Bangkok) nel 1995; Africa (Trattato di Pelindaba) nel 1996; e Asia centrale (Trattato sulla zona libera da armi nucleari dell’Asia centrale), nel 2006. Sono state inoltre proposte, ma mai realizzate, zone libere da armi nucleari anche in Europa centrale, Asia meridionale a Medio Oriente. Infine, il principio per cui un singolo Stato possa dichiararsi zona libera da armi nucleari è stato ufficialmente riconosciuto dalla Comunità internazionale nel 1999, quando l’Assemblea Generale ha accolto favorevolmente la dichiarazione della Mongolia in tal senso (Risoluzione 53/77).