L’esperienza contro il cambiamento. Le differenze tra i due principali candidati alla segreteria del Pd sono venute a galla con prepotenza durante il confronto televisivo. Sintonia su ddl Zan e Ius Soli
AGI – Stefano Bonaccini l’esperienza. Elly Schlein il cambiamento. Quelle che erano le cifre dei due candidati del Pd all’inizio della maratona del congresso, sono venute a galla con prepotenza durante il confronto televisivo. Differenze che i candidati alla segreteria del Pd portano addosso, anche nel modo di presentarsi alle telecamere. Stefano Bonaccini appare, dunque, in impeccabile completo blu con camicia bianca con gli ultimi due bottoni sul collo lasciati aperti. Schlein è piu’ colorata: giacca fucsia su camicia a disegni azzurri. E al polso il braccialetto giallo che chiede giustizia per Giulio Regeni. Ma ad emergere sono state soprattutto le differenze sostanziali nella visione che i due candidati hanno del partito e dell’Italia.
La partenza è morbida, senza troppi strappi, con i duellanti a ribadire l rispettive vocazioni. Per Schlein, dopo le sconfitte, “è il tempo dell’umiltà e dell’ascolto” a cominciare da chi sta pagando gli anni delle crisi: “Il Pd credo si debba basare sulla sfida della lotta alle diseguaglianze, alla precarietà, all’emergenza climatica. Oggi è il momento di ricostruire una casa a chi in questi anni si è sentito orfano di una sinistra nuova”, spiega. Bonaccini rivendica subito la sua lunga esperienza alla guida del Pd in Emilia-Romagna e come amministratore: “Credo di avere accumulato l’esperienza giusta per guidare il Pd. Credo di poter garantire l’unità del partito dopo le risse e penso di poter avere un programma per l’Italia perché l’obiettivo primario è riportare la sinistra alla guida del Paese. Serve un nuovo gruppo dirigente che torni dove la gente studia, lavora, si diverte”.
Segue il duetto sull’importanza di portare le persone a votare alle primarie. L’asticella, per entrambi, è il milione di votanti ai gazebo: un obiettivo fin troppo alla portata, se si considera che l’ultima volta, quando si elesse Zingaretti, votarono un milione e seicentomila persone. Simile l’approccio anche sulla guerra in Ucraina: Elly Schlein non ha dubbi nel dire che è stato giusto sostenere Kiev con ogni mezzo, ma aggiunge che al sostegno militare va fatto seguire l’impegno per l’apertura di una conferenza di pace: “Credo sia stato giusto sostenere in ogni forma il popolo ucraino a difendersi da una aggressione. Ma non possiamo aspettare che cada l’ultimo fucile per mobilitarci e creare le condizioni per una conferenza internazionale di pace. Credo che non dobbiamo mai smettere perché non c’è sinistra senza un impegno per la pace. Non credo che la guerra si risolva con le armi”.
Bonaccini cita Gianni Cuperlo, che con i risultati del voto fra gli iscritti arrivati oggi, esce ufficialmente dalla corsa per la segreteria: “Se si ferma la Russia, finisce la guerra. Se si ferma l’Ucraina finisce l’Ucraina”, sottolinea per poi sottolineare: È stato giusto da parte del Pd schierarsi dalla parte di chi ha avuto lutti e sofferenze, dalla parte di chi è aggredito e invaso. Ho appreso con grande soddisfazione la notizia che Biden andrà a Mosca, l’Ue deve impegnarsi per una soluzione diplomatica”.
Lo studio si riscalda quando si passa a parlare del governo e del giudizio che i due candidati ne danno. Bonaccini è reduce dalle polemiche per la frase su Meloni, “è certamente capace”, ma non fa marcia indietro. Anzi ribadisce il concetto, argomentando: “Al governo assegno un quattro. Su Giorgia Meloni, se dicessi che è incapace dopo che ci ha battuto, sfiorerei il ridicolo”. Schlein non la vede allo stesso modo: dire che il governo sta sbagliando tutto, per la candidata, è più che legittimo: doveroso. “Non sono d’accordo con Stefano Bonaccini. Questo governo ha colpito i deboli, abbiamo visto la brutalità nel trascinare le persone salvate in mare nei porti più lontani, una logistica dell’orrore. Un governo che strizza l’occhio agli evasori. Non c’è da misurare le critiche come ha detto Bonaccini in questi giorni”.
Lo studio si riscalda e il confronto sale di livello sui temi del lavoro: “Va reso più conveniente quello stabile” dice il presidente dell’Emilia-Romagna. Non basta, per Schlein, bisogna combattere la precarietà sfoltendo le tipologie contrattuali come stanno facendo con successo in Spagna.
Un gioco di società spezza il botta e risposta. Un camper compare sullo schermo: è il mezzo ‘totemico’ del Pd. i candidati spetta di scegliere chi portare fra alcuni nomi: ci sono gli altri candidati, quelli ‘bocciati’ nei circoli e quelli ancora in corsa. E ci sono alcuni nomi noti, fra cui Mario Draghi e la premier Giorgia Meloni. Schlein la vorrebbe sul camper, sì: ma per “conoscerla e sconfiggerla meglio alle elezioni”. Bonaccini, memore anche delle polemiche degli ultimi giorni, si guarda bene dall’invitarla: “Non farei salire certo Meloni, porterei semmai Liliana Segre”, si gioca il bonus Bonaccini. “Poi Draghi e Walter Veltroni”. Arriva il cartellino giallo del moderatore. Veltroni non era fra i nomi. “Lo avrei scelto anch’io”, dice Schlein.
Il gioco finisce, si riprende dai temi. Sull’Autonomia differenziata, Bonaccini vuole proporre un suo testo in alternativa alla bozza Calderoli: “Sull’autonomia differenziata le mie idee sono chiare. La proponemmo senza voti contrari nella mia regione. È l’opposto di quella di Calderoli che è una autonomia differenziata che spacca l’Italia”. Per Schlein il progetto dell’Autonomia differenziata va contrastato: “Non sono d’accordo con i presidente della Toscana, Eugenio Giani, che dice che questo testo va modificato in alcune parti: il testo sull’Autonomia di Calderoli va contrastato in maniera forte”.
Torna la sintonia sul ddl Zan, che va ripresentato e sullo Ius Soli, da approvare perché, dicono in coro i candidati, “chi nasce in Italia è italiano”. Il confronto torna ad accendersi quando si parla di diritti. Bonaccini sembra accusare Schlein di avere molta attenzione per i diritti civili, ma di trascurare quelli sociali: Bonaccini si rivolge alla sua competitor per dire che “se difendiamo i diritti dobbiamo difendere anche i diritti sociali, non solo quelli civili”. Pronta la risposta di Schlein: “Diritti sociali e civili sono inscindibili: chi viene discriminato lo è sul lavoro, a scuola, nella società”.
È l’ultimo scambio prima degli appelli finali. “La destra è andata al governo, fa la destra e vince anche le elezioni regionali. Io credo che noi dobbiamo fare la sinistra”, dice Elly Schlein per la quale serve “un Pd che torni al fianco dell’Italia che oggi fa più fatica, che è rimasta indietro, che è schiacciata. In questi decenni le scelte politiche hanno aumentato le diseguaglianze e stanno rischiando di distruggere il pianeta che, invece, dovremmo cercare di preservare per restituirlo alle prossime generazioni. Faccio appello, quindi, a quei tanti militanti che oggi hanno voglia di riscatto e di ritrovarsi attorno a una identità chiara e che hanno tenuto vivo questo punto di vista anche in questi anni, nel partito. E faccio appello ai delusi che si sono sentiti respinti o traditi, orfani di un grande partito popolare che si batta la fianco degli ultimi di questo Paese. Ecco, se volete aiutarci a cambiarlo, venite a votare il 26 febbraio: ve lo chiedo perché se cambia il Pd per davvero, cambia anche l’Italia”.
Bonaccini, dal canto suo, sottolinea la necessità di tornare a sorridere, dopo le delusioni: “Veniamo da troppi anni di sconfitte a livello nazionale. Allora vogliamo un Pd che si rafforzi per tornare la prossima volta a vincere, che metta in campo un nuovo gruppo dirigente che superi le troppe sconfitte di questi anni, che soprattutto dia soluzioni concrete per i cittadini a partire dai più giovani per i quali l’ascensore sociale non funziona più, a partire dai cittadini che sanno di poter contare sul diritto a curarsi e a istruirsi dove un povero ha gli stessi diritti di un ricco, di un Paese in cui diamo a imprese che vogliono assumere in modo stabile un costo del lavoro più basso “.