Particella elettricamente neutra di massa poco superiore a quella del protone, insieme al quale è elemento costituivo del nucleo di un atomo.
Il fisico inglese James Chadwick (1891-1974) viene insignito del premio Nobel per aver scoperto, nel 1932, l’esistenza di questa particella.
“Circa dieci anni fa, dopo una serie di evidenze sperimentali osservate presso i Laboratori Nazionali di Frascati (LNF, il più grande laboratorio dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), si è deciso di testare un rivelatore di particelle, inizialmente realizzato per altri scopi, con un fascio di neutroni di energia variabile. Le richieste per il fascio in questione ci hanno spinto fino ai The Svedberg Laboratory di Uppsala, in Svezia. Il viaggio che abbiamo compiuto io e i miei colleghi è stata una vera e propria avventura: in un camion a noleggio, con a bordo tutta l’attrezzatura necessaria. Ho sottolineato a noleggio perché sul camion non c’era alcuna scritta. Per questo motivo in ogni paese attraversato siamo stati fermati almeno un paio di volte: ogni volta abbiamo dovuto rassicurare le forze dell’ordine che non trasportavamo attrezzature pericolose, ma soprattutto dovevamo soddisfare la curiosità intorno al rivelatore di particelle. Ma la cosa che più mi ha segnato di quel viaggio è stata l’esperienza particolare di quei laboratori, specializzati nel trattamento di tumori al cervello e agli occhi. Ho potuto vedere quali vantaggi può portare la fisica nella terapia oncologica. Al mattino il fascio di particelle era dedicato alle terapie a protoni mentre nel pomeriggio spettava a noi. Durante la mattinata, i pazienti venivano portati al laboratorio dall’ospedale di Uppsala e, quando arrivava il loro turno, venivano fatti entrare in una sala adiacente a quella sperimentale dove noi avevamo installato il nostro rivelatore. Un’esperienza che non dimenticherò mai. Oggi queste terapie vengono effettuate anche con i neutroni, che hanno maggiore efficacia con una minore dose di radiazioni assorbite dal paziente”
Matteo Martini
La parola: nascita e filiazione
Nel 1932 lo scienziato inglese James Chadwick (1891-1974) aveva dimostrato l’esistenza del neutrone, una particella elementare elettricamente neutra di dimensioni subatomiche e di massa leggermente superiore a quella del protone, insieme al quale è elemento costituivo del nucleo dell’atomo. Quest’anno, a riconoscimento di un’importantissima conquista scientifica, gli viene assegnato il premio Nobel per la fisica.
La parola neutrone è un adattamento dell’inglese neutron, coniato combinando neutr- (la radice dell’aggettivo neutral) e -on (il suffisso di electron e proton). Il termine inglese era documentato già dal 1899, ma con un significato diverso (designava, più “semplicemente”, l’associazione di un protone e di un elettrone: OED e OED on-line, s. v.), laddove la forma italiana pare sia apparsa per la prima volta – secondo DELI, s. v. neutro – in un vocabolarietto tecnico (Paolo Donnini, Dizionarietto di chimica, vol. I, Chimica inorganica, Livorno, Giusti, 1920). Nei quotidiani non risulta esservene però traccia fino al 1932, quando si affaccia sul torinese “La Stampa” (G. O., I problemi della scienza al Congresso di Roma, 12 ottobre).
Da neutrone, nell’arco del secolo, trarranno origine per derivazione vari termini della fisica, prefissati (antineutrone, bineutrone, fotoneutrone, ecc.) e suffissati (neutrino, con cambio di suffisso, neutronico, neutronizzare, ecc.). La medesima parola contribuirà alla formazione di diverse locuzioni, la maggior parte delle quali chiamate ad arricchire sempre la terminologia della fisica: albedo dei neutroni, neutrone epitermico, neutrone intermedio, neutrone lento, neutrone pronto, neutrone termico, neutrone veloce, sorgente di neutroni, ecc. (cfr. GRADIT, s. v. neutrone). Delle espressioni via via partorite, una in particolare acquisterà una connotazione funesta: bomba al neutrone (o ai neutroni).
Tra scienza, applicazioni tecniche e cultura di massa
Al pari di tante altre scoperte fatte dall’uomo nel corso della sua storia, anche quella del neutrone sarà gravida di conseguenze in ambiti diversi. Innanzitutto in ambito strettamente scientifico: avendo scoperto che il neutrone, emesso durante molte reazioni nucleari, è a sua volta capace di provocarne altre, i fisici lo useranno per bombardare il nucleo dell’atomo allo scopo di produrre isotopi radioattivi, il cui studio consentirà di estendere le conoscenze sulle proprietà della materia allo stato solido, liquido e gassoso (cfr. Sironi 2013: 28). Passando dagli studi scientifici alle applicazioni industriali (con i conseguenti risvolti, neanche a dirlo, politico-economici), la scoperta del neutrone avrà ovviamente significative ricadute nel settore dell’energia nucleare: all’interno dei reattori a fissione i neutroni funzionano infatti da “agenti” per iniziare e mantenere le reazioni nucleari a catena (cfr. Braibant e altri 20122: 466).
A trarre profitto della scoperta di Chadwick saranno anche le nazioni protagoniste della corsa agli armamenti nucleari. Nel 1958 il fisico statunitense Samuel Theodore Cohen, del Lawrence Livermore National Laboratory, ideerà la già ricordata bomba al neutrone, o bomba N (cfr. Krehl 2009: 741-742): una bomba nucleare dalla potenza esplosiva ridotta (se paragonata a quella della bomba atomica o della bomba all’idrogeno), ma in grado di sprigionare un’ingente emissione di radiazioni; sarà ribattezzata “bomba gentile” (o “bomba pulita”: cfr. Mammarella 2000: 224) per la peculiarità, una volta fatta detonare, di riuscire a conservare perfettamente intatti tutti gli edifici e le altre costruzioni (perlomeno quelle a più di cento metri di distanza dal punto dell’esplosione), uccidendo invece, nel raggio di un chilometro circa, tutti gli esseri viventi.
La potenza distruttrice delle bombe nucleari è un ingrediente con cui molti autori del filone apocalittico e fantascientifico della letteratura e del cinema hanno spesso condito le proprie storie, e anche la bomba al neutrone è stata sfruttata non di rado in questo senso: in un romanzo dello scrittore statunitense Kurt Vonnegut Jr., Il grande tiratore (titolo originale: Deadeye Dick, 1982), pubblicato in italiano nel 1984, il protagonista è uno dei pochi sopravvissuti all’esplosione di una bomba al neutrone nella cittadina dell’Ohio in cui è nato e vissuto; in un altro romanzo (Funnelweb, 1997), dello scrittore australiano Richard Ryan, una bomba al neutrone viene fatta esplodere per liberare Sydney da un’invasione di ragni di gigantesche dimensioni.
Gli ordigni nucleari al neutrone spesseggiano soprattutto nella finzione cinematografica e televisiva: in uno dei primi episodi della saga di Star Trek (iniziata nel 1966) l’Enterprise è pronta a colpire il pianeta Delta Vega con radiazioni neutroniche per sconfiggere i suoi temibili abitanti; nel film Resident Evil: Apocalypse (2004), il secondo della serie ispirata al celebre videogioco, la società di biotecnologia Umbrella Corporation si serve di una bomba a neutroni nel tentativo di annientare gli zombie da cui è infestata Raccoon City; in un altro film, Il cavaliere oscuro – Il ritorno (titolo originale: The Dark Knight Rises, 2012), il terzo di una trilogia con protagonista Batman, il “cattivo” Bane minaccia gli abitanti di Gotham City di far esplodere un reattore nucleare riconvertito, con l’aiuto di uno scienziato russo, in una bomba ai neutroni. Anche la tranquilla cittadina di Springfield, patria dei Simpson, nell’ottavo episodio della nona stagione (andata in onda tra il 1997 e il 1998) diventa bersaglio di una bomba al neutrone, che il governo francese decide di sganciare per vendicarsi degli insulti ricevuti dal sindaco Quimby; si salvano solo Homer e la sua famiglia, subito attaccati però da alcuni abitanti, trasformatisi a causa delle radiazioni in terribili mostri.
Se volgiamo lo sguardo all’ambito musicale si contano numerose le citazioni, anche in band di successo planetario:
Efficiency and progress is ours once more,
now that we have the Neutron bomb
Dead Kennedys, Kill the Poor (1980)
(“L’efficienza e il progresso è la nostra ancora una volta,
ora che abbiamo la bomba a neutroni”)
I had to write the great American novel,
I had a neutron bomb
R.E.M., The Wake-up Bomb (1996)
(“Dovevo scrivere il grande romanzo americano,
avevo una bomba al neutrone”)
I wish I was a neutron bomb,
for once I could go off
Pearl Jam, Wishlist (1998)
(“Vorrei essere una bomba a neutroni,
per una volta potrei esplodere”).
In una canzone di un cantautore scozzese, interamente dedicata alla bomba al neutrone, viene descritta molto bene, con l’efficace metafora della real estate bomb (“bomba immobiliare”), la sua terrificante peculiarità:
Neutron, neutron, you’re a real estate bomb,
the property stays but the people are gone
Donovan Phillips Leitch, Neutron (1980)
(“Neutron, neutron, sei una vera bomba immobiliare,
la proprietà rimane ma la gente scompare).
di Alessandro Aresti fote@treccani.it