16 febbraio 1959: dopo anni di rivoluzione contro il regime del dittatore Fulgencio Batista, Fidel Castro prende il potere a Cuba e nasce il primo stato socialista occidentale.
Fidel Castro non ha bisogno di presentazioni: uno dei leader socialisti più famosi della storia, dopo anni di rivoluzione e guerriglie nel 1959 rovesciò il regime del dittatore Fulgencio Batista e prese il potere a Cuba come capo del primo stato socialista dell’emisfero occidentale. Nel 1960 nazionalizzò tutte le aziende statunitensi attirando le ire degli USA che posero immediatamente fine alle relazioni diplomatiche con Cuba e imposero un embargo commerciale che dura ancora oggi.
Durante il suo governo, Castro introdusse delle leggi per eliminare ogni tipo di discriminazione razziale e sessuale, portò l’elettricità in campagna, contribuì ad aumentare l’occupazione e migliorò l’educazione e la sanità costruendo scuole e ospedali. D’altro canto fece chiudere i giornali che si opponevano al regime, imprigionò gli oppositori politici e si impose come governatore senza indire nuove elezioni per quasi mezzo secolo, quando si dimise per problemi di salute passando il testimone al fratello Raúl, che smise di governare nel 2021 ponendo fine all’epoca Castro.
PARLANTINA. Oltre ad aver detenuto il potere per 49 anni, posizionandosi nella classifica dei capi di stato più longevi solo dietro alla regina Elisabetta II del Regno Unito e al re Rama IX di Thailandia, Fidel Castro detiene il record per aver pronunciato il 29 settembre 1960 il discorso più lungo della storia delle Nazioni Unite – quattro ore e 29 minuti. Ma questo era nulla per lui: nel suo Paese arrivò a parlare per sette ore e dieci minuti durante il III Congresso del Partito Comunista, nel 1986.
UN MILIONE DI MODI PER MORIRE. Molti nemici, molto onore, diceva il generale del Sacro Romano Impero Georg von Frundsberg, in una citazione resa famosa dal Duce: Castro sicuramente aveva molti nemici (specie tra gli americani), che tentarono più volte di assassinarlo. Secondo Fabián Escalante, ex capo del dipartimento di sicurezza dello stato cubano, Castro sopravvisse a 634 tentativi di omicidio: forse il numero fu un po’ gonfiato, ma esistono diverse prove delle trame ordite dal governo statunitense per far fuori il líder máximo, alcune molto fantasiose.
Due delle più curiose prendevano di mira la passione di Castro per le immersioni subacquee, progettando di posizionare una conchiglia esplosiva nella zona dove amava nuotare o fargli indossare una muta ricoperta da un fungo tossico. Altre idee coinvolgevano l’uso di una penna stilografica con all’interno un ago ipodermico sottilissimo, la somministrazione di pillole di tossine botuliniche da parte di un’ex amante, e sigari avvelenati o addirittura esplosivi.
FIGLIA RIBELLE. Castro ebbe nove figli da cinque donne diverse: la figlia Alina Fernández scappò da Cuba nel 1993 e si esiliò negli Stati Uniti, dove criticò più volte il padre. In un’intervista al quotidiano spagnolo El Mundo, lo descrisse come un uomo per nulla presente, per il quale lei «era a disposizione quando aveva bisogno di fare il padre» e che portò «Cuba alla rovina sistematica, materiale e morale».
BARBA, POTERE, E PERDITE DI TEMPO. Quando si pensa a Fidel Castro, lo si immagina con due tratti distintivi: il sigaro e la barba. Smise di fumare nel 1985 per problemi di salute, ma non portò mai la barba corta. Anni dopo la fine della guerriglia, combattuta nella Sierra Maestra accanto a “Che” Guevara, portava ancora la barba lunga come simbolo del trionfo della rivoluzione. Era un simbolo di potere così forte che si narra che la CIA escogitò un piano (che non portò mai a termine) per fargliela cadere, mettendo nelle scarpe dei sali di tallio.
Oltre al forte valore simbolico, Castro teneva la barba anche per una questione pratica: «15 minuti di rasatura al giorno per 365 giorni fanno 5.500 minuti l’anno», spiegava: «Contando otto ore di lavoro al giorno, evitando di rasarmi guadagno dieci giorni l’anno, che posso dedicare al lavoro, allo sport, alla lettura o a qualunque altra cosa desideri». Calcoli matematici poco precisi a parte (in realtà si tratta di quasi 11 giorni in più), il ragionamento non fa una piega: speriamo solo che Fidel non bevesse troppa birra.
Di Chiara Guzzonato fonte@focus.it