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Sisma in Turchia e Siria, oltre 4.300 i morti. Il dramma e la devastazione

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Secondo l’Oms, il bilancio potrebbe arrivare a 20.000 vittime. Danni e incendi ai gasdotti. Erdogan chiede aiuto al mondo. Xi e Biden offrono assistenza a entrambe le nazioni –  Sismologi divisi: scosse di assestamento o “doppietta”?  –  Corsa contro il tempo e il freddo alla ricerca di sopravvissuti  –  Il castello di Gaziantep si sbriciola dopo duemila anni

AGI – Si aggrava di ora in ora il bilancio dei morti del sisma che ha colpito la Turchia e la Siria dall’alba di lunedì: sono almeno 4.372 i morti. In particolare, in Turchia sono stati segnalati 2.921 decessi, secondo quanto riferito da Yunus Sezer, responsabile dei servizi per le catastrofi. In totale sono stati segnalati 15.834 feriti.
In Siria le vittime sono finora 1.451 e 3.531 feriti. Cifre destinate inevitabilmente a salire, mentre si scava tra le macerie alla ricerca di sopravvissuti.

Secondo quanto dichiarato da Catherine Smallwood, responsabile delle emergenze per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità i morti potrebbero arrivare finanche a 20 mila. Questo perché, come ha spiegato ad AFP, “c’è sempre la possibilità che si verifichino altri crolli. Purtroppo – ha osservato – con i terremoti si verifica sempre la stessa cosa: i rapporti iniziali sul numero di persone morte o ferite aumentano in modo significativo nella settimana successiva”.

Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato 7 giorni di lutto nazionale e le scuole di tutto il Paese rimarranno chiuse fino al prossimo 13 febbraio. Due terremoti, quattro scosse di grado compreso tra 6,4 e 7,7 hanno fatto tremare dieci diverse città in quello che Erdogan ha definito “il terremoto più disastroso dal 1938”.

Un sisma che è subito entrato nella sinistra classifica dei 10 terremoti più letali che hanno colpito la Turchia dal 1930 a oggi. Il Paese è attraversato da due faglie, la anatolica e la africana, a nord e a sud, generate dalla spaccatura della placca arabica che coincide con il sud est del Paese.