Di Gianni De Iuliis
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite (Ag) ha votato il 29 novembre a larga maggioranza (138 voti a favore, 41 astensione e 9 contro – Israele, Nauru, Palau, Isole Marshall, Micronesia, Panama, Canada, Repubblica Ceca e USA) l’ammissione della Palestina come Stato osservatore. In realtà si è trattato di un upgrading, poiché la Palestina già godeva dello status di osservatore come movimento di liberazione nazionale fin dal 1974.
L’Ag non aveva fatto altro che sostituire il nome dell’Olp con quello di Palestina, senza riconoscerne la qualità statuale.
Non è la prima volta che uno stato viene ammesso come osservatore nell’Ag.
Uno stato osservatore può intervenire, ma non votare, in Ag, né sponsorizzare candidature o firmare progetti di risoluzione (alla Palestina erano stati però riconosciuti nel 1988 diritti aggiuntivi, come quello di co-sponsorizzare risoluzioni sulla questione mediorientale). Né può divenire membro a pieno titolo di organi sussidiari dell’Ag. Pertanto, quando si paventa che la Palestina potrebbe divenire membro del Consiglio dei diritti umani si dice cosa sbagliata, poiché solo i membri delle Nazioni Unite hanno l’elettorato passivo.