Di Redazione
Le navi umanitarie nel Mediterraneo che chiedono all’Italia di concedere subito un porto di sbarco sono diventate quattro e in totale i migranti in attesa 1075. Alla Humanity 1, alla Ocean Viking e alla Geo Barents si è aggiunta ieri la piccola imbarcazione Rise Above della ong tedesca Mission Lifeline battente anch’essa bandiera tedesca.
È in atto un braccio di ferro tra le Ong e il Governo italiano a guida centro destra.
Gli esponenti di Governo lanciano l’allarme: “Sono viaggi organizzati sempre più pericolosi. Bisogna stroncare il traffico non solo di esseri umani che è già grandissimo, ma di armi e droga legato al traffico di esseri umani”.
In 144 hanno lasciato Humanity 1, ma 35 sono rimasti a bordo. Dalla Geo Barent, nave di soccorso di Medici Senza Frontiere, sono state fatte sbarcare 357 persone, mentre restano a bordo in 215. Ma lo scontro è su chi non può scendere, come prevede il decreto del governo sui flussi migratori. Il livello di tensione è altissimo.
Intanto, il comandante della Humanity 1, disubbidendo alle autorità italiane, si rifiuta di prendere il largo: “ci è stato ordinato di lasciare il porto di Catania, ma io non posso, dobbiamo trovare una soluzione qui” perché “sarebbe contro le leggi andare via con i sopravvissuti, come mi ha spiegato il mio legale”.
La querelle si sposta nelle aule giudiziarie, sull’interpretazione del diritto internazionale, il diritto marittimo, il significato di ‘naufrago’
Per Medici senza frontiere “un’operazione di soccorso si può considerare terminata solamente una volta che tutti i sopravvissuti sono stati fatti sbarcare in un luogo sicuro”. La ong contesta che “lo sbarco selettivo e parziale, come quello proposto dalle autorità italiane, non è da considerarsi legale secondo le convenzioni di diritto marittimo” e ricorda che “il governo dovrebbe prendere ogni misura necessaria per far sì che i sopravvissuti restino a bordo il minor tempo possibile, secondo quanto stabilito dalle Linee Guida sul Trattamento delle Persone Soccorse in Mare”.
Resta da capire cosa succederà alle navi delle ong che, una volta sbarcati donne, bambini, fragili e famiglie, si rifiuteranno di lasciare le acque italiane con a bordo gli altri migranti nonostante le disposizioni del decreto e se, sul mancato rispetto del nuovo provvedimento, interverrà la magistratura con indagini e sequestri.
Mentre l’Europa fa il Ponzio Pilato della situazione e se ne lava le mani, perché ha già concesso troppo all’Italia in tema di concessione per il debito pubblico e tanto altro ancora, in cambio della gestione dei migranti in maniera diretta e Malta attua il pugno duro, sulla questione migranti interviene il Papa.
Sui migranti il Pontefice punta l’indice contro l’Unione europea. “La vita va salvata, il Mediterraneo è un cimitero, forse è il cimitero più grande” ma “l’Italia, questo governo, non può fare nulla senza l’accordo con l’Europa, la responsabilità è europea”, “ogni governo dell’Unione europea deve mettersi d’accordo su quanti migranti può ricevere” e “l’Unione europea deve prendere in mano una politica di collaborazione e di aiuto, non può lasciare a Cipro, alla Grecia, all’Italia e alla Spagna la responsabilità di tutti i migranti che arrivano alle spiagge”. Alla domanda se vede una nuova linea il Papa replica: “La politica dei governi, fino a questo momento, è stata di salvare le vite” e “credo che questo governo ha la stessa politica”, non sarebbe “umano” fare diversamente.