di Giovanni Kessler
Il settembre 1938 I capi di Germania, Italia, Regno Unito e Francia (Hitler, Mussolini, Chamberlain e Daladier) si incontrarono alla Conferenza di Monaco per ottenere la pace in Europa, dove Hitler già manifestava le sue intenzioni imperialiste. Con l’accordo di Monaco le democrazie acconsentivano, per “volontà di pace”, all’occupazione nazista della regione germanofona dei Sudeti appartenenti alla Cecoslovacchia, non invitata alla Conferenza. Accontentando Hitler e sacrificando la Cecoslovacchia erano convinte di aver posto le basi per una pace duratura in Europa. Sappiamo come andò. La Conferenza di Monaco fu solo una breve battuta d’arresto all’espansionismo tedesco-nazista; dopo pochi mesi Hitler aveva già invaso tutta la Cecoslovacchia, un anno dopo la Polonia e a seguire tutto l’Est Europa.
Nel 1939, alla vigilia dell’invasione nazista della Polonia, il grande filosofo francese Emmanuel Mounier, padre, con Jacques Maritain, del personalismo comunitario cristiano, pubblicò un importante scritto (“I cristiani e la pace”) in cui ricordava il significato della pace cristiana e denunciava il falso pacifismo che l’anno prima aveva portato alla resa delle democrazie di fronte all’occupazione nazista dei Sudeti.
“Il cristiano deve rifiutarsi di dare il nome di pace alla semplice assenza di guerra armata o di sangue versato” scrive Mounier. “La pace per il cristiano non solo non è assenza di guerra armata, ma non è neppure sinonimo di tranquillità”. E sul pacifismo che aveva indotto a trattare con Hitler scrive: “Questo pacifismo, nel settembre del 1938, non aveva a cuore né la giustizia dei Sudeti, né quella dei Cechi, né quella dei Trattati, né quella delle loro vittime, né l’ingiustizia della guerra, ma aveva una sola ossessione: che non si interrompesse il suo sogno di pensionato. Volevano conservare la loro pace contro la guerra, come ogni giorno la custodiscono contro la miseria degli altri, contro l’avventura, contro gli incontri, contro gli avvenimenti, contro l’amore.” “No, l’amore della pace non ha niente a che vedere con questo pacifismo di gente tranquilla, con questo paradiso per professori esatti e collegiali troppo docili. Noi la vediamo da qui la loro Città futura!… Città dei prudenti, città delle anime morte e delle sicurezze vili; no, non è questa la città eroica del cristiano…”. E richiama il mahatma Gandhi che dice “Là dove non c’è altra scelta tra vigliaccheria e violenza, io consiglierò violenza…”, “Rischierei mille volte la violenza piuttosto che la distruzione di tutto un popolo”. E ancora “La mia nonviolenza non ammette che si fugga dal pericolo e si lascino i propri cari privi di protezione. Tra la violenza e una fuga vile, posso soltanto preferire la violenza alla viltà”.
Per Mounier quindi e per Gandhi la pace non è la semplice assenza di guerra, il pacifismo non può essere l’espressione di un desiderio di tranquillità, di “un sogno di un pensionato” e la non violenza non può essere viltà, che sacrifica la giustizia e il diritto di vivere di un popolo.
Oggi, di fronte a un dittatore che esprime apertamente la sua volontà imperialista di conquista, che occupa con le armi intere regioni e nega il diritto di esistere a tutta una nazione, si alzano le voci di coloro che vorrebbero imporre una pace solo facendo tacere le armi, concedendo così all’invasore quanto ha già conquistato, o anche tutta l’Ucraina, che si vorrebbe lasciata senza armi per difendersi. “Cesseranno così la guerra e le sofferenze per gli ucraini” dicono i nuovi pacifisti, arrogandosi il diritto di decidere per conto di un popolo che ha invece scelto di prendere le armi contro l’aggressore. E pensano di risolvere così, cedendo al dittatore, il ricatto energetico e quello atomico che oggi ci inquietano. Si sbagliano, e di grosso. Il ricordo dei terribili avvenimenti del secolo scorso e una riflessione sugli insegnamenti dei pensatori non violenti che quegli eventi hanno vissuto sarebbe di grande aiuto. Ci risparmierebbe probabilmente questo pacifismo languido, superficiale, tranquillo e terribilmente pericoloso.
Anche per questo ho partecipato alla manifestazione sabato a Milano, per il ritiro degli occupanti russi, per una pace che lasci l’Ucraina libera di decidere il suo futuro.
Fonte: Liberta’ Eguale