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Abbattere le barriere sulla disabilità: intervista a Martino Florio, Presidente L.I.F.E. onlus

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di Rosanna La Malfa


L.I.F.E. sta per? Racconta, per favore, ai nostri lettori della tua/vostra energia, di come è nata quest’associazione, Martino.

L.I.F.E. significa Life Improvement For Everybody cioè miglioramento della qualità della vita per tutti, attraverso l’attività sportiva. Nasce dal desiderio di donare qualcosa in più alle persone che vivono una situazione difficile, o perché si sentono abbandonate anche dalle Istituzioni o magari emarginate dalla società. Personalmente sono molto orgoglioso della nostra associazione. Diciotto anni di vita insieme, di esperienze vissute con una sola mission: abbattere le barriere mentali che ognuno di noi si porta addosso. Ho sempre vissuto di sport, judo e lotta libera. Dopo il mio incidente che mi costringe sulla sedia a rotelle, non mi sono mai arreso e fermato: lo sport migliora la personalità e il fisico, li rafforza e favorisce ad ogni livello l’integrazione fra le persone.


Vincere una sfida con se stessi e contro il pregiudizio: abbattere le barriere fisiche e mentali che aleggiano intorno alla disabilità. Numerose attività in tal senso. Cominciamo con il Mare.

Una delle prime attività della LIFE è stata proprio considerare il mare il ponte che ci avrebbe portato a costruire integrazione e unione. Abbiamo organizzato eventi come l’operazione fondali puliti che, in collaborazione con i Marines di Sigonella e l’associazione Sigonella Scuba Club, ci ha consentito di ripulire i fondali dei porti di Stazzo, Capomulini, Acitrezza e San Giovanni Licuti in provincia di Catania. Le undici edizioni della manifestazione amatoriale natatoria “Nuota Con NOI” ha coinvolto moltissime persone. Abbiamo anche ottenuto due record di immersione ad aria conquistati da me a meno 51 metri, e da Benedetta Spampinato, non vedente, a meno 41. Superare se stessi significa ottenere obiettivi che possono essere anche uno stimolo per tutti.


Nuoto, Handbike e Basket.

Tutte le attività sportive sono utili al recupero funzionale. Il nuoto è importante per tutti, soprattutto per le persone con disabilità motoria. Traggono maggior beneficio grazie al galleggiamento che elimina quasi totalmente il peso del corpo. L’handbike è ciclismo. Le persone affette da paraplegia o tetraplegia hanno perso l’uso delle gambe e non possono più andare in bicicletta. L’handbike è l’alternativa: si pedala con le mani, si hanno le stesse emozioni, il brivido della velocità, l’aria che ti accarezza il viso e il piacere di guidare un mezzo che, nelle giuste condizioni, può essere anche un bolide ecologico. Con tanto allenamento, ti consente di partecipare a competizioni sportive amatoriali ed agonisitiche. Il basket nasce da un’idea condivisa con Laura Mancuso, la vedova di Angelo D’Arrigo, attuale Presidente della Fondazione D’Arrigo. Il modo migliore per creare inclusione? La creazione di una squadra di basket che avrebbe dato la possibilità a persone disabili di poter giocare con persone normodotate.


La Danza.

È una nuova avventura L.I.F.E.. Sta avendo un grande riscontro. All’inizio sembrava un’attività preclusa alle persone con disabilità! Vedere quello che si riesce ad ottenere con la volontà e l’abnegazione, riesce ad emozionare il pubblico che assiste alle esibizioni.


Secondo te, la disabilità viene ancora trattata come un momento strappalacrime dai media? C’è qualcosa che ti fa arrabbiare?

Credo che i media usino tutti gli strumenti in loro possesso per fare audience. Certamente, non ritengo sia corretto che questo superi la linea di confine tra la decenza ed il buonsenso. Il rispetto della persona deve essere primario per tutto e tutti. D’altro canto, è anche vero che i media sono stati spesso fondamentali nel dare una visione differente della vita con disabilità. Se non ci fosse stato il loro apporto, alcune storie non sarebbero mai emerse.  Attraverso i media, inoltre, vengono diffuse importanti iniziative sociali per le raccolte fondi. Mi sento di ringraziarli per l’impegno e la disponibilità.


In base alla tua opinione, le varie campagne di sensibilizzazione verso le problematiche che affrontano i disabili ogni giorno sono realizzate al meglio?

Per un normodotato è difficile immedesimarsi in una situazione di disabilità. Bisogna avere particolare sensibilità anche per realizzare campagne di informazione. La comunicazione gioca sulla pietà per cercare di muovere la coscienza delle persone, tentando di costruire un rapporto empatico. Talvolta accusa, talvolta sciocca. Certo è che c’è un equilibrio che non può e non deve crollare.


Progetti futuri?

Ci sono tanti progetti che la L.I.F.E ha in programma. Tutto lo staff brulica di idee ma non vogliamo sbilanciarci. Il più grande desiderio che vorremmo realizzare è avere una barca accessibile, così da poter consentire alle persone con disabilità motoria, sensoriale e mentale di poter godere delle bellezze delle nostre coste e dei nostri fondali, spesso preclusi a causa dell’inaccessibilità. Speriamo di riuscirci presto.


Uguaglianza e integrazione, questo dovrebbe essere. Invece spesso troviamo auto senza autorizzazione nel parcheggio riservato ai disabili, barriere architettoniche, pregiudizi e talvolta “troppa bontà di facciata”. Cosa chiediamo alla comunità e alla politica? Ce la facciamo, Martino, tutti insieme ad abbattere le barriere?

Nota dolente. Ancora oggi si continua a progettare senza pensare al domani, a chi dovrà fruire di quel progetto. La politica deve occuparsi di questo: deve essere lungimirante, inclusiva, propositiva e pratica. Deve sensibilizzare l’opinione pubblica su problematiche che riguardano in realtà l’intera comunità: compito arduo, ma deve essere svolto. Purtroppo, se non si rimuovono le barriere mentali, non si riuscirà mai a rimuovere quelle fisiche. Se non si distruggono i pregiudizi sulla disabilità, le cose non possono cambiare in meglio.  Per quanto riguarda le persone, è vero, ne ho incontrate di irrispettose, non solo delle normative vigenti, ma anche prive di buona educazione. Ma in realtà, ne ho conosciute molte di più sensibili, affettuose e nobili di cuore, attente e aperte all’inclusione, propense all’integrazione anche nell’educazione dei propri figli. Questo mi fa ben sperare e credere fiducioso nel futuro.



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