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le parole dell’arte – 8

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Didascalie delle opere a corredo dell’articolo precedente (n. 7)

Immagine n. 13

Vincent van Gogh, La Camera di Vincent ad Arles, 1888,Van Gogh Museum di Amsterdam)

Immagine n. 14

Alberto Burri, Rosso Plastica, 1963 © Fondazione Burri

 

  1. LE PAROLE DELL’ARTE

«Dans mes tableau/

J’ai caché mon amour

J’abite ma vie

Comme l’arbre dans la forête.»

Da questi versi attraverso i quali  Marc Chagall descrive la sua relazione con la pittura si evince chiaramente una relazione umana e profonda tra sé e sé: egli non si chiede (né vuole convincerci) se la comprensione e/o la produzione dell’arte debba obbedire a un ‘imperativo categorico’ cui nessun ‘essente’ può sottrarsi; e/ o se essa generi una verità apodittica; non parla  d’immedesimazione organica, psicologica, intima, che diventa empatica partecipazione con l’ineffabile estrinsecazione dell’alato pensiero. (v. articolo n. 4)

Sintetizza la sua necessità di esprimersi con colori e forme che gli permette di nascondere nei suoi quadri il suo amore e di ‘abitare la sua vita come l’albero nella foresta’.

Semplicemente. Umanamente.

Ci invita ad entrare nel suo mondo senza prometterci ‘simbiotici prodigi’ che ci renderano inebriati di arte (!) di voluttuosa bellezza (!) di cultura (!).

Sono persoalmente convinta che l’artista (di tutti i tempi) non aspetti l’investitura o il riconoscimento ufficiale della critica e/o di un pubblico più o meno competente e adorante.

Interrogandosi, confrontandosi, rimettendosi in discussione egli espone se stesso: si sceglie. Si assume cioè la responsabilità del suo lavoro che è essenzialmente maturità e consapevolezza di sé.

Non certezza d’immortalità. Soltanto … crescere dentro.

Linguaggi a confronto

                   

1665-1666                                  1917 -1918