Chiamò Dio “madre”, abolì il plurale maiestatis, rinunciò alla tiara: si celebra la rivoluzione del Pontefice col sorriso mentre sale all’onore degli altari
CATERINA MANIACI
■ Estate 1977. A Bressanone, nei giardini del Seminario Maggiore i fratelli Ratzinger passeggiano, leggono, contemplano il paesaggio, in un tranquillo periodo di riposo.
Joseph è stato appena consacrato vescovo e accolto nel collegio cardinalizio. Tutto possono aspettarsi tranne quella visita: quella del patriarca di Venezia, Albino Luciani. «Lo avvertii come un gesto di fraternità fuori dal comune. (…) La cordialità, la semplicità e la bontà che mostrò nei miei confronti sono impresse indelebilmente nella mia memoria», affermerà decenni dopo Joseph Ratzinger, rievocando quell’incontro imprevisto. E quelle impressioni saranno confermate un anno dopo, nel 1978, quando Luciani diventa papa col nome di Giovanni Paolo I . «Dopo l’elezione, Luciani comparve con la talare bianca, tutti noi fummo profondamente impressionati dalla sua umiltà e dalla sua bontà. Anche durante i pasti, poi, egli prese posto tra noi. Così, grazie a un contatto diretto capimmo subito di aver eletto il Papa giusto».
Tra qualche giorno, il 4 settembre prossimo, Giovanni Paolo I sarà beatificato. E da qualche tempo l’interesse verso la sua persona, la sua vita, il suo pensiero e il suo fulmineo pontificato, Si pubblicano libri, si organizzano seminari e incontri. Libri, dunque. Come i due titoli che stanno arrivando nelle librerie a cura della casa editrice Ares: Il Postino di Dio a cura di Nicola Scopelliti (pp.200, euro 19) che raccoglie numerosi ricordi e studi di personaggi autorevoli che hanno conosciuto Albino Luciani-Giovanni Paolo I. Il libro contiene anche la testimonianza al processo per la beatificazione di Luciani resa dal Papa emerito Benedetto XVI, da cui abbiamo tratto il racconto degli incontri con colui che sarebbe stato tra i suoi predecessori. Con i preziosi contributi, tra i molti altri, del cardinale Pietro Parolin, la nipote Pia Luciani, monsignor Giuseppe Andrich, del cardinale Angelo Comastri, del cardinali Robert Sarah e Angelo Scola, il segretario Francesco Taffarel.
GIOCARE CON L’ONNIPOTENTE
L’altro titolo è Giocare con Dio, a cura di monsignor Taffarel e dello stesso Scoppeliti (pp.253, euro 19) un’antologia di motti, aneddoti, storie brevi, allegri o edificanti a cui Luciani ricorreva nei suoi discorsi, nelle sue omelie.
Questi testi sono stati raccolti e ordinati da don Taffarel, suo segretario a Vittorio Veneto. Umanità, semplicità, accoglienza, i tratti di papa Luciani che emergono fin dalla sua comunicazione. Un aspetto che a lui piace molto, quello del comunicare, dello scrivere. Una prova? I suoi articoli poi raccolti in libri diventati bestseller, la serie, lettere indirizzate a personaggi illustri in cui condensa le sue acute e bonariamente ironiche osservazione sulla vita, i tempi, la Storia. E naturalmente la fede.
È stato definito «il Papa del sorriso», per la sua abituale amabilità. Da quel soprannome derivò anche la fiction di successo prodotta dalla Rai, Papa Luciani il sorriso di Dio, cone Neri Marcorè nell’ottima interpretazione del pontefice, anno del Signore 2006. Luciani è rimasto nell’immaginiario collettivo una figura discreta e imprescindibile. Il suo aspet
FUORI DAL COMUNE
«Lo avvertii come un gesto di fraternità fuori dal comune. (…) La cordialità, la semplicità e la bontà che mostrò nei miei confronti sono impresse indelebilmente nella mia memoria». Così Joseph Ratzinger descrisse Albino, allora Patriarca di Venezia, nel loro incontro del 1977 to umile, semplice, sorridente « può aver fatto credere a qualcuno che egli si fosse trovato al vertice della Chiesa (….) come uno sprovveduto e disorientato “probando” che entra in convento per la prima volta, per iniziare la sua vita di monaco o di religioso», spiega Scopelliti nell’Introduzione del libro. Ma le cose non stanno proprio così. Ferma volontà, passi decisi, controcorrente, eventi particolari, misteriosi. Qualche esempio. Giovanni Paolo I decide di abbandonare l’uso del plurale maiestatis, rivolgendosi ai fedeli in prima persona. Rinuncia all’imposizione sul capo della tiara.
SLANCIO FEMMINISTA
Definisce Dio “Madre” e cita Trilussa, e molti altri scrittori e poeti, nelle sue catechesi. E che dire di quel che succede dieci giorni dopo l’elezione al soglio pontificio, il 5 settembre 1978, nel corso di un’udienza nel palazzo apostolico in Vaticano. Un esponente di primo piano della chiesa ortodossa russa, Nikodim Rotov, metropolita di Leningrado, muore in pochi istanti, fulminato da un infarto, tra le braccia dello stesso Luciani. Il Pontefice ne rimane molto scosso. Nella notte del 28 settembre tocca a lui lasciare questa terra, in un modo così imprevisto e fulmineo da lasciare il mondo senza fiato. E ad aprire per la Chiesa un nuovo, incredibile capitolo della sua storia.
Fonte: Libero Quotidiano