Di Gabriele Patti
È quanto stima Legambiente nel dossier “Abbatti l’abuso”
Abusivismo edilizio: “In Italia mancate demolizioni per l’80% degli immobili”
Tra le regioni virtuose Lombardia e Friuli Venezia Giulia, in fondo alla classifica la Campania
Dei 71.450 immobili colpiti da ordinanze di demolizione in 1.804 Comuni, più dell’80% sono ancora in piedi. Soltanto il 3,2% degli immobili sono acquisiti al patrimonio comunale.
Sono i numeri del dossier di Legambiente “Abbatti l’abuso. I numeri delle (mancate) demolizioni nei comuni italiani” che sottolinea come siano ancora ben saldi alle fondamenta più dell’80% degli immobili che, invece, sarebbero dovuti andare giù negli ultimi quindici anni (2004-2018).
Il dossier – presentato lo scorso sabato a Palermo, contestualmente alle proposte normative al Parlamento – è stato realizzato sui dati forniti da 1.804 comuni italiani (il 22,6% del totale): con una analisi del fenomeno dal 2004, anno successivo all’ultimo condono edilizio, ad oggi emerge un quadro complessivo che conferma la sostanziale inerzia di fronte all’abusivismo e alle prescrizioni di legge rispetto alle procedure sanzionatorie e di ripristino della legalità.
Non solo non si demolisce, ma non si acquisisce al patrimonio pubblico come prevede la legge: solo il 3,2% di questi immobili risulta infatti trascritto dai Comuni nei registri immobiliari.
Il nuovo abusivismo, oggi, o ha le “carte a posto” cioè è formalmente, ma non sostanzialmente in regola, o è realizzato in difformità dei permessi. Il fatto che oltre 6 mila comuni non abbiano risposto all’indagine di Legambiente e che 84 abbiano, invece, negato le informazioni richieste, dimostra che “ancora oggi – sottolinea l’associazione – in mancanza di un censimento nazionale del fenomeno e con dati in circolazione spesso carenti, contraddittori o palesemente sottostimati, siamo di fronte a informazioni gelosamente custodite”.
Analizzando i numeri del dossier, in Italia risultano essere stati abbattuti solo 14.018 immobili rispetto ai 71.450 colpiti complessivamente da ordinanze di demolizione negli ultimi 15 anni: praticamente appena il 19,6% delle case dichiarate abusive. Stando al rapporto tra ordini di demolizione e abbattimenti, la performance migliore è quella del Friuli Venezia Giulia, con il 65.1%; quella peggiore è della Campania, con il 3% di esecuzioni. Se si considera il numero assoluto di ordinanze, allora la prospettiva si corregge: il Friuli Venezia Giulia ha un tasso di demolizioni alto a fronte di un numero basso di ordinanze (l’1,1% a livello nazionale), mentre la Campania detiene il record di ordinanze, oltre il 23% del totale nazionale. Risultano buoni i risultati della Lombardia, che con il 6,9% delle ordinanze nazionali ne ha eseguite il 37,3%, del Veneto (9,5% delle ordinanze nazionali di cui eseguite il 31,5%) e della Toscana (7,1% delle ordinanze nazionali di cui eseguite il 24,8%).
Regioni storicamente esposte al fenomeno dell’abusivismo:
Se guardiamo alle regioni storicamente più esposte al fenomeno dell’abusivismo, la Sicilia ha il 9,3% del totale nazionale delle ordinanze emesse e di queste ne ha eseguite il 16,4%, la Puglia ha abbattuto il 16,3% degli immobili colpiti da ordinanza che sono il 3,2% del dato nazionale, la Calabria, sul 3,9% delle ordinanze nazionali ha solo il 6% delle esecuzioni. L’abusivismo lungo la costa è sempre stato quello quantitativamente maggioritario e lo confermano anche i dati sugli abbattimenti: se nei comuni dell’entroterra la media delle ordinanze di demolizione è di 23,3 a comune, spostandosi al mare, il dato decuplica, arrivando a 247,5 ordini di abbattimenti.
Secondo l’associazione è necessario intervenire su altri tre aspetti significativi che concorrono all’efficacia delle procedure di ripristino della legalità in materia di abusivismo: il controllo della Corte dei Conti sul danno erariale prodotto; il rapporto tra la prescrizione del reato di abusivismo e la demolizione; nonché l’effetto dei ricorsi per via amministrativa sull’iter delle demolizioni.
“Rispetto al boom degli ultimi decenni del secolo scorso, l’abusivismo non è scomparso, ha sostanzialmente scelto di non dare troppo nell’occhio, è diventato una pratica più subdola e quindi meno facile da individuare” – ha affermato Laura Biffi, curatrice del dossier di Legambiente.