AGI – Il Parlamento europeo ha dato il via libera alla tassonomia che classifica gas e nucleare come fonti di transizione green meritevoli di investimenti pubblici e privati. Fallisce così l’obiezione votata in plenaria a Strasburgo e costata l’ennesima spaccatura della maggioranza Ursula.
I voti favorevoli al rigetto (e quindi a bocciare la tassonomia) sono stati 278, i contrari 328 e gli astenuti 33. Per bocciare l’atto delegato serviva la maggioranza assoluta, ossia 353 voti. Maggioranza quindi spaccata perché il gruppo dei Socialisti e democratici (S&d) ha votato compatto (a parte qualche lieve defezione) contro la classificazione green.
I popolari del Ppe e i liberali di Renew (con qualche dissidente in più) hanno invece votato a favore dell’inclusione di gas e nucleare. Per i sostenitori dell’obiezione la sconfitta è stata doppia: non solo non hanno raggiunto la maggioranza assoluta richiesta ma non hanno ottenuto nemmeno la maggioranza relativa (lo scarto è stato di cinquanta voti). Unica consolazione è la compattezza interna dei gruppi, che vale anche per gli italiani. Pd e M5s contrari alla tassonomia. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia a favore.
Mezz’ora prima del voto la presidente Ursula von der Leyen aveva detto chiaramente che “in caso di bocciatura non sarebbe stata proposta un’altra tassonomia”. “Questo voto è un riconoscimento importante del nostro approccio pragmatico e realistico nell’aiutare molti Stati membri nel loro percorso di transizione verso la neutralità climatica“, ha commentato l’esecutivo di Bruxelles.
“L’atto delegato complementare è una proposta pragmatica per garantire che gli investimenti privati nel gas e nel nucleare, necessari per la nostra transizione energetica, soddisfino criteri rigorosi. Gli investimenti nelle energie rinnovabili sono già prioritari nella nostra tassonomia: questo è il nostro futuro. La nostra proposta garantisce trasparenza in modo che gli investitori sappiano in cosa stanno investendo. Oggi porta la chiarezza tanto necessaria alla posizione dell’Ue”, sottolinea la commissaria ai Servizi finanziari, Mairead McGuinness.
Tuttavia c’è ancora margine per una bocciatura in extremis. È nelle mani del Consiglio che per farlo dovrebbe intervenire prima della mezzanotte dell’11 luglio. Per il rigetto della proposta è richiesta l’opposizione del 72 % dei Paesi (20 su 27) che devono rappresentare almeno il 65% della popolazione dell’Unione (circa 290 milioni di persone).
Tuttavia è improbabile che si riesca a formare la maggioranza. La contrarietà di Spagna, Austria, Lussemburgo e Danimarca non è sufficiente a contrastare il favore dei big. Il premier ceco, Petr Fiala, che detiene la presidenza di turno dell’Ue è stato molto chiaro in plenaria, ancora prima del voto dei parlamentari: “L’energia nucleare e il gas come fonti di transizione per una serie di Paesi membri sono l’unico strumento che consentirà nei prossimi anni di raggiungere gli obiettivi climatici comuni”, ha spiegato. Se tutto sarà confermato, la tassonomia entrerà in vigore il primo gennaio 2023.