AGI – La cultura musicale del canto a tenore, tramandata per tradizione orale nel mondo agro-pastorale della Sardegna, non è più esclusiva espressione del ‘Pastoralismo’. Dei circa 3.500 cantori, censiti in quasi 100 paesi dell’isola, i pastori sono solo il 10%, sopravanzati dagli operai (il 18%) e dagli impiegati (il 14%), e affiancati da artigiani (10%), pensionati (10%) e studenti 7%.
Così intimo nella necessità di unirsi in un abbraccio mentre lo si intona, questo canto è praticato spontaneamente anche dai ragazzi mentre aspettano il pullman che li riporti a casa da scuola, nelle gare estemporanee di poesia e a corollario dei riti delle festività religiose.
Fra i cultori del canto a tenore, così unico da essere stato dichiarato dall’Unesco, nel 2008, patrimonio culturale immateriale dell’umanità, cresce anche il livello di istruzione: il 42% ha un diploma il 15% è laureato, mentre il 6% ha una qualifica professionale. Il 93% dei cantori parla in sardo, il 55% lo scrive e il 22% compone poesie, mentre il 33% conosce l’inglese, il 22% il francese, il 12% lo spagnolo e il 3% il tedesco. Il 73% ha il sardo come lingua materna.
A rivelare l’identikit dei ‘tenores’ sardi, concentrati nel cuore dell’isola, fra Orgosolo (280), Nuoro (253), Oliena (236) e Barbagia di Ollolai (784), è uno studio dell’Isre- Istituto superiore regionale etnografico della Sardegna.
Il censimento è stato affidato a due grandi associazioni dei cantori sardi – ‘Tenores Sardegna e ‘Boches a Tenore’ – che hanno collaborato con gli etnomusicologo Luigi Oliva e Sabastiano Pilosu. Negli ultimi decenni il canto a tenore si è evoluto assecondando i profondi cambiamenti economici e sociali della Sardegna. Ora lo praticano uomini di ogni età, ceto e livello di istruzione, dal pastore, al medico, dall’operaio all’insegnante.
Con il loro canto inconfondibile, ricco di sonorità gutturali che paiono provenire dalle profondità della terra, i cantori evocano atmosfere arcaiche, che immergono l’ascoltatore in scenari di natura indomita. Nelle loro comunità di appartenenza i ‘tenores’ sono spesso autentiche celebrità, e i turisti che hanno modo di ascoltarli sui palcoscenici e nelle piazze delle manifestazioni estive li adorano.
l censimento rientra nel progetto ‘Modas”, termine che in sardo rappresenta la pluralità delle espressioni locali che caratterizzano il canto a tenore. Le regole di base della pratica restano ovunque le stesse – quattro voci, di cui una solista che canta il testo verbale, mentre il coro delle altre tre voci, che in sardo è appunto detto ‘tenore’, recita i caratteristici suoni gutturali nonsense – ma ogni paese può caratterizzarle a suo modo.
Sono queste personalizzazioni delle tipologie dei canti, dei frammenti e dei timbri melodici le caratteristiche che impreziosiscono e rendono uniche le diverse declinazioni del canto a tenore nell’isola. Il progetto ‘Modas’, nato dalla collaborazione tra l’Isre e i cantori a tenore, ha come obiettivi lo studio, la salvaguardia e la promozione di questa pratica musicale tanto inconfondibile e amata anche al di fuori dell’isola.
Ne è risultato il più importante lavoro di indagine sul canto a tenore condotto fino a oggi: quattro anni di studi – intervallati da sospensioni forzose dovute al Covid – che hanno portato a una approfondita documentazione audiovisiva, una ricerca etnografica in dieci diversi paesi dell’area storica del canto a tenore.
Un tempo i contesti più frequenti erano cene tra amici, il bar (‘su tzilleri’), le cantine private (‘sos magasinos’), le vie dei centri storici e le piazzette, a volte le chiese e le sacrestie. Ma ora il canto polivocale in cui si le gutturali ‘bassu’, ‘contra’, s’intrecciano con la ‘boghe’ del solista e con la ‘mesu boghe’, risuonano principalmente durante i riti e le sagre paesane, sui palcoscenici delle serate folk e nelle rassegne di canti, in occasione delle prove di gruppi organizzati, nei cortili delle scuole superiori, nelle radio e nelle tv locali che ospitano i tenore, i gruppi di canto.
“La prima, grande novità che si evince dal questionario è che il canto a tenore cancella le differenze sociali: medico, pastore, studente, cantano insieme in un unico abbraccio”, dice all’AGI Diego Pani, responsabile tecnico-scientifico del progetto. “E il dato di 3.488 tenori individuato dal censimento, per quanto ricavato con scientificità, è sottostimato, vista la diffusione della cultura del canto a tenore in determinate aree del centro Sardegna, grazie al suo carattere popolare e spontaneo”.
La prima fase del lavoro ha portato alla nascita di una Rete del canto a Tenore e alla raccolta di un’enorme quantità di materiale documentale, consultabile sito www.a-tenore.org, che conduce alla seconda parte del progetto: quello della restituzione sul territorio, con giornate di canto, di scambio e di confronto, interamente dedicate alle comunita’ e soprattutto volte a riportare la pratica nei paesi in cui sta scomparendo. “Ma il fatto che il canto a tenore sia tanto diffuso tra i giovani”, conclude Pani, “non puo’ che essere, per noi, un elemento che fa ben sperare per il futuro”.
Source: agi