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La sini­stra di fronte all’apo­ca­lisse (Traduzione da: EL PAIS)

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Se la social­de­mo­cra­zia vuole recu­pe­rare l’immenso ter­reno per­duto nel con­ti­nente, dovrebbe impa­rare la lezione por­to­ghese: la mode­ra­zione è la base del trionfo, e il rifor­mi­smo è un modo per fare la rivo­lu­zione

JUAN LUIS CEBRIÁN

Ormai sap­piamo già che la pan­de­mia e l’inva­sione dell’Ucraina cam­bie­ranno radi­cal­mente il futuro del mondo. Non solo in ciò che riguarda le rela­zioni sociali, il ruolo della poli­tica e dell’ordine inter­na­zio­nale; anche nei com­por­ta­menti e nelle cre­denze indi­vi­duali, nella con­vi­venza dome­stica e nella visione del nostro futuro per­so­nale. Col­pi­sce il diverso atteg­gia­mento dei governi nei con­fronti di entrambe le cata­strofi. Quando il coro­na­vi­rus, il primo impulso li ha por­tati a chiu­dere i con­fini, chiu­dere le città e rin­chiu­dere la popo­la­zione sotto gravi minacce al fine di pre­ve­nire la dif­fu­sione della malat­tia, con la quale hanno final­mente deciso che dob­biamo vivere con chi cade. La rispo­sta all’aggres­sione di Putin è stata invece l’esal­ta­zione dell’eroi­smo, l’appello alla soli­da­rietà, il soste­gno ai rifu­giati e l’invio di armi dalla prima potenza mili­tare del mondo per scon­fig­gere, come ci viene detto, la più forte delle potenze nucleari sulla terra. Stiamo sci­vo­lando verso un’inter­na­zio­na­liz­za­zione del con­flitto con con­se­guenze ancora oggi impre­ve­di­bili. Dopo l’avven­tura cri­mi­nale della Rus­sia, la deci­sione di un mas­sic­cio riarmo della Ger­ma­nia, insieme all’even­tuale abban­dono della neu­tra­lità di Sve­zia e Fin­lan­dia, sol­le­vano varie appren­sioni sul destino della pace e della sicu­rezza in Europa.
Due dei quat­tro cava­lieri dell’Apo­ca­lisse, Morte (o Peste) e Guerra, caval­cano attra­verso il Vec­chio Con­ti­nente. A que­sto ritmo, la fame pre­sto galop­perà anche, se la minac­cia di una crisi ali­men­tare è sod­di­sfatta. Tutto ciò pro­muove la richie­sta popo­lare che il destriero bianco e il suo cava­liere appa­iano, sim­boli della vit­to­ria del bene sul male. Que­sto è il ruolo che alcuni sosten­gono di attri­buire all’Orga­niz­za­zione del Trat­tato del Nord Atlan­tico (NATO). Il mondo della glo­ba­liz­za­zione e del mul­ti­la­te­ra­li­smo sta con­ver­gendo di nuovo verso una bat­ta­glia tra il male e il bene. Que­sti ultimi sono sem­pre nostri, ovvia­mente, indi­pen­den­te­mente dal lato della linea su cui ci tro­viamo.
Ai devoti della memo­ria col­let­tiva va ricor­dato che la peste e la guerra sono sem­pre stati grandi motori della sto­ria dei popoli. Nel suo sag­gio Il
nella genea­lo­gia della mora­lità, Nietz­sche sup­pone che, nelle guerre tebane, met­tendo i vinti alla spada, o vio­len­tando e ven­dendo le loro donne e bam­bini, rispon­desse ai diritti della guerra, il cui eser­ci­zio sod­di­sfa­ceva il “serio biso­gno dei greci di libe­rare com­ple­ta­mente il loro odio”. E Wil­liam Haz­litt, un agi­ta­tore proto-socia­li­sta dei primi anni del dician­no­ve­simo secolo, stimò che ” senza nulla da odiare per­de­remmo la vera pri­ma­vera del pen­siero e dell’azione.”Estraggo que­ste rifles­sioni da un memo­ra­bile arti­colo dello sto­rico T. J. Clark pub­bli­cato anni fa nella nuova rivi­sta di Sini­stra dedi­cata “a una sini­stra senza futuro”. Anche allora, lo shock e il diso­rien­ta­mento del socia­li­smo euro­peo di fronte alla crisi finan­zia­ria glo­bale, pre­lu­dio ai grandi pro­blemi che stiamo sof­frendo oggi, erano evi­denti. Clark testo è essen­zial­mente barocco nelle sue con­si­de­ra­zioni, ma incita l’intel­let­tuale, il rico­no­sci­mento che la vio­lenza è stata ed è una parte ine­vi­ta­bile della sto­ria dell’uma­nità; dall’altro lato, l’uto­pia pro­pa­gate dalla rivo­lu­zione avrebbe por­tato la sini­stra a non guar­dare in fac­cia all’attuale, basato sulla pro­messa di un futuro migliore che non arriva mai. Si può o non si può essere d’accordo con la tesi, ma cer­ta­mente apre un dibat­tito piut­to­sto sgra­de­vole agli occhi dei cosid­detti pro­gres­si­sti che si com­por­tano nei loro mini­steri come dele­gati di orga­niz­za­zioni cari­ta­tive o non gover­na­tive, igno­rando che l’eser­ci­zio del potere com­porta sem­pre ine­vi­ta­bili cor­ru­zioni morali.
Finora in que­sto secolo, tra il buo­ni­smo pro­gres­si­sta, l’esal­ta­zione dell’uto­pia, la pro­fu­sione di iden­tità e la cor­ru­zione stru­men­tale, il socia­li­smo euro­peo sof­fre di una crisi che in alcuni paesi è già un can­cro ter­mi­nale. Ha ces­sato di essere un’opzione per molti dei suoi elet­tori tra­di­zio­nali. In Ita­lia è morto decenni fa, in Gre­cia è stato vit­tima della deba­cle finan­zia­ria e in Fran­cia ha appena rac­colto meno del 2% dei voti. La sini­stra in gene­rale è stato anche il grande per­dente nel primo turno delle ele­zioni pre­si­den­ziali. In altri luo­ghi di illu­stre tra­di­zione social­de­mo­cra­tica come i nor­dici, soprav­vive solo sulla base di alleanze mul­ti­co­lori, dove il verde è domi­nante. In Ger­ma­nia, anche in coa­li­zione con i libe­rali, la SPD si trova di fronte al dif­fi­cile com­pito di man­te­nere la lea­der­ship di un’Europa in pace che non spro­fonda nel ripe­tersi della Guerra fredda. Solo il Por­to­gallo e la Spa­gna sem­brano essere bastioni di resi­stenza socia­li­sta, con
Sán­chez ha la pos­si­bi­lità poli­tica e l’obbligo morale di rio­rien­tare le pra­ti­che erra­ti­che del suo par­tito
una dif­fe­renza sostan­ziale. A Lisbona, il par­tito ha por­tato avanti poli­ti­che di mode­ra­zione che hanno valso ad António Costa il rin­novo della carica di primo mini­stro con la mag­gio­ranza asso­luta. Il governo spa­gnolo è in realtà, da parte sua, un governo di unità popo­lare, che incor­pora l’estrema sini­stra e i resti del par­tito comu­ni­sta ed è soste­nuto gra­zie al soste­gno di altri estre­mi­smi iden­ti­tari e ideo­lo­gici. Tutti sono con­vinti, come dicono loro stessi, di essere dalla parte buona della sto­ria, igno­ranti che una cosa del genere non esi­ste o è solo un’opi­nione varia­bile a seconda della pro­spet­tiva. Una mappa poli­tica del con­ti­nente, illu­strata dal cen­tro di ricerca cata­lano Cidob, evi­den­zia il colore rosso del nostro paese, l’unico di tutti gover­nato così com’è dalla sini­stra. 17 dei 27 paesi dell’Unione hanno governi con­ser­va­tori di cen­tro, cen­tro-destra o estrema destra; sei di cen­tro-sini­stra, pre­sie­duti da social­de­mo­cra­tici; due grandi coa­li­zioni di ten­denza piut­to­sto di destra e un governo di con­cen­tra­zione nazio­nale in Ita­lia, il cui cur­ri­cu­lum del primo mini­stro è quello di essere stato un senior Euro­pean direc­tor della Gold­man Sachs invest­ment bank. Se la social­de­mo­cra­zia vuole recu­pe­rare l’immenso ter­reno per­duto nel con­ti­nente, dovrebbe impa­rare la lezione por­to­ghese, che sem­bra ispi­rata dall’ana­lisi di T. J. Clark e che è facil­mente rias­su­mi­bile: la mode­ra­zione è la base del trionfo, e il rifor­mi­smo è un modo di fare rivo­lu­zione. Natu­ral­mente, que­sta visione è dispe­rata per eroi, santi e patrioti di pro­fes­sione, ma è l’unico modo per recu­pe­rare un modello sociale ispi­rato all’Illu­mi­ni­smo.
La peste e la guerra hanno por­tato i governi, anche quelli demo­cra­tici, ad adot­tare pra­ti­che auto­ri­ta­rie sulla base dell’effi­cienza. Che, insieme con i pro­blemi eco­no­mici, la cre­scita della vio­lenza e l’orrore della distru­zione, ha por­tato a un disa­gio sociale che rende dif­fi­cile pre­ve­dere come il futuro sarà risolto isti­tu­zio­nal­mente. C’è una ten­denza gene­rale in Europa verso posi­zioni con­ser­va­trici e per­sino ultra­de­stra. Nel nostro paese, que­sta ten­denza è in cre­scita a causa della pola­riz­za­zione tra i due prin­ci­pali par­titi tra­di­zio­nali e della loro per­dita di rap­pre­sen­tanza. Anche a causa dell’insod­di­sfa­zione gene­rale dopo le sof­fe­renze a cui è sot­to­po­sta la popo­la­zione: per­dita di potere d’acqui­sto, fal­li­menti azien­dali, dete­rio­ra­mento dello stato sociale e una raf­fica di pro­messe uffi­ciali non man­te­nute. Tutto indica che stanno arri­vando tempi ancora più duri. Pedro Sán­chez ha, tut­ta­via, la pos­si­bi­lità poli­tica e l’obbligo morale di rein­di­riz­zare le pra­ti­che clien­te­lari e erra­ti­che del suo par­tito verso posi­zioni rispet­tose del dibat­tito demo­cra­tico. Ciò lo costrin­ge­rebbe ad ascol­tare gli intel­let­tuali, iso­lare gli estremi e con­cor­dare le note­voli riforme di cui abbiamo biso­gno. Que­sto è per il momento l’unico modo pos­si­bile per fare la rivo­lu­zione, qua­lun­que cosa signi­fi­chi nel nostro ambiente attuale. In breve, l’unico modo per la sini­stra di avere un futuro di fronte all’avan­zata della rea­zione.

Fonte: El Pais