Sono i furbetti del Cremlino: oligarchi scaltri, che hanno coperto i loro investimenti in Italia attraverso società offshore e fondazioni, riuscendo così a salvarli dai sequestri scattati per punire l’invasione dell’Ucraina. Restano padroni nell’ombra e continuano a godersi veri tesori come Villa Feltrinelli, la storica dimora di Benito Mussolini sul Garda, o Villa Altachiara, la più lussuosa residenza di Portofino. Oppure mandano avanti aziende che gestiscono affari milionari e associazioni con sedi di prestigio. La loro immunità mostra come la rete delle sanzioni individuali decise dall’Europa abbia maglie troppo larghe, a cui sfuggono patrimoni colossali. Eppure questo è lo strumento principale con cui l’Ue vuole spingere il sistema di potere russo a fermare Vladimir Putin, colpendo al cuore gli interessi personali. Ma un’inchiesta di Repubblica , basata anche su fonti dell’intelligence occidentale, evidenzia come nove personaggi di rilievo abbiano mantenuto il controllo su beni e imprese nel nostro Paese per un miliardo di euro. Sono soltanto la punta dell’iceberg: le ricchezze di tanti boiardi restano al sicuro sfruttando i due grandi limiti nelle sanzioni europee. Perché non vanno in profondità e non scalfiscono le architetture finanziarie costruite per schermare la reale proprietà. E perché la lista nera stilata dall’Europa resta limitata, tenendo fuori nomi presi invece di mira dagli Usa o ignorando magnati che devonotutto al nuovo Zar. Viktor Vekselberg É un miliardario russo, ma ha mantenuto il passaporto ucraino, sua terra di nascita ai tempi dell’Urss, e ne ha ottenuto uno cipriota per muoversi nella Ue. Possiede e presiede il Renova Group, attivo nel petrolio con la partecipazione in TNK-BP e nell’alluminio con quella in Rusal: viene considerato uno degli alfieri della rete di influenza di Mosca, con relazioni che vanno dalla corte saudita a Wall Street. Le autorità americane lo hanno messo nel mirino nel 2018 ma lo hanno sanzionato solo dopo l’invasione dell’Ucraina. Pure in Italia Vekselberg si è dato molto da fare. Si ritiene che gli appartenga Villa Feltrinelli, l’ultima residenza di Mussolini oggi trasformata in albergo extralusso: suite da tremila euro a notte e ristorante con due stelle Michelin. Il controllo però è in mano a una holding cipriota, che fa capo a due offshore: una delle Isole Vergini e una panamense. Non è l’unico investimento. Dal 2007 la svizzera Avelar Energy – partecipata da Renova – si è lanciata nelle rinnovabili, all’epoca premiate dagli incentivi statali. Poi ha creato con un partner europeo la Enovos, che ha campi fotovoltaici in diverse regioni del Sud. Altre venti aziende sarebbero sue, sempre attraverso sigle elvetiche, trust delle Cayman e delle Bahamas. In Spagna gli hanno sequestrato lo yacht Tango da 90 milioni; il dedalo di società invece protegge le imprese italiane. Michail Prokhorov Un Re Mida, con miniere d’oro, di nickel e business prosperati ovunque: ha avuto persino la squadra di basket dei Brooklyn Nets. Per due volte si è candidato alla presidenzarussa, apparentemente in contrasto con Putin ma la sua iniziativa è stata letta come una mossa in favore del Cremlino. Nel 2017 a Forte dei Marmi ha comprato per 43,5 milioni di euro Villa Adriana, intestata però a una società cipriota che appartiene ad un’altra sigla di Limassol. Una vicenda denunciata dal leader dell’opposizione Navalny: a vendere è stato l’ex vicepremier russo Khloponin che ha intascato una plusvalenza di 30 milioni. Troppi secondo Navalny, che definiva l’affare «una tangente nascosta»: guarda caso l’ex numero due del governoera diventato supervisore statale allo sfruttamento delle materie prime. Prokhorov non è nella lista dei sanzionati e la villa in Versilia continua a venire affittata: i 350 metri quadrati con parco e piscina sono troppo modesti per i suoi gusti. Leonid Mikhelson Uno dei padroni del gas, presidente e azionista di Novatek: il quarto uomo più ricco di Russia con una passione per l’arte contemporanea. Per questo nel 2017 ha inaugurato a Venezia sul canale della Giudecca lo spazio espositivo della sua V-A-CFoundation nel Palazzo delle Zattere, ottenuto in concessione dall’Autorità Portuale e completamente ristrutturato con tanto di ristorante d’alto livello. Gestisce tutto la figlia, ma il flusso dei finanziamenti ha sorgenti opache, da Guernesey alla Svizzera, che hanno spesso catturato l’attenzione dei nostri investigatori fiscali senza però provocare provvedimenti. L’Antimafia invece si è occupata di alcuni pagamenti emessi dalla Manucor Spa, che produce materiali plastici nel Casertano, e fa capo al suo impero. Gli Stati Uniti lo hanno inserito nella lista degli oligarchi legati a Putin nel 2017, ma non è stato sanzionato. Tamaz Manasherov Una figura molto più defilata, che domina il mercato russo delle apparecchiature odontoiatriche ed è famoso per la collezione di opere dell’impressionismo. Con la moglie Iveta si occupa della fondazione culturale U-Art, che organizza mostre e rassegne musicali. In Sardegna tramite una compagnia lussemburghese ha rilevato un’immobiliare, proprietaria di una villa a Punta di Volpe, l’angolo più bello di Porto Rotondo, con spiaggia privata: un gioiello da 27 milioni. Il suo patio in Costa Smeralda sarebbe diventato un punto di incontro estivo tra la comunità di oligarchi in villeggiatura e gli imprenditoriitaliani. Ziyavudin Magomedov Un rampante dell’ultima leva di businessman, venuto dal Daghestan e impostosi a Mosca con il fondo di investimento Summa. Più volte elogiato da Putin, all’improvviso nel 2018 è stato arrestato per appropriazione di fondi statali: una mossa letta come la volontà del Cremlino di punire i magnati che, dopo le prime sanzioni per l’occupazione della Crimea, avevano cominciato ad allontanarsi dalla sua cerchia. È ancora in cella ma le sue holding dalle Isole Vergini controllano una villa in Sardegna data in affitto per mezzo milione l’anno. La moglie ha lanciato tre ristoranti chic a Roma, Milano e Porto Cervo: ultimamente ha ceduto parte delle quote, pare incassando i proventi in Svizzera. Iskander Makhmudov Il signore delle miniere e degli impianti ferroviari, che nel 2014 ha costruito l’arena del ghiaccio per le olimpiadi di Sochi e l’ha donata allo Stato, conoscendo la passione di Putin per l’hockey. Le sue ramificazioni imprenditoriali si muovono attraverso un trust delle Isole Vergini, con capitali fatti transitare dai Paesi Baltici. Con questa rete ha investito nella Società Agricola Tenuta della Selva, che possiede tramite Cipro un magnifico casale con piscina nelle colline senesi. Misteriosamente, non è mai stato sanzionato. Alexander Verkhovsky L’ex senatore ha navigato dalle istituzioni sovietiche all’industria russa, creando una multinazionale marittima che va dai container alla pesca. Già nel 2011 ha scelto di investire in Italia, attraverso una compagnia britannica, comprando all’Argentario una villa a picco sul mare: 24 vani, diversi garage e terreni agricoli. Intuendo i venti di guerra, se ne sarebbe liberato lo scorso ottobre, pare vendendola a un importante politico del Qatar per nove milioni. Ma i suoi familiari conservano tre immobili di pregio a Punta Ala. Alexander Abramov La clinica Santa Chiara è un luogo storico di Firenze, dove si è spenta Oriana Fallaci. Adesso sta venendo ristrutturata e pochi sanno che è nelle mani di uno degli oligarchi più vicini a Putin: Alexander Abramov, re dell’acciaio e socio di Roman Abramovich. Ovviamente, il suo nome è schermato da due trust – uno a Cipro e uno nelle Isole Vergini – e da tre società italiane. L’ex clinica è costata 11 milioni; altri sei sono stati spesi per un secondo immobile in centro. Inoltre Abramov risulta essere tra i titolari effettivi della Solidpower Spa, multinazionale che produce celle a combustione, ma sempre tramite ditte cipriote. Il suo yacht è stato sequestrato in Francia a marzo; le attività italiane proseguono indisturbate. Eduard Khudaynatov Un altro potente dell’energia, già al vertice di Rosneft e ora presidente di Nkk, intimo di Putin. È noto per avere comprato Villa Altachiara, la residenza di Portofino appartenuta alla contessa Agusta: soltanto per rimetterla a nuovo ha stanziato tre milioni. Quell’acquisto è stato finanziato da una società cipriota che ha preso altri due immobili a Portofino. E sempre attraverso Cipro ha una palazzina liberty ai Parioli che vale oltre 30 milioni. I suoi rapporti con il Cremlino sono così stretti da far ritenere che lo yacht Sheherazade ormeggiato a Marina di Carrara non sia suo, ma di Putin in persona: un panfilo degno di uno Zar, costato 700 milioni e lungo 140 metri. Ma nulla è stato sequestrato: le sanzioni non scalfiscono gli scudi dei paradisi fiscali.
fonte: Repubblica