AGI – Cresce la rabbia a Shanghai, da due settimane in lockdown per la nuova ondata di contagi da Covid-19, e che si presenta come il più duro banco di prova della linea di “casi zero” del governo dall’inizio della pandemia.
La metropoli ha sfiorato oggi i 25 mila contagi, con oltre mille infezioni accertate di trasmissione interna (1.006) a cui si aggiungono 23.937 casi asintomatici. Nonostante i numeri restino bassi rispetto a quelli di altri Paesi, Shanghai è l’epicentro della peggiore ondata di contagi in Cina dall’emergere del virus a Wuhan a fine 2019, e le restrizioni in atto hanno provocato gravi disagi ai circa 26 milioni di residenti, con forti problemi nell’approvvigionamento di generi alimentari e di prima necessità tramite i gruppi di delivery, ingolfati dalle richieste.
In molti casi, i residenti effettuano le ordinazioni già all’alba, nella speranza, spesso frustrata, di ricevere cibo e altri beni di prima necessità. Neppure l’intervento delle autorità locali sul fronte del delivery serve a placare la rabbia: le consegne arrivano con ritardi di molte ore, come si vede nel video di un residente straniero diffuso su Twitter, che mostra centinaia di lunch bag nei corridoi di un condominio in piena notte.
I problemi con le consegne hanno generato tensioni anche più aspre tra i residenti e il personale sanitario e di sicurezza, con scene di tensione diffuse sui social. In base alle regole in vigore, solo il personale sanitario, i volontari, il personale delle consegne o coloro che sono muniti di un permesso speciale possono uscire di casa. Chiunque risulti positivo al tampone, inoltre, non può isolarsi nella propria abitazione, ma deve recarsi in strutture designate: a generare rabbia ci sono, poi, misure drastiche come quella di separare i bambini contagiati dai genitori, solo lievemente allentata nei giorni scorsi.
Il lockdown nell’hub finanziario cinese ha destato preoccupazione per le attività d’affari e per i colli di bottiglia logistici. La Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina ha stimato che il volume dell’attività portuale a Shanghai sia calato del 40% la scorsa settimana rispetto a quella precedente.
Nonostante il porto dichiari di condurre un’attività normale, ha dichiarato Bettina Schoen-Behanzin, a capo della sede di Shanghai della Euccc, il problema principale nasce dalla carenza di autotrasportatori, che si trovano in gran parte in lockdown, o che devono sottoporsi frequentemente a tamponi
Particolarmente colpiti dal lockdown sono, poi, i piccoli esercizi commerciali, i supermercati e i ristoranti, costretti a una prolungata chiusura, ma le rigide misure di contenimento dell’epidemia si ripercuotono anche sugli impianti manifatturieri della metropoli, tra cui Tesla e molti gruppi di Taiwan, che non hanno certezze sulle riaperture.
La rigidità delle restrizioni ha portato la Banca Mondiale nel corso di questa settimana a rivedere al ribasso le proiezioni di crescita della Cina per il 2022, fissate ora al 5%, molto al di sotto dell’8,1% realizzato l’anno scorso, e anche al di sotto del target fissato dal governo di una crescita del 5,5% per l’anno in corso.
Il rallentamento della Cina, assieme alla guerra in Ucraina, viene indicato dalla World Bank come uno dei maggiori problemi per le economie asiatiche. I danni all’economia derivanti dalle restrizioni sono più estesi di quelli provocati dalla sola Shanghai. Oltre all’hub finanziario cinese, dal mese scorso sono 23 le città in Cina che sono state sottoposte a lockdown (anche un’intera provincia, il Jilin, nel nord-est del Paese) per un totale di 193 milioni di abitanti, il 13,6% della popolazione cinese, che contribuiscono, secondo le stime di Nomura, al 22% del prodotto interno lordo. Ieri, intanto, ha aperto il Covid hospital più grande della città, realizzato per contrastare la diffusione della pandemia: la struttura conta di oltre 50 mila posti letto e i primi pazienti sono già stati ricoverati.
In totale, le strutture adibite alla quarantena dei contagiati da Covid-19 in città sono oltre cento, con oltre 160mila posti letto. La strada verso il ritorno alla normalità è ancora lunga: per vedere la fine delle restrizioni, secondo le previsioni degli esperti citate dal tabloid Global Times, bisognerà aspettare l’inizio di maggio.
La gravità della situazione è stata ribadita anche oggi dalle autorità locali. “La prevenzione e il controllo dell’epidemia a Shanghai sono ora nel momento più critico”, ha dichiarato un funzionario della Commissione Municipale per la Sanità, Wu Qianyu, confermando che non ci saranno allentamenti rispetto alla linea dei “contagi zero”, elogiata anche venerdì scorso dal presidente cinese, Xi Jinping. “Non possiamo tollerare il minimo rallentamento”, ha detto il funzionario, “e dobbiamo fermare la diffusione dell’epidemia”.
Source: agi