AGI – La guerra rischia di minare la transizione economica dell’Ucraina verso Occidente. È quanto emerge da uno studio congiunto del Complexity Science Hub Vienna, Austria, e del The Growth Lab dell’Harvard University, USA.
“L’economia post-sovietica dell’Ucraina è stata divisa tra due partner principali, ovvero la Russia e l’Ue. La Russia è stata tradizionalmente il principale partner commerciale dell’Ucraina e il mercato principale per i prodotti manifatturieri complessi.
Tuttavia, nell’ultimo decennio, gli investimenti esteri e l’espansione delle catene di approvvigionamento dai principali paesi manifatturieri europei come la Germania, hanno letteralmente attirato l’economia ucraina in Occidente”, scrivono gli autori dello studio Frank Neffke – che guida il programma di ricerca Science of Cities presso il Complexity Science Hub di Vienna – Matté Hartog, ricercatore presso l’Harvard Growth Lab e Yang Li, ricercatore post-dottorato presso l’Harvard Growth Lab.
Secondo gli studiosi “il riorientamento verso ovest dell’economia ucraina potrebbe aver avuto conseguenze profonde e non intenzionali per la geografia economica dell’Ucraina, spostando opportunità da est a ovest, lontano dalle aree con grandi minoranze russe verso le aree più vicine al centro dell’Europa.”
Ora però il conflitto, oltre alle conseguenze dirette economiche derivanti dalle devastazioni belliche, rischia anche di minare molti dei legami economici con l’Occidente, esponendo gli investimenti di alcuni paesi – ad esempio la Germania – a gravi contraccolpi e influendo anche sulle catene di approvvigionamento.
“La guerra in Ucraina rischia di distruggere gli investimenti che le imprese occidentali hanno fatto sia in Ucraina che in Russia. Sebbene, a livello generale, questi investimenti non siano particolarmente ingenti, espongono in modo sproporzionato alcune economie più piccole in Europa a potenziali interruzioni della catena di approvvigionamento, con perdite che si concentrano nel sud della Germania, a Parigi, nella Finlandia meridionale e nell’Italia settentrionale.” concludono gli autori.
Source: agi