Type to search

La scabrosa vicenda del MUOS di Niscemi

Share

Il MUOS – Mobile User Objective System – è un progetto militare di comunicazioni satellitari delle Forze Armate USA. Si tratta di tre mega antenne dal diametro di 18 metri l’una le cui potenti radiazioni sono virtualmente pericolose in un raggio di 140 chilometri. Un rischio da non sottovalutare in un momento tanto preoccupante e insicuro come quello che si sta attraversando

di Augusto Lucchese

Rifacendoci all’ultima manifestazione, del 12 marzo scorso, organizzata dal comitato No Muos di Niscemi “per dire no alla guerra in Ucraina e chiedere la smilitarizzazione della Sicilia”, si palesa opportuno riandare un po’ a ritroso negli anni per riesumare, appunto, la “scabrosa vicenda del MUOS”.

Non è fuor di luogo, in merito, fare una pertinente premessa per collegare tale vicenda con l’odierno scenario guerrafondaio che vede coinvolti due irriducibili contrapposte concezioni di potere soprannazionale ed egemonico. Specie a fronte di eclatanti “gaffe” diplomatiche proprio da parte di chi avrebbe il dovere di evitare ogni e qualsiasi “escalation” dell’insensato conflitto che sta allarmando il mondo intero e particolarmente, direttamente o indirettamente, l’Europa.

È sotto gli occhi di tutti quanto e come il cruento scontro fra Ucraina e Russia stia arrecando immense distruzioni, incredibili sofferenze per la popolazione, esodi di massa, innumeri vittime civili e militari, rilevantissimi oneri per l’approntamento e per il massiccio impiego di moderni apparati bellici e di una considerevole massa di militari. Ciò sta comportando, altresì, una pericolosa curva ascensionale dell’impegno deterrente-difensivo cui sono chiamate le Nazioni aderenti alla complessa, eterogenea e parecchio costosa organizzazione della NATO.

La sostanza dei riprovevoli e affatto giustificabili avvenimenti che stanno tenendo col fiato sospeso l’umanità tutta, è riassumibile in un assioma storico: la violenza bellica, la lotta fratricida, la criminale tendenza distruttiva e omicida, poste in atto per perseguire vessatorie finalità egemoniche, di potere, di predominio economico, di controllo delle risorse terracquee indispensabili per la crescita e per la stessa sopravvivenza della società umana, non ripaga e non determina certo un futuro migliore e di sano sviluppo per i popoli interessati.

Molto più razionale sarebbe, viceversa, la reciproca ricerca delle regole di convivenza globale attraverso un pacifico dialogo (magari accalorato e snervante) mirato ad incentivare la civile integrazione fra comunità di ogni etnia, di ogni cultura, di ogni religione.

Utilizzare rilevanti risorse finanziarie – quasi sempre derivanti da più o meno asfittici bilanci e dall’accrescimento sconsiderato del debito pubblico d’ogni Nazione (spesso già di per se stesso parecchio gravoso e oneroso) – è, a dir poco, da disavveduti e poco perspicaci governanti che magari non assolvono a dovere il fondamentale compito di migliorare le condizioni di vita della popolazione, adeguando servizi e infrastrutture, incentivando attività produttive e incremento occupazionale.

Le ricorrenti e coraggiose reprimenda di Papa Francesco sono più che pertinenti oltre che totalmente condivisibili, pur se rischiano di cadere, inascoltate, nel paludoso vuoto concettuale della pressoché assolutistica politica degli Stati “guida”. “Vox clamans in deserto”.

La contestata realizzazione del MUOS di Niscemi (di fatto una servitù extraterritoriale concessa a cuor leggero all’apparato militare di un’altra Nazione) rientra specificatamente nel contesto prima tracciato. Vediamone il perché.

Che cos’è il MUOS?

(Dati tecnici ricavati dal WEB)

Il Mobile User Objective System (MUOS) è un impianto ad altissima frequenza (UHF) (da 300 MHz a 3 GHz di frequenza) del complesso sistema SATCOM (comunicazioni satellitari), gestito dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Il MUOS ha sostituito l’antiquato sistema UFO già dismesso. Esso fornisce agli utilizzatori nuove funzionalità in uno a maggiore capacità e qualità del servizio. Destinato principalmente alle occorrenze di apparati mobili (ad esempio, piattaforme aeree e marittime, veicoli di terra e anche reparti appiedati), il MUOS è anche idoneo a collegarsi con qualsiasi soggetto, anche trasmettendo dati e comunicazioni video in tempo reale. Il MUOS, in definitiva, agisce come interlocutore globale per guidare ogni apparato militare con le moderne funzionalità della tecnologia cellulare. Utilizzando satelliti geostazionari, è in grado di convertire il tradizionale sistema telefonico con connessioni di terza generazione (3G) (Wideband Code Division Multiple Access – WCDMA), crittografandole in tempo reale con un codice militare segreto del sistema SATCOM. Operando nella banda di frequenza UHF, inferiore a quella utilizzata dalle tradizionali reti terrestri, il MUOS permette di comunicare anche in ambienti svantaggiati, come le regioni boscose in cui i segnali di frequenza più elevati risultano parecchio attenuati.

La rete MUOS è supportata da quattro satelliti operativi in orbita e uno di riserva. Il MUOS è in grado di coprire l’intero globo e fornisce accessi militari “point-to-point” anche mediante comunicazioni integrate con l’accesso su un sistema di precedenza per voce, dati e video.

Utilizzando, su richiesta, i centri di gestione della rete MUOS, le connessioni possono essere instaurate in pochi secondi e potranno essere evase con la stessa velocità, liberando utili spazi per ulteriori esigenze. Le reti programmate, essendo compatibili con i metodi militari di comunicazione tradizionali, possono anche essere adattate in modo permanente o specifico.

A capo del sistema MUOS è l’ “Ufficio per il Programma delle Comunicazioni Satellitari” della Marina Militare degli Stati Uniti (PMW 146) che opera, a San Diego, attraverso il comitato esecutivo del programma per i sistemi spaziali.

Le reti addette alla operatività tecnica furono affidate, giusto “Contract n° 00039-04-C-2009” del 24 settembre 2004, sotto controllo US Navy, alla “Lockheed Martin” è al “Prime Contractor”. La capacità operativa iniziale era basata su due satelliti, collegati a elementi associati di controllo a terra.

Sembra che il costo del MUOS, più incentivi e premi di aggiudicazione, ammontasse inizialmente ad un valore di $ 2.110.886.703.

Il contratto MUOS, tuttavia, definiva anche eventuali opzioni che, ove esercitate, avrebbero aggiunto alla cifra della base contrattuale, una ulteriore spesa di 1.154.948.927 di dollari. Subappaltatori fondamentali furono “General Dynamics” (Piani di trasporto terrestre), “Boeing” (Legacy UFO e porzioni del WCDMA payload ) e “Harris” (riflettori a maglia schierabili).

Il lancio in orbita del primo satellite “MUOS-1” era stato previsto per la fine del 2009, con funzionalità in orbita nei primi mesi del 2010 ma, a causa di parecchi ritardi di natura tecnica, poté avvenire solo il 24 febbraio 2012.

La decisione, concordata con le competenti autorità istituzionali italiane dell’epoca (2009), di installare nell’area di Niscemi, in provincia di Caltanissetta, le sofisticate apparecchiature del nuovo impianto e le tre invasive torri di trasmissione e ricezione, da collegare con il sistema globale MUOS, provocò presto una serie di vibrate proteste da parte della popolazione e delle istituzioni locali.

In tutta la Sicilia orientale, fin dal 2009, sorsero alcuni comitati No-MUOS e prese campo un forte movimento di protesta che, soprattutto grazie al web, si estese parecchio.

Nel marzo dello stesso anno, portando avanti l’ipotesi di disastro ambientale, dal Comune di Niscemi, dall’associazione Italia Nostra e dai vari comitati, fu presentato alla Procura della repubblica di Caltanissetta un motivato esposto, chiedendo il sequestro dell’opera, pur se già in fase avanzata di realizzazione.

Trattavasi di tre mega antenne dal diametro di 18 metri l’una, le cui radiazioni risultarono talmente potenti da essere virtualmente pericolose in un raggio di 140 chilometri.

Uno dei primi a denunciare il pericolo del MUOS fu il giornalista Antonio Mazzeo che, sin dal 2005, aveva raccolto in un corposo dossier le informazioni sulla progettazione e sulla realizzazione dell’avanzata opera strategica militare. Il dossier, divenuto poi un libro dal titolo “Un eco MUOSTRO a Niscemi”, fu presentato in anteprima agli studenti della facoltà di Scienze Politiche di Catania.

Studi americani rivelano che l’esposizione alle onde elettromagnetiche del MUOS può essere letale in pochi minuti”, sostenne il Mazzeo, che aggiunge “il governo Lombardo ha permesso che lo si costruisse e adesso l’unica speranza è che il parlamento nazionale dica no”.

Nel volume furono ricostruite le tappe che portarono, come detto, all’attivazione del MUOS all’interno della riserva naturale orientata Sughereta, sito d’importanza comunitaria. Fu posta in evidenza una sconcertante riflessione: pensate cosa succederebbe se queste antenne venissero puntate verso i limitrofi luoghi abitati”.

Nessun vantaggio economico – a detta del Mazzeo – era scaturito in favore della comunità niscemese, stante che “i milioni di euro di opere pubbliche avviate con i soldi Usa, sono andati a una impresa non locale, del tutto estranea alla comunità, la Calcestruzzi Piazza Srl, malgrado non fosse in possesso del certificato antimafia, in quanto revocato. Oltre al danno, la beffa”.

L’attivazione del MUOS – spiega ancora Antonio Mazzeo si aggiunge peraltro al fatto che nel territorio siciliano esiste già, presso la base USA di Sigonella, una similare infrastruttura operativa, costruita nel 1991, che è fonte di emissioni elettromagnetiche già superiori ai limiti di legge, come rilevato dal Politecnico di Torino”.

La portata delle radiazioni emesse dal MUOS è stimata in circa 140 chilometri in linea d’aria: quanto basta per investire, con i suoi effetti negativi rispetto alla salute dell’uomo, parecchie zone della Sicilia orientale. Le conseguenze più comuni riguardano tumori, leucemie infantili e aborti. Le onde elettromagnetiche interferiscono inoltre con varie apparecchiature mediche, pacemaker e by-pass inclusi”.

Oltre alla pericolosità delle onde elettromagnetiche, uno studio dell’Analytical graphics, Inc., consultato da Mazzeo per il suo dossier, ebbe a rilevare la totale incompatibilità dell’opera con una zona abitata, a prescindere dai “gravi pericoli per il traffico aereo, fortemente disturbato dalle emissioni”. Circostanza che nel 2007, ebbe ad influire non poco sulla ricerca di un sito alternativo alla strategica e vitale “base USA” di Sigonella, inizialmente indicata come sede del MUOS. Tutti sanno, oggi, che da tale “base” vengono lanciati e radiocomandati i cosiddetti “droni”, aerei armati senza pilota, diretti verso varie zone “calde” del Medio Oriente e di recente anche verso il critico scenario di guerra ucraino.

La citata “base” di Sigonella, insieme all’aeroporto civile di Catania Fontanarossa, si trova all’interno dei 140 chilometri del raggio di azione delle antenne del MUOS. Senza dire che nei pressi di Niscemi esiste anche l’aeroporto di Comiso.

È da evidenziare che il complessivo comparto delle basi USA in Sicilia, in funzione di quanto detto prima, è divenuto un chiaro ed evidente potenziale obiettivo militare che, in un clima di guerra totale come quello attuale è grandemente allarmante per gli abitanti dell’isola di Trinacria e dintorni.

L’impianto globale del MUOS si avvale, oltre a quello di Niscemi, di altri tre impianti terrestri ubicati nelle Hawaii, in Virginia e in Australia, tutti collegati con cinque satelliti geostazionari.

Mazzeo aggiunge che il Governo Regionale dell’epoca, Presidente Raffaele Lombardo, ebbe a suo tempo l’opportunità di negare alla struttura militare americana l’autorizzazione alla costruzione dell’opera, peraltro concessa “senza alcuna ratifica parlamentare, come invece prevede l’articolo 80 della Costituzione”. Il MUOS, oltretutto, è un sistema di comunicazione di esclusiva proprietà delle Forze Armate degli Stati Uniti e pertanto rimane al di fuori dei trattati NATO. In tal maniera, probabilmente, si viola l’articolo 11 della Costituzione il quale afferma che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Tale obiezione, sollevata da più parti, trae validità dal fatto che il MUOS è al servizio esclusivo delle Forze Armate USA stanziate e operanti in tutto il mondo anche con modalità offensive.

Diverse amministrazioni comunali adiacenti a Niscemi, ebbero a formulare un “documento che si oppone alla realizzazione dell’antenna militare MUOS”. Ad essi si aggiunse quello del Comune di Caltagirone, votato all’unanimità.

A suo tempo, purtroppo, non si ravvisarono altri possibili ricorsi amministrativi che potessero bloccare la sua realizzazione e il suo impiego. Si pensò, quindi, che l’unica protesta possibile fosse quella di portare l’assillante problema alla attenzione della opinione pubblica, in modo che se ne discutesse in Parlamento.

Fu un arduo compito quello di sottolineare i pericoli per la salute rappresentati dal MUOS e si dovettero registrare parecchi tentativi di delegittimazione delle proteste, taluni dei quali operati con sistemi a dir poco illegali.

La Procura di Caltagirone, in data 6 ottobre 2012, a distanza di poche ore da una manifestazione nazionale di protesta, organizzata dal movimento “No MUOS”, dispose il sequestro delle istallazioni di Niscemi adducendo la motivazione che la loro realizzazione era stata attuata in violazione delle prescrizioni inserite nel decreto istitutivo dell’area protetta “riserva naturale Sughereta”, sito d’importanza comunitaria, ove era tassativamente vietata ogni nuova costruzione.

Il sequestro fu poi annullato (28 ottobre 2012) dal Tribunale della Libertà di Catania dando via libera alla ripresa dei lavori. Il Procuratore della Repubblica ebbe ad attendere le motivazioni del Tribunale di Catania per valutare un eventuale ricorso in Cassazione.

Nel gennaio 2013 intervenne il nuovo Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, che avanzò la richiesta di sospensione dei lavori di installazione delle antenne del MUOS.

In tale occasione il presidente della Regione smentì clamorosamente le unilaterali dichiarazioni dell’allora assessore ai Beni culturali, l’esimio Prof. Zichichi, il quale aveva affermato che la struttura MUOS di Niscemi non rappresentava un pericolo.

Il dibattito si accese in tutta la Sicilia, coinvolgendo il mondo politico sociale, culturale e addirittura quello scolastico e dello spettacolo. Il presidente Crocetta dichiarò che le valutazioni dello scienziato Zichichi circa il MUOS “dovranno essere verificate da organismi sanitari abilitati. In particolare – disse il Governatore – penso all’Organizzazione mondiale della sanità o all’Istituto superiore di sanità”.D’altra parte – aggiunse – la posizione del governo è sempre stata chiara: pensiamo che il MUOS oggi non abbia i necessari pareri sanitari e che i lavori non possano proseguire, né l’impianto possa essere messo in marcia. Ribadisco che l’affermazione dell’assessore è totalmente non condivisa dal governo regionale”. Belle parole che, in linea con la consolidata prassi italiana, non trovarono conferma nei fatti.

Nel ribadire la piena solidarietà verso chi si è battuto, allora, per contrastare e bloccare sul nascere le problematiche scaturenti dal progetto MUOS, mettendo in risalto gli inqualificabili retroscena e le connivenze che hanno permesso, ad una potenza straniera (USA), la realizzazione in territorio italiano di una mega struttura militare, non sembra fuor di luogo concordare con il parere di chi asserisce che tale struttura è adesso inquadrata, dai potenziali nemici degli USA, come un importantissimo strategico obiettivo militare. Il rischio per la popolazione civile delle zone siciliane interessate non è da sottovalutare, essenzialmente in un momento tanto preoccupante e insicuro come quello che si sta attraversando alle porte di casa. Tutto ciò, ovviamente, in aggiunta al temuto effetto patogeno del costante inquinamento elettromagnetico di vasti territori. Sembra, tuttavia, che i nostri illustri esponenti istituzionali, in quanto indaffarati in tutt’altre beghe politiche, non siano coscientemente interessati alla preventiva analisi del grave incombente pericolo rappresentato dall’imprudente consenso fornito nel tempo e tuttora confermato alla concreta “militarizzazione” della Sicilia. Non hanno accantonato l’atavico “viziaccio” di affidare alle “chiacchiere di parte” la preponderante occorrenza di “prevedere e provvedere”.