di redazione
Si torna a parlare di riforma del catasto nell’ambito della legge, attualmente in discussione in Parlamento, che delega al governo la riforma fiscale; un disegno di legge delega proposto dallo stesso governo Draghi.
La revisione della disciplina relativa al sistema di rilevazione catastale, contenuta nell’articolo 6 del disegno di legge delega sulla riforma fiscale, punta a modernizzare gli strumenti di individuazione e di controllo delle consistenze dei terreni e dei fabbricati. È prevista l’introduzione di modifiche normative e operative dirette ad assicurare l’emersione di immobili e terreni non accatastati. Oltre alla rendita catastale inoltre si prevede per ciascuna unità immobiliare di rilevare il relativo valore patrimoniale, in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato e introducendo meccanismi di adeguamento periodico. Questo senza che si determini un incremento nel gettito tributario, ovvero un aggravio per i cittadini delle tasse sulla casa.
Le nuove informazioni non saranno rese disponibili prima del 1° gennaio 2026 e intendono fornire una fotografia aggiornata della situazione catastale italiana. Gli estimi catastali, le rendite e i valori patrimoniali per la determinazione delle imposte rimangono quelli attuali. Le nuove informazioni raccolte non avranno pertanto alcuna valenza nella determinazione né delle imposte né dei redditi rilevanti per le prestazioni sociali.
Una riforma che registra forti contrasti e tensioni nella maggioranza di Governo, infatti si teme che dietro la riforma si celi una patrimoniale. Da una parte c’è chi sostiene che “l’aggiornamento costante dei valori di mercato significa più tasse”, dall’altra parte si replica che “la riforma del catasto ci viene chiesta dall’Europa ed è necessaria per ottenere i fondi del Recovery plan”. Nella Commissione Finanze della Camera, il 3 marzo scorso, un emendamento per l’abolizione dell’articolo 6 della legge delega non è passato per un solo voto.
Il Governo di Mario Draghi la ritiene dirimente e sollecita i lavori parlamentari. Una presa di posizione che è stata vissuta dai partiti come una pressione indebita da parte dell’esecutivo. L’intervento del premier rispecchia la linea che egli ha dettato all’indomani della salita al Colle di Sergio Mattarella: la delega fiscale rimane il primo punto della road map del governo e bisogna procedere spediti. Sul catasto, dunque, non sono ammessi cedimenti.
L’articolo 6 contenuto nel testo giunto all’esame della commissione Finanze, fissa i principi e i criteri direttivi per la modifica, attraverso l’adozione dei decreti legislativi. Per quanto riguarda i destinatari, nel documento che accompagna la legge delega dal titolo “Analisi dell’impatto della regolamentazione” si rileva che le previsioni relative al catasto fabbricati, sebbene come previsto non abbiano ripercussioni fiscali dirette, permanendo il riferimento fiscale alle rendite catastali attualmente vigenti, potrebbero interessare circa 39 milioni di persone fisiche e circa 1,5 milioni dì persone giuridiche, intestatarie di immobili urbani. Da una parte le norme mirano a prevedere strumenti da porre a disposizione dei comuni e dell’Agenzia delle entrate per facilitare e accelerare l’individuazione degli immobili o dei terreni non correttamente censiti. Dall’altra puntano a integrare le informazioni presenti nel catasto dei fabbricati, da rendere disponibili a decorrere dal primo o gennaio 2026. La finalità prioritaria è quella di consentire un maggiore controllo del patrimonio immobiliare, favorendo l’emersione di immobili non censiti ovvero censiti sulla base di rendite che non rispettano la reale consistenza e la destinazione degli stessi (fonte il Sole 24ore).
“I timori che la riforma nasconda nuove tasse sono concreti” – dice Ettore Minniti, segretario nazionale della Confedercontribuenti – “le irregolarità amministrative vanno fatte riemergere, vige sempre il principio della legalità. Condividiamo che gli immobili non censiti devono pagare rendite adeguate per una giustizia sociale, ma è reale il pericolo di nuovi tributi a carico di chi è in regola”.
L’articolo 7 della delega precisa che le nuove informazioni non saranno utilizzate “per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali”, cioè Imu, imposte di registro, tasse di eredità o donazione e reddito Isee.
“Ci si interroga” – prosegue Minniti – “a che serve una riforma del catasto, in questo momento difficile per l’umanità intera, con una guerra in corso, se la finalità è solo quella di una mera indagine statistica per scovare gli immobili-fantasma”?
Un interrogativo che rimane al momento senza risposta.