Sognavamo nelle notti feroci
Sogni densi e violenti
Sognati con anima e corpo:
Tornare; mangiare; raccontare.
Finché suonava breve sommesso
Il comando dell’alba:
“Wstawać”;
E si spezzava in petto il cuore.
Ora abbiamo ritrovato la casa,
Il nostro ventre è sazio,
Abbiamo finito di raccontare.
È tempo. Presto udremo ancora
Il comando straniero;
“Wstawać”.
11 gennaio 1946
(Primo Levi, La tregua, Torino, Einaudi, 1963)
Levi scrisse questa poesia il giorno dopo aver composto i celebri versi che aprono “Se questo è un uomo”, e la scelse poi – a segnare la continuità tra i due memoriali – come introduzione a “La tregua”, il secondo racconto del chimico torinese, che ripercorre l’incredibile odissea del suo viaggio di ritorno, su e giù per l’Europa, dopo la liberazione da Aushwitz.
Wstawać “È il comando dell’alba in Auschwitz, una parola straniera, temuta e attesa: alzarsi”.
(Loan)