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Internet e la democrazia

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Concetti come democrazia, libertà e diritto in chiave social, dovranno necessariamente avere dei check and balances come contraltare, per non degenerare in demagogia e concessione

di Giuseppe Accardi

Internet è la parola d’ordine del ventunesimo secolo, uno slogan, un motto, un imperativo che ha reso la nostra società evoluta al dì là di ogni immaginazione. La rivoluzione tecnologica e digitale oggi in atto permea la vita dei singoli individui, indistintamente dalla loro etnia, lingua, cultura, religione, fede politica. Che sia una democrazia stabilizzata o una inedita forma di totalitarismo, la rete, è parte integrante della nostra quotidianità e oltre tutto funge da strumento di misurazione del grado di democrazia e delle libertà fondamentali.

Sebbene l’accesso alla rete telematica vari da nazione a nazione, la possibilità dell’utilizzo della stessa caratterizza l’orizzonte di senso di milardi di persone, con percentuali di accesso degli utenti che rasentano il 90% nell’occidente globalizzato.

Per certi versi, negli ultimi anni, si è cercato di comparare l’accesso ad internet alla stregua di un Diritto Fondamentale, declinato sia sotto il profilo dell’accesso al contenuto e quindi strumento necessario per la realizzazione della libertà di manifestare il proprio pensiero (riferimento all’art.21 della Costituzione), sia sotto il profilo del diritto sociale, ovvero una pretesa soggettiva a prestazioni pubbliche, al pari di sanità, istruzione e previdenza.

Dalla metà degli anni Novanta il dibattito all’interno dell’opinione pubblica ha generato diversi quesiti e nello specifico ci si è chiesto se la democrazia contemporanea possa essere compatibile con la rete digitale e se da essa si possa trarne beneficio o possa degenerare in una forma diversa. Analizzando la questione e cercando di fare luce, sulle numerose ombre che circondano questa realtà, è possibile trovare molte risposte esaustive ai quesiti sollevati.

In primis, è universalmente riconosciuto che grazie alla rete di ultima generazione, siamo in grado oggi di avere a disposizione un quantitativo d’informazione che mai nella storia ha avuto precedenti. Altresì è di fondamentale importanza la possibilità di mantenere rapporti sociali al di là di spazio e tempo; inoltre, sfruttando suddette tecnologie, è possibile trarre benefici che non sono quantificabili.

Ciononostante, l’utilizzo della rete internet, non ha ancora espresso appieno tutte le sue capacità. In termini politici, essa potrebbe essere utilizzata in un’ottica di democrazia formale e partecipativa, trasformando la democrazia rappresentativa in democrazia diretta e fungendo da collante tra i cittadini e i propri rappresentanti, che potrebbero beneficiare della rete per mettere al vaglio degli elettori determinati provvedimenti e ambiti, anche tra un’elezione e l’altra, tramite il cosiddetto voto elettronico, esperienza già sperimentata negli USA, e in fase embrionale in Italia con i Cinquestelle. Esperienza, quest’ultima, che ha generato risultati contraddittori.

Proprio il carattere contraddittorio e ambiguo di queste tecnologie è ciò che non consente di applicare la cosiddetta Democrazia Continua, con partecipazione costante dei cittadini. La possibilità di cybercontraffazione, manipolazione e geolocalizzazione dei dati è molto alta e ciò genera scetticismo e mancanza di fiducia in questi sistemi di ultima generazione.

La tutela dei dati e della privacy di ognuno è forse l’aspetto decisivo della questione. Ogni giorno, per accedere ai contenuti in rete, utilizzare qualsiasi app, siamo costretti ad accettare cookies che violano la nostra privacy e che raccolgono informazioni sugli utenti, per prevedere i comportamenti di ciascuno. La Self-Regoulation di internet, infatti non consente una tutela completa dei nostri dati e non ci può assicurare che l’utilizzo degli stessi, venga limitato ai soli fini commerciali. I Database di Google e dei maggiori social network, sono i più grandi archivi di dati mondiali sulle popolazioni e contengono moltissime informazioni su di esse, più di ogni altro organismo o ente sulla faccia della terra, e in futuro potrebbero diventare un pericolo per le democrazie. Come ad esempio già accade in Cina, dove l’ottica capitalistica dell’accumulazione e vendita dei dati, viene sostituita dalla logica governamentale e del controllo, dove i dati dei cittadini vengono raccolti, analizzati ed utilizzati generando il cosiddetto sistema di credito sociale.

In ultima istanza, occorre analizzare anche la libertà dell’informazione online che vige in ogni singolo paese e che determina il livello complessivo di democrazia. Negli ultimissimi anni assistiamo infatti, anche nelle cosiddette democrazie mature, ad una parziale censura dell’informazione, che molto spesso è accompagnata ad una propaganda unilaterale a reti unificate che non consente una libera scelta e parallelamente la libertà di espressione e che costringe ad un ripensamento dell’uso di questa tecnologia anche per esercitare i diritti costituzionalmente garantiti.

Concetti come democrazia, libertà e diritto in chiave social, dovranno necessariamente avere dei check and balances come contraltare, per non degenerare in demagogia e concessione.