AGI – Un pacchetto di oltre 100 voti che fa gola a tutti. A Silvio Berlusconi, al quale per ambire al Colle più alto servono come minimo una cinquantina di voti da pescare al di fuori dello schieramento di centrodestra. Allo stesso centrodestra, se vuole puntare ad eleggere un presidente della Repubblica di ‘area’. Ma anche al centrosinistra e M5s, se vogliono impedire a Lega, FdI e Forza Italia di giocare da soli la partita per il Quirinale.
Pallottoliere alla mano, gli oltre 100 grandi elettori delle forze di centro e degli ‘ingovernabili’ del gruppo Misto potrebbero dunque fare la differenza e essere determinanti ai fini dell’elezione del nuovo capo dello Stato. Mentre si vanno via via definendo i 58 delegati regionali (mancano all’appello solo Trentino-Alto Adige, che sceglierà lunedì, e Emilia Romagna e Toscana che procederanno martedì prossimo), i partiti iniziano a far di conto per stabilire la strategia da mettere in campo.
L’area di centro prova a ‘smarcarsi’ dai due poli e tentare di stabilire una linea comune. Ma il cammino è impervio, anche perché l’obiettivo dei più (non rivelato pubblicamente) è di tenersi le mani libere per ‘trattare’ e fare l’ago della bilancia. A finire tra i principali sospettati è Matteo Renzi, che domani riunirà il partito.
Ma ‘sospetti’ si nutrono, nel centrodestra, anche tra i centristi di Coraggio Italia, che detiene 32 grandi elettori e ha garantito di essere leale al centrodestra ma non suddito e che voterà per Berlusconi solo se le sue chance di essere eletto sono concrete.
Poi c’è il ‘gruppone’ dei parlamentari del Misto, in queste ore contattati da tutti (stando ai rumors e ad alcune dirette ammissioni anche dagli ‘emissari’ del Cavaliere), il cui voto è doifficilmente ‘gestibile’ per i due schieramenti tradizionali. I grandi elettori dei partiti che fanno riferimento all’area di centro, sommati tra Camera e Senato, sono più di un’ottantina. Anche il ‘peso’ numerico dei parlamentari del Misto si aggira attorno a una ottantina di voti.
Stando ai numeri delle forze politiche in Parlamento, nessuno – nè il centrodestra nè, tantomeno, il centrosinistra – ha la forza di eleggere il Capo dello Stato senza puntare a una convergenza più ampia: per i primi tre scrutini occorre infatti la maggioranza dei due terzi, che equivale a 672 voti.
Dunque, i ‘giochi’ si decideranno dalla quarta votazione in poi, quando l’asticella scende e per eleggere il successore di Mattarella basterà la maggioranza assoluta, pari a 505 voti. Ma anche in questo caso determinante sarà ‘aggiudicarsi’ il pacchetto di voti in mano al centro o al ‘gruppone’ degli ‘ingovernabili’ del Misto, anche se il centrodestra ha qualche chance numerica in più.
Esclusi i delegati regionali (che sono 58), il centrodestra (Forza Italia, FdI e Lega), sulla carta può contare su oltre 400, che arrivano a toccare minimo quota 450 con le forze minori (da Udc a Coraggio Italia). Il centrosinistra (Pd, Leu, M5s) può invece contare su 410-420 voti (contando i ‘piccoli’ di area). Ed ecco che entrano in gioco i voti dei centristi: Italia viva dispone di 16 senatori e 27 deputati; Coraggio Italia alla Camera conta 25 deputati a cui si aggiungono i 7 senatori di Idea-Cambiamo, per un totale di 32; Azione-Più Europa ha 2 senatori e 3 deputati; infine, Noi con l’Italia conta 5 deputati. Per un totale di 84 voti.
Più ampio il bacino di voti del gruppone dei cosiddetti ‘cani sciolti’: al Senato il Misto conta 47 componenti, di cui 23 non iscritti ad alcuna componente (per lo più si tratta di ex M5s); poi ci sono i 2 senatori del Maie, i 3 di Italexit di Paragone, 1 di Italia dei valori e 1 di Potere al popolo. Alla Camera il gruppo Misto è composto da 66 deputati, di cui 14 di Alternativa, componente che si colloca all’opposizione del governo Draghi e formata per la maggioranza da ex M5s; Maie-Facciamo Eco conta 8 deputati, Centro democratico 6; 26 i non iscritti ad alcuna componente, per un totale di circa 80 voti.
Quanto ai delegati regionali, il ‘grosso’ degli eletti proviene dai partiti più grandi: tra i ‘piccoli’ del centro solo l’Udc si è accaparrata delegati regionali, in tutto 2, e Cambiamo 1 (il governatore ligure Toti). Il resto dei delegati proviene da Lega (11); Forza Italia (8); FdI (5); Pd (15) e M5s (4). Mancano ancora Trentino-Alto Adige, che eleggerà i suoi delegati regionali lunedì 17, mentre martedì 18 gennaio toccherà a Emilia-Romagna e Toscana.
Con i delegati regionali, lo schieramento di centrodestra, contando i tre partiti maggiori (Lega, FdI e Forza Italia) può contare al momento su 129 elettori di Forza Italia (79 Camera e 50 Senato) più 8 delegati regionali; 58 parlamentari FdI (37 Camera e 21 Senato), più 5 delegati regionali; 197 parlamentari Lega (133 Camera e 64 Senato), più 11 delegati regionali, per un totale di 408 grandi elettori.
Con i voti dei ‘piccoli’ del centro arriva a toccare quota 450. Il centrosinistra (considerando solo Pd, M5s e Leu) può invece contare su 382 voti a cui vanno aggiunti i voti dei piccoli che gravitano nell’area e che appoggiano il governo e 15 delegati regionali dem e 4 pentastellati per un totale di 401 grandi elettori (232 M5s, di cui 74 Senato e 158 Camera; 133 Pd di cui 39 Senato e 94 Camera; 17 Leu, di cui 5 Senato e 12 Camera), numero che può crescere fino a 420 con parlamentari di ‘area’.
Source: agi