Il governo ha deciso di andare avanti, senza esitazione, perché la scuola rimanga aperta, anche in piena ondata della variante “Omicron”, vistosamente molto più contagiosa delle precedenti, con gli ospedali pieni di pazienti Covid e terapie intensive in over-booking. Si vedrà, a breve giro di posta, l’esito di questa scelta che ha fatto molto discutere
di Anna La Mattina
«Dobbiamo affrontare un anno di realismo, con prudenza, fiducia e unità», chiarisce il presidente del Consiglio, Mario Draghi, aprendo la conferenza stampa del 10 gennaio scorso e prosegue: «Vogliamo essere cauti, ma vogliamo minimizzare gli effetti economici, sociali e soprattutto sui ragazzi che hanno risentito più di tutti delle chiusure delle scuole».
Questo è ciò che è emerso, con estrema, chiarezza dalla conferenza stampa di lunedì 10 gennaio, in cui il premier Draghi, insieme al Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, ha ribadito le misure anti-covid predisposte nei precedenti decreti: il governo ha deciso di andare avanti, senza esitazione, perché la scuola rimanga aperta, anche in piena ondata della variante “Omicron”, vistosamente molto più contagiosa delle precedenti, con gli ospedali pieni di pazienti covid e terapie intensive in over-booking: “Basta coi lockdown!”.
I medici in prima linea e i dirigenti delle strutture sanitarie Covid, non sono dello stesso avviso ed esprimono tutta la loro preoccupazione: “la variante Omicron non è affatto un’influenza, asserisce il dott. Vincenzo Provenzano, direttore del Covid Hospital di Partinico ed ha definito la variante “omicida”, senza mezzi termini. Prosegue: “siamo di fronte ad una malattia nuova, che non colpisce più soltanto i polmoni, ma possiamo definirla come una sindrome multiorgano e non guarda in faccia nessuno: anziani, ma anche giovani, anche senza fragilità di alcun tipo, non vaccinati… ma anche sì! A fronte di tutto ciò, sembra che il governo voglia minimizzare e la scuola italiana viene mandata allo sbaraglio”.
Nei giorni precedenti la riapertura delle scuole, i presidi hanno vissuto ore di concitazione, nel tentativo di far valere le proprie ragioni, a sostegno della salute degli studenti e del personale tutto, facendo pressione sui Presidenti di Regione, due dei quali (Campania e Sicilia), hanno intrapreso un percorso autonomo, in particolare in Sicilia si è ottenuto di ritardare di tre giorni l’inizio delle lezioni. In Campania, invece, il Presidente De Luca disponeva la chiusura delle scuole fino al 29 gennaio, per contrastare la recrudescenza dei contagi, ma il TAR ha bloccato l’iniziativa, in seguito al ricorso di alcuni genitori.
Adesso si attende di cominciare, tra mille provvedimenti, che prevedono misure diverse per quantità di contagi nelle classi… e ce n’è abbastanza per confondersi: le dirigenze scolastiche stanno lavorando alacremente e non senza preoccupazioni, per la riapertura in sicurezza e chiedono che vengano fornite gratuitamente le mascherine FFp2, obbligatorie per tutti, docenti e studenti e personale scolastico.
Il problema è che la contagiosità della variante Omicron è veramente enorme: la metà degli abitanti dei piccoli e medi centri, si trova in isolamento, per aver contratto il virus o semplicemente perché entrato in contatto con persone risultate positive al Covid. Gente che si è infettata negli ospedali, anche il personale sanitario non è scampato ai contagi, ragione per cui diventa difficile ottemperare a tutte le richieste di ricovero, causando le file delle ambulanze, in attesa di poter lasciare entrare i pazienti al pronto soccorso.
Chiunque di noi sta apprendendo, in queste ore, di avere un parente o un conoscente positivo: la variante Omicron sta bussando alle nostre porte.
In realtà il vaccino rappresenta una protezione efficace contro questa nuova ondata, ma riguarda soprattutto chi ha già fatto la terza dose ed abbia superato i 15 giorni che permettono al vaccino di entrare in azione, per cominciare a sviluppare gli anticorpi. Per i vaccinati con la terza dose, in genere i sintomi della malattia, quando si manifestano, in realtà somigliano ad una influenza; lo stesso non si può dire per i cosiddetti no-vax, ma anche di tutti coloro che hanno fatto le prime due dosi di vaccino e che essendo in attesa del proprio turno per ricevere il terzo richiamo, si trovano con pochi anticorpi.
Va da sé che, insegnanti over 50 e 60 (e sono tanti!), che sono in attesa del booster, in questa situazione sono assolutamente esposti! Ma se si ferma la scuola, si ferma il Paese: chi deve andare a lavorare, non potrebbe farlo, perché i bambini rimarrebbero a casa incustoditi. Evidentemente un nuovo lockdown è un lusso che non ci si può più permettere: questo si evince dalla posizione governativa!
Di fatto, essendo così estesi i contagi, molti negozi, ristoranti e locali pubblici, hanno chiuso per mancanza di clienti; al solito lavorano a pieno ritmo, supermercati e farmacie. Altri tipi di esercizi che possono scegliere lo smart-working, l’hanno già messo in atto, anche per la diffusione dei contagi in ambito lavorativo.
Sembra un problema senza soluzione. Ad ogni modo si vedrà a breve giro di posta, l’esito di questa scelta che ha fatto molto discutere. Non si capisce bene dove si voglia andare a parare: data la facilità di contagiarsi, si obbligano gli studenti a prendere i mezzi pubblici (luoghi privilegiati di diffusione) per recarsi a scuola; lì punto d’incontro di personale docente e non, classi in molti casi non adeguate; bisogna stare con le finestre aperte, per ventilare le aule, con il clima rigido dell’inverno. Per quanto si potranno disinfettare, sedie, banchi, cattedre e maniglie delle porte, contagiarsi sarà molto facile e prevedibile.
Le parti sociali hanno detto che aprire le scuole, in una simile situazione, è addirittura “delinquenziale”. Ma il governo, questa volta, pare essere più attento al “successo formativo” degli studenti, che alla vita stessa.
A volte ciò che si tace è più chiaro di ciò che si dice…