AGI – È stata realizzata una nuova mappa del disco esterno della Via Lattea che mostra resti di bracci di marea eccitati dalle interazioni con le galassie satellitari nel lontano passato. A rivelarlo è stato un team internazionale di astronomi guidato dall’Università Imperiale di Tokyo ed i loro risultati sono stati pubblicati negli avvisi mensili della Royal Astronomical Society.
“Tipicamente questa regione della Via Lattea è rimasta poco esplorata a causa della polvere interposta che oscura notevolmente la maggior parte del piano intermedio galattico – ha affermato Chervin Laporte, primo autore dello studio che ha svolto le sue ricerche mentre lavorava al Kavli Institute for the Physics and Mathematics of the Universe, attualmente ricercatore presso l’Istituto di Scienze del Cosmo dell’Università di Barcellona (ICCUB-IEEC) – mentre la polvere influisce sulla luminosità di una stella, il suo movimento rimane inalterato. Di conseguenza, è possibile utilizzare il movimento delle stelle per eseguire la tomografia delle regioni più esterne della Galassia”.
La nostra Via Lattea è circondata da 50 galassie satellite e nel suo passato ha già inghiottito numerose galassie. Attualmente, si pensa che la Via Lattea sia stata perturbata dalla galassia nana del Sagittario. Tuttavia, nel suo passato più lontano potrebbe aver interagito con un altro intruso, il Gaia Sausage, che ora ha disperso i suoi detriti nell’alone stellare sul bordo esterno della nostra galassia.
I ricercatori hanno ipotizzato che queste strutture sottili fossero resti di bracci di marea del disco della Via Lattea, che in passato furono eccitati in momenti diversi da vari satelliti. “In uno studio precedente, abbiamo mostrato che una delle strutture filiformi nel disco esterno, chiamata Anticenter Stream, aveva stelle che erano prevalentemente più vecchie di 8 miliardi di anni, il che la rendeva potenzialmente troppo vecchia per essere stata causata dal solo Sagittario, ma più in linea con un’origine derivante dal Gaia Sausage – ha dichiarato Laporte – un’altra possibilità sarebbe che non tutte queste strutture siano in realtà vere sottostrutture del disco, ma formino invece le creste delle onde di densità verticale nel disco viste in proiezione formando un’illusione ottica che il disco sia altamente sottostrutturato”.
Quindi il team ha analizzato i dati sul movimento di Gaia, resi disponibili nel dicembre 2020 dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), per identificare strutture coerenti. La mappa ha rivelato l’esistenza di molte strutture filamentose rotanti coerentemente sconosciute sul bordo del disco.
Ha anche fornito una visione globale più nitida delle strutture precedentemente note. Le simulazioni numeriche prevedono che tali strutture filamentose si formino nel disco esterno da interazioni satellitari passate, tuttavia l’enorme quantità di sottostruttura rivelata da questa mappa non era prevista e rimane un mistero. Le prossime indagini faranno luce anche sulle loro origini attraverso la tecnica delle velocità radiali complementari, le abbondanze chimiche e le potenziali età stellari.
Source: agi