AGI – C’è molta preoccupazione per la Bosnia-Erzegovina. L’Alto rappresentante internazionale, Christian Schmidt, nel suo ultimo rapporto avverte di un rischio di destabilizzazione e secessione del Paese balcanico. Doveva partecipare al Consiglio di sicurezza dell’Onu ma Mosca si è opposta. Il documento sarà comunque analizzato ma non verrà presentato direttamente da Schmidt.
Nel testo, parzialmente trapelato a vari media bosniaci, l’autore, ex ministro dell’agricoltura tedesco, sottolinea che la Bosnia-Erzegovina deve affrontare “la più grande minaccia esistenziale del dopoguerra”. L’esperto richiama l’attenzione sul rischio reale che il leader politico serbo-bosniaco Milorad Dodik concretizzi le sue minacce nazionaliste e ritiri le truppe serbe dall’esercito centrale bosniaco per formare il proprio, contrariamente alla Costituzione.
“Un passo del genere riporterebbe indietro l’orologio di 15 anni nella riforma della difesa e ancor di più nella costruzione di fiducia e sicurezza”, avverte Schmidt, convinto che le azioni di Dodik “mettano in pericolo la pace e la stabilità del Paese e della regione”. Senza una risposta da parte della comunità internazionale, “le possibilità di nuove divisioni e conflitti sono molto reali”, non solo per il Paese, ma per l’intera regione, si legge nel rapporto dell’Alto rappresentante.
Secondo l’Accordo di pace di Dayton che, sancito dalla Costituzione, ha posto fine a tre anni e mezzo di guerra tra bosniaci musulmani, serbi e croati nel 1995, la Bosnia-Erzegovina è uno Stato composto da due entità autonome: quella serba e quella comune di musulmani e croati, con istituzioni di potere centrale.
Dodik, membro serbo della dirigenza collegiale bosniaca, ha assicurato in diverse occasioni di voler recuperare alcuni poteri autonomi per l’entità serbo-bosniaca divenuti centrali, come le sue stesse truppe o la magistratura con il pretesto che si tratta di un ritorno all’originale accordo di Dayton. Schmidt insiste però che il ritiro delle istituzioni centrali sarebbe una violazione della Costituzione e “sarebbe una secessione senza proclamazione”.
Il filorusso Dodik nega che la sua intenzione sia quella di provocare conflitti, ma di riconquistare i poteri che l’entità serba ha perso a causa di decisioni imposte da Alti rappresentanti internazionali a favore dei musulmani bosniaci.
Le tensioni in Bosnia, Paese da anni in blocco permanente a causa di dissidi interni tra i vertici dei tre popoli, si sono acuite dallo scorso luglio quando il predecessore di Schmidt, Valentin Inzco, ha vietato con una legge la negazione del genocidio di Srebrenica e altri crimini di guerra. I leader serbo-bosniaci, guidati da Dodik, hanno respinto la decisione e hanno risposto con il boicottaggio della Presidenza, del Parlamento centrale e del Consiglio dei ministri, ritenendo che la legge fosse diretta contro i serbi, i quali negano che l’uccisione di 8 mila musulmani a Srebrenica sia stata una genocidio.
Schmidt si è insediato lo scorso agosto, accolto dai musulmani bosniaci e respinto nel corpo serbo-bosniaco. Russia e Cina cercano di indebolire la posizione dell’Alto rappresentante in Bosnia chiedendo che sia privato dei suoi poteri speciali, che ritengono non necessari. Secondo diverse fonti ufficiose, la Russia ha bloccato la partecipazione di Schmidt alla sessione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, minacciando di porre il veto anche all’estensione della missione europea Eufor in Bosnia-Erzegovina, che sarà presumibilmente approvata oggi per un anno, con una risoluzione.
“La situazione in Bosnia-Erzegovina è fonte di grande preoccupazione per l’Ue e vi è un forte impegno diplomatico dell’Unione, assieme agli Stati Uniti, per trovare una soluzione alla crisi in corso”. Lo ha dichiarato il portavoce dell’Ue per la Politica estera, Peter Stano, rispondendo a una domanda sull’ultimo rapporto dell’Alto rappresentante speciale per la Bosnia-Erzegovina, Christian Schmidt, secondo cui c’è un alto rischio di secessione nel Paese.
“Il nostro rappresentante speciale per la Bosnia ha avuto incontri con i leader politici per fare arrivare il nostro messaggio: siamo molto chiari che deve cessare ogni azione divisiva, le azioni unilatarali che mettono a repentarglio l’integrità territoriale della Bosnia-Erzegovina devono cessare. Dobbiamo impegnarci in un dialogo politico perchè è l’unica via costruttiva per andare avanti. Ogni azione unilaterale divisiva deve cessare, per il bene per la popolazione della Bosnia-Erzegovina e per il bene della sua prospettiva europea”, ha aggiunto.
Source: agi