AGI – Dalla fisica delle particelle alla struttura della materia; dalla fisica computazionale alla scienza della complessità: il nobel va finalmente ad un fisico “totale” come Giorgio Parisi.
La motivazione sembra esoterica: “la scoperta dell’interazione tra disordine e fluttuazioni nei sistemi fisici dalla scala atomica a quella planetaria”.
Una frase che cerca di riassumere una vita alla ricerca di quello che fa andare la fisica oltre i mattoni che costituiscono la materia, su cosa succede quando questi mattoni li metto insieme.
La ricerca di Parisi è fondamentale per andare oltre alla vecchia fisica delle particelle: una volta che ho capito gli elettroni, una volta che ho capito gli atomi, che succede quando li metto insieme? Come diceva il suo collega Pietronero, bisogna passare dallo studio dei mattoni a quello dell’architettura.
Una architettura in cui il disordine è fondamentale, nel dettare sia i limiti che le possibilità.
La teoria dei vetri di spin – di cui Parisi è uno dei grandi padri – nella sua generalità riesce a parlarci di come si piegano le proteine, di quanta informazione può contenere un cervello, ma anche di come l’essere in disaccordo genera la possibilità di infiniti modi di essere in equilibrio come società, genera una ricchezza di possibilità.
Parisi ha creato non solo una nuova matematica, ma anche una scuola di persone che, cresciute nel rigore degli studi di Fisica, sta affrontando con successo – e con metodi innovativi – problemi in molteplici campi: dalla forma degli stormi degli uccelli agli algoritmi per verificare la soddisfacibilità di proposizione logiche, dalle proprietà delle polveri agli impacchettamenti delle mele, dalla struttura dei materiali amorfi alle capacità delle reti neuronali, dalla dinamica dell’RNA agli ingorghi del traffico.
E questo senza parlare di tutte le metodologie matematiche e computazionali più esoteriche che continuano a trovare applicazioni concrete.
Eppure Parisi rappresenta una tipologia di scienziato che probabilmente non vedremo più: un fisico teorico che non è costretto a inseguire i capricci del mercato per sopravvivere (ovvero avere i fondi per la ricerca e per i suoi studenti), uno scienziato che guidato dalla curiosità e dall’etica è libero di indirizzare la ricerca verso direzioni rischiose, affascinante, avventurose: le sole che portano tanti fallimenti ma anche i veri passi avanti dell’umanità.
Source: agi