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In Usa le aziende cercano di "acchiappare" lavoratori 

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AGI – In più di 30 anni nel settore della vendita al dettaglio, “non ho mai visto niente del genere prima” E’ lo sfogo raccolto dal Financial Times di Ken Giddon, titolare di Rothmans, l’azienda di abbigliamento maschile che gestisce con suo fratello e che non solo è sopravvissuta alla pandemia ma si sta espandendo da tre punti vendita di New York a quattro. Tutto è pronto per l’apertura della nuova sede, se non fosse che Giddon non riesce a trovare le dieci persone di cui ha bisogno per il nuovo punto vendita. 

 E’ solo l’ultimo caso di una serie di lamentele registrate dai datori di lavoro in settori che vanno dalle case di cura alle aziende di trasporto, dopo 18 mesi in cui i timori per la pandemia, la carenza di assistenza all’infanzia e l’aumento dei sussidi di disoccupazione hanno tenuto milioni di americani fuori dal mercato del lavoro. 

Non ci sono persone disposte a lavorare nei negozi o supermercati 

Ma la carenza di persone disposte a lavorare nei negozi e nei magazzini si sta facendo particolarmente sentire. Il numero di posti di lavoro al dettaglio non occupati è salito da circa 750.000 prima del Covid a 1,1 milioni dello scorso luglio, lasciando i datori di lavoro a caccia di personale per la stagione delle vacanze, i mesi critici in cui la maggior parte delle catene registrano un aumento del loro giro d’affari.

Mentre Giddon sta avendo difficoltà a trovare solo 10 dipendenti, Ft cita un altro caso, quello di Dick’s Sporting Goods che sta cercando 10.000 dipendenti per soddisfare la domanda che si aspetta da qui a Natale. Kroger e Michael’s invece sono a caccia di 20.000 lavoratori stagionali ciascuno, mentre Amazon ne vorrebbe reclutare 125.000. 

 “Non ci sono abbastanza lavoratori nella catena di approvvigionamento, e questa mancanza avrà un impatto su tutto, dalla disponibilità nei negozi all’impossibilità di soddisfare tutti gli ordini online in modo tempestivo”, ha detto Neil Saunders, amministratore delegato di GlobalData Retail, e riportato dal Ft.  “Visto che ci sarà meno personale per assistere i clienti – ha aggiunto – questa sarà una stagione difficile per i rivenditori”.

Le aziende aumentano i salari e pensano a nuovi “bonus”

Cosa fare? Molte aziende hanno già aumentato i salari dall’inizio della pandemia, con Walmart che ha ritoccato la tariffa oraria minima da 11 a 15 dollari. Ma in un mercato del lavoro così stretto, le più grandi aziende stanno anche pensando a nuovi incentivi che vanno ben oltre quello che hanno offerto negli anni precedenti. 

Amazon sta ipotizzando di mettere a disposizione un maxi bonus di 3.000 dollari, Dollar General sta offrendo agli autisti bonus iniziali di 5.000 dollari, e Macy’s sta pagando il suo personale esistente fino a 500 dollari se presentano un amico o un membro della famiglia interessato a trovare un lavoro.

La catena di grandi magazzini, che spera di assumere 48.000 lavoratori stagionali, ha fatto inoltre sapere ai potenziali candidati che i colloqui di lavoro possono essere fatti online in soli cinque minuti. 

I colloqui di lavoro durano sempre di meno

Ad esempio Walmart ha tagliato i tempi dell’iter di assunzione da due settimane a circa 24 ore, mentre Best Buy sta offrendo ai dipendenti stagionali sconti dal 5 al 25 per cento sulle tasse universitarie, oltre a iscrizioni in palestra a basso costo e risparmi sui piani assicurativi per le loro case, auto o persino animali domestici. 

Consapevoli del rischio che la carenza di personale possa durare oltre la fine dell’anno, secondo quanto riferisce al Ft Mark Cohen direttore delgi studi sul commercio al dettaglio alla Columbia University, un numero crescente di rivenditori stanno adattando questi incentivi per incoraggiare le reclute stagionali a rimanere. E mentre vengono offerti salari sempre più alti, le grandi aziende stanno invece elargendo incentivi notevoli al loro personale più esperto per evitare che lascino l’impiego. 

Target, ad esempio, assumerà 100.000 persone per le vacanze, in calo rispetto alle 130.000 dell’anno scorso, ma offrirà ai dipendenti esistenti altre 5 milioni di ore di lavoro durante la stagione ad un costo di circa 75 milioni di dollari.

Big Lots, nel frattempo, ha riferito agli analisti il mese scorso che ha inventato il “bonus di permanenza” per mantenere il personale esistente al lavoro, aumentando ad esempio lo sconto di cui godono i dipendenti nei suoi negozi dal 20 per cento al 30 per cento. 

I candidati lavoratori temono i rischi alla loro salute

Tuttavia, osserva il Ft, gli incentivi offerti sono finora troppo pochi per accontentare coloro che chiedono migliori condizioni. “I lavoratori vogliono vedere più di un bonus di assunzione una tantum o di incentivi rapidi che non risolvono i problemi di fondo, primo fra i quali quello di incorrere in immensi rischi e danni alla loro salute fisica e mentale mentre la pandemia è in corso”, ha osservato Bianca Agustin, direttore della responsabilità aziendale di United for Respect.

 A suo giudizio, le aziende dovrebbero invece aumentare la paga di base ad almeno 15 dollari l’ora, fornire altri 5 dollari l’ora in “indennità di rischio“, garantire un adeguato tempo libero pagato e dare ai lavoratori una voce nel processo decisionale.  Ma contro la carenza di personale, le aziende del commercio al dettaglio stanno facendo ricorso anche ad altri espedienti. 

Craig Johnson di Consumer Growth Partners, una società di consulenza e ricerca, racconta che alcuni negozi stanno installando casse self-service per risparmiare sul personale oppure reindirizzando i consumatori alle loro operazioni di e-commerce, che hanno bisogno di meno persone per soddisfare gli ordini.

 Insomma è corsa agli incentivi e i rivenditori che non sono in grado di proporne di allettanti, faranno fatica a riempire le loro posizioni: in questa categoria, rientra
la maggior parte dei proprietari di negozi indipendenti. Sono i rivenditori più piccoli che hanno mostrato “una fantastica capacità di innovazione”, ha evidenziato Nela Richardson, capo economista dell’elaboratore di buste paga ADP. Ma, ha aggiunto, “dove le piccole imprese non possono competere è sul salario minimo”. Questo è confermato dai sondaggi. Negli ultimi tre mesi, ha riferito Chuck Casto di Alignable, la quota di piccoli commercianti al dettaglio che dicono di trovare molto difficile assumere è passata dal 47% al 62%. 
L’azienda di Giddon è tra queste. “Non possiamo garantire il rimborso delle tasse scolastiche” o gli altri vantaggi che i grandi rivenditori stanno offrendo. “Siamo una piccola azienda. È impossibile per un piccolo uomo competere con i grandi”. 

Source: agi


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