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Al via il nuovo anno scolastico con il Green pass. La scuola rischia il caos, il timore dei presidi

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Oltre alla predisposizione degli ambienti scolastici e del posizionamento dei banchi, secondo le regole del distanziamento sociale, l’uso di mascherine e dei disinfettanti, il contingentamento delle uscite dall’aula, le entrate ed uscite differenziate dall’istituto, la vera novità di quest’anno è stato il “Green pass”, il cui possesso è “conditio sine qua non” per il personale docente e non docente. Gli alunni non ne hanno l’obbligo: per loro basta un’autodichiarazione da parte dei genitori

di Anna La Mattina

Quasi quattro milioni di studenti ieri hanno varcato la soglia della scuola, al suono della prima campana, dopo tanta attesa e diversi preamboli e congetture su come sarebbe stata avviata la riapertura del nuovo anno scolastico a fronte dell’emergenza della pandemia da covid19, che non accenna a placarsi nonostante i passi avanti fatti grazie ai vaccini in campo.
Il Ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi “scommette” sulla scuola in presenza sin dall’inizio e, ci si auspica, fino alla fine. È così che il 13 settembre la scuola apre i battenti nella maggior parte del territorio nazionale, con punte di anticipo al 6 settembre in Trentino alto Adige e di posticipo al 20 settembre in Calabria; le altre regioni aprono tra il 13 ed il 16 settembre.
Per aprire in sicurezza occorreva lanciare una serie di provvedimenti, su tutto il territorio nazionale, atti al contenimento (talvolta anche coercitivo) del contagio dall’ormai famoso Coronavirus. Orchestrare la scuola dell’autonomia, sul territorio nazionale, non è uno scherzo e nemmeno un gioco da ragazzi! Ma vediamo come si è pensato di procedere.
Oltre alla predisposizione degli ambienti scolastici e del posizionamento dei banchi, secondo le regole ormai arcinote del distanziamento sociale (almeno un metro di distanza boccale tra gli studenti e due metri di distanza dalla cattedra), l’uso di DPI (dispositivi di protezione individuali), l’uso dei disinfettanti, il contingentamento delle uscite dall’aula, le entrate ed uscite differenziate dall’istituto, la vera novità di quest’anno è stato il “Green pass”, il cui possesso è “conditio sine qua non” per il personale docente e non docente. Gli alunni non ne hanno l’obbligo: per loro occorre soltanto un’autodichiarazione, da parte dei genitori, per gli alunni minorenni, dove attestano che il proprio figlio può frequentare la scuola, perché esente dal contagio e dalla malattia. Il documento deve essere inviato per via telematica nel registro elettronico, dalla famiglia, prima dell’ingresso del proprio figlio a scuola.
Ma tornando al green pass per docenti ed operatori scolastici in generale: se questi lavoratori non posseggono il green pass, il loro ingresso a scuola non è consentito e siccome sarebbe un’assenza ingiustificata, viene sospeso loro lo stipendio! Ma non è finita qui: se per cinque giorni consecutivi il docente/lavoratore non ha provveduto a procurarsi il prezioso documento, viene sospeso lo stipendio. Questa è la regola madre.
Ma come fare nel concreto per verificare tutti i green pass con relative scadenze? Soltanto l’idea di pensare a ciò che sarebbe successo ogni mattina, all’ingresso di ogni scuola, metteva i brividi addosso: per fortuna il Ministero ha pensato ad un software che consente ai presidi, in maniera autonoma ed automatica di avere in tempo reale tutti i green pass dei docenti e del personale ATA, direttamente dalla presidenza.
Dobbiamo ammettere che la cosa ha funzionato benissimo, non creando disagio alcuno; non altrettanto bene per la salvaguardia della cosiddetta privacy individuale, ormai mandata in soffitta dalla pandemia in poi, ma al contempo tanto declarata.
Tuttavia la vera novità sono stati i ragazzi: gli studenti, ormai abituati allo stile relazionale e comportamentale a cui la pandemia ci ha abituati, loro… ex giocosi ed irruenti, oggi sembrano ormai rassegnati ai nuovi comportamenti appresi. Essi si sono presentati, composti, tutti muniti di mascherina chirurgica, si dirigevano verso i loro banchi, senza spostarli di un millimetro, occupando per primi gli ultimi posti, gli ultimi arrivati occupavano le prime file… ma tutti in religioso silenzio, mentre l’insegnate legge i numerosi fogli contenenti le regole anti-Covid da osservare, da parte di studenti, docenti e famiglie.
Nel linguaggio non verbale dei loro corpi, ci sta tutta l’incertezza che questa “nuova generazione perduta” prova, rispetto ad un futuro comunque incerto, che nonostante tutta la buona volontà degli attori in campo, niente assicura che tutto procederà per il meglio e che non si debba tornare in DAD. Il ministro Bianchi dice no alla DAD… speriamo abbia ragione lui.
Rimane il grande problema delle classi sovraffollate, che neanche i provvedimenti anti-covid hanno impedito di formare: classi di 27 alunni, con più di un alunno portatore di handcapp, il che comporta la presenza di tre insegnanti contemporaneamente: uno curricolare e due di sostegno, per un totale di trenta persone in un’aula. Un vero e proprio assembramento. I sindacati auspicano l’impiego di somme a disposizione del governo, per investire in ampliamenti e riqualificazioni delle aule, per consentire lo sfoltimento delle classi numerose.
Il Ministro Bianchi si è dichiarato soddisfatto per l’andamento della prima giornata di scuola e per il funzionamento del dispositivo di controllo: “il nostro è un Paese che dimostra di essere capace di fare cose che funzionano…tant’è che ci chiedono il metodo da tutta Europa”: noi ci lasciamo contagiare dal suo ottimismo e non ci resta che augurare a tutti un vero buon anno scolastico 2021/22!