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Dall’Istat arrivano buone notizie sul fronte del lavoro. Ma crescono soprattutto i contratti a tempo determinato

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di redazione

La rilevazione annuale dei dati sul lavoro da parte dell’Istat porta notizie confortanti. Nel secondo trimestre di quest’anno il tasso di occupazione sale di un punto percentuale rispetto al primo e si attesta al 58%, il numero degli occupati è salito dell’8,3%, equivalete a 338.000 unità in più. Il numero di ore lavorate, sempre nel secondo trimestre, rispetto al trimestre precedente è cresciuto del 3,9%, addirittura + 20,8% rispetto al secondo trimestre del 2020.
Il numero totale degli occupati risulta essere pari a 22milioni785mila, al netto degli stagionali: +1,5, pari a 338mila unità, rispetto al primo trimestre 2021. Ma ad aumentare sono stati essenzialmente i contratti a tempo determinato, che hanno visto un incremento dell’8,3% (+ 226 mila unità), mentre la crescita è stata più contenuta per i contratti a tempo indeterminato, con lo 0,5% in più (+80 mila e per i lavoratori autonomi, con lo 0,7% (+33 mila).
In particolare, aumentano i dipendenti nei settori dell’industria e dei servizi, con una variazione positiva dello 0,7% (+ 0,6 a tempo pieno e +0,9 a tempo parziale).
La crescita è notevole se il dato viene considerato su base annua: i lavoratori dipendenti segnano in totale un aumento totale del 3,6% (+3,5% a tempo pieno, + 3,9% a tempo parziale). Il monte ore lavorate si è incrementato del 3,9%, che diventa +31,9% su base tendenziale. Le ore lavorate per dipendente crescono del 3,4% su base congiunturale e del 29,2% su base tendenziale.
Nel confronto con il secondo trimestre 2020, le ore di cassa integrazione diminuiscono di 259,3 ore ogni mille ore lavorate.
Le posizioni lavorative in somministrazione continuano a crescere, facendo registrare il 5,3% in più in termini congiunturali e il 38% su base annua, evidenziando un riassorbimento del calo subito nello stesso trimestre dell’anno scorso e una netta ripresa della domanda di lavoro. L’indice destagionalizzato del costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente (Ula) aumenta in termini congiunturali dello 0,6%, a seguito dell’aumento sia delle retribuzioni (+0,7%) sia degli oneri sociali (+0,3%).
Si riduce, su base annua, il costo del lavoro, che scende del 3,1% (- 2,3% per le retribuzioni e – 5,4% per gli oneri sociali.
C’è poi un 1,8% di posti vacanti, in crescita dello 0,6% rispetto al primo trimestre dell’anno, raggiungendo in valore assoluto il livello più alto dal 2016 a questa parte. L’aumento del tasso di posti vacanti è ancora più netto, + 1%, in termini tendenziali.
Facendo il confronto con il periodo precedente alla pandemia, nel secondo trimestre 2021 l’occupazione è aumentata di 523.000 unità rispetto al secondo trimestre 2020, mentre nel 2019 cerano 678.000 occupati in più. Nei confronti del secondo trimestre 2019 i posti mancanti riguardano in particolare le donne (370.000 in meno) e i giovani tra i 15 e i 34 anni (199.000 in meno).