AGI – Con la partenza degli ultimi aerei Usa dall’aeroporto di Kabul, si conclude la ventennale campagna delle forze armate americane in Afghanistan.
Risale al 7 ottobre 2001 l’inizio dell’operazione ‘Enduring Freedom’, quando, in risposta agli attacchi terroristici dell’11 settembre, gli Usa attaccarono i talebani in Afghanistan accusandoli di fornire copertura ad Al Qaeda.
I risultati sul terreno sembrarono arrivare in fretta. Dopo i primi attacchi aerei sulle postazioni talebane, le truppe occidentali e i loro alleati afghani conquistarono una dopo l’altra le roccaforti del regime, che capitolò il 9 dicembre 2001 con la resa di Kandahar e la celebre fuga in motocicletta del leader talebano, il Mullah Omar. Poco prima anche il capo di Al Qaeda, Osama bin Laden, aveva lasciato il suo nascondiglio sotterraneo di Tora Bora e un governo di transizione era stato installato.
Fu però solo l’inizio di un logorante e difficilissimo tentativo di stabilizzare una nazione dove i talebani continuavano a controllare vaste aree e milizie fedeli ad Al Qaeda non cessavano di seminare terrore. L’8 agosto 2003 iniziò la missione della Nato, dopo che l’allora capo del Pentagono, Donald Rumsfeld, aveva definito conclusa la fase dei “combattimenti su larga scala”.
Mentre il Paese tentava una faticosa ricostruzione, Bin Laden continuò a farsi vivo con messaggi diffusi da località ignote e la violenza riesplose in tutto il suo furore nel 2006, anno segnato da centinaia di attentati suicidi e attacchi con esplosivi, nel complesso il quintuplo del 2005. La coalizione alleata iniziò a mostrare crepe, con alcuni Stati che smisero di nascondere il desiderio di tirarsi fuori. Il consenso dei talebani intanto prosperava sul numero di vittime civili causato dalle operazioni occidentali.
Nel 2009 il nuovo inquilino della Casa Bianca, Barack Obama, non poté che promettere un impegno sempre più risoluto in Afghanistan, annunciando l’invio di altri 17 mila soldati da aggiungere ai 37 mila già presenti. A fine anno i militari statunitensi dispiegati nella nazione diventarono 68 mila. E Obama fu costretto ad annunciare l’invio di altri 30 mila uomini, un’escalation resa necessaria da un’insorgenza talebana ormai fuori controllo.
Dopo il vertice Nato del novembre 2010 che aveva fissato per il 2014 la cessione del controllo del Paese al governo di Kabul, la svolta arrivò nel maggio 2011 con l’uccisione di Bin Laden. Obama si impegnò a ritirare le 30 mila truppe aggiuntive e a Washington il dibattito iniziò a concentrarsi sulla fine della missione. La situazione era però così instabile che sarebbero passati altri tre anni prima che il presidente Usa stilasse un calendario per il ritiro del grosso delle truppe.
Il 1° gennaio 2015 l’operazione “Enduring Freedom” fu rimpiazzata dall’operazione “Freedom’s Sentinel”, con l’attività antiterrorismo e il sostegno e l’addestramento delle forze locali quali obiettivi principali.
Quando, il 20 gennaio 2017, Donald Trump giurò da presidente il ritiro era ormai in larga parte concluso. Gli uomini sul campo erano scesi a 9 mila, accompagnati da un numero analogo di contractor. La ripresa degli attacchi suicidi spinse però il nuovo presidente a valutare un nuovo aumento degli effettivi, sulla base delle condizioni sul terreno. Nel gennaio 2018 i talebani lanciarono un’offensiva che causò la morte di 115 persone nella capitale. Trump decise di concentrarsi sul prosciugamento delle risorse finanziarie delle milizie, distruggendo le coltivazioni di oppio e tagliando l’assistenza militare al Pakistan, accusato di sostenere gli estremisti. I talebani accettarono così di sedersi al tavolo della pace. Le storiche trattative iniziarono a Doha nel febbraio 2019 e sono ancora in corso, tra numerose difficoltà e una recrudescenza delle violenze nel Paese e l’avanzata degli ‘studenti coranici’ dalle campagne alle città.
La campagna in Afghanistan è costata, nel complesso, 785 miliardi di dollari agli Stati Uniti, secondo i dati diffusi dal Pentagono: 587,7 miliardi per l’operazione “Enduring Freedom” e 197,3 miliardi per “Freedom’s Sentinel”.
Source: agi