i vuole molto coraggio, cantano gli Ex-Otago (ft. Caparezza), per reggere il giorno e sopportare la notte, per fermarsi un attimo e nuotare nel profondo, per tornare indietro quando è necessario. Ma ci vuole anche un visione, da unire al coraggio, per dare vita ad una nuova impresa in un tempo ancora segnato dall’emergenza sanitaria e dal futuro incerto. Perché non sappiamo cosa sarà questo prossimo autunno, dato che c’è ancora una parte della popolazione italiana che ancora non si è vaccinata (per impossibilità o, peggio, per volontà) e che rischia di mettere in serio dubbio le ripartenze riproponendoci l’angusto scenario delle chiusure.
Se l’inizio di una storia imprenditoriale, grande piccola che sia, va sempre salutato con i favori, a maggior ragione oggi chi decide di aprire un locale, una vineria di ultima generazione, nella Basilicata interiore e nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, merita un encomio, un canto celebrativo seppur digitale. Qualche giorno fa è iniziata una nuova storia, a Rotonda, chiamata “Pollino DiVino“, un’enoteca dal profilo ricercato e dal sapore autentico, come i prodotti di alta qualità che propone agli avventori. A raccontarlo è l’architetto Mariangela Meliante, Creative director della Fimel (storica azienda italiana leader del settore ho.re.ca), che ne ha curato la progettazione e gli allestimenti.
«Il progetto – spiega Meliante – si inserisce in un palazzo storico a ridosso della piazza principale di Rotonda già sede anni fa di una salumeria. Il locale di per sè piccolo è costituito da due ambienti in cui si concentrano tutte le attività e tutta l’offerta. Si accede da un portale in pietra ed il primo ambiente è completamente dedicato ai clienti con tavoli, sedute e un divano per ricreare un ambiente familiare oltre che all’esposizione con scaffali in legno in cui è possibile ammirare le varie etichette di vini e spiriti. Sono state riportate alla luce le travi in legno come segno di autenticità di un luogo che ha anni e anni di raccontare. Un arco in pietra viva, anche questo oggetto di recupero, inquadra il banco di somministrazione. Una quinta in ferro esalta le botti per lo spillaggio dei vini diventando l’elemento fortemente caratterizzante e di collegamento alla tradizione. L’intento è stato quello di riprodurre una vecchia cantina di paese dove tutto avveniva davanti agli occhi dei commensali in un’interazione senza filtri. L’autenticità di quei luoghi viene così declinata con un allestimento che mette in scena tutto, che separa le funzioni ma non chiude e dove legno, ferro, cemento, pietra, vino, sapori tipici della zona si mescolano in un rimando di emozioni che ha un sapore antico».
“Pollino Divino” si presenta con tutti gli elementi per diventare un punto di riferimento dell’intera area sud, lì dove intellettuali, giornalisti e scrittori si danno appuntamento per rigenerare anima e mente, tra un bicchiere di buon vino ed un sapore pulito come solo l’enogastronomia made in Basilicata sa essere.
Fonte: Italia a Tavola