AGI – La transizione energetica non è qualcosa che si può realizzare dall’oggi al domani. Richiede tempo, altrimenti il rischio concreto è che vi sia un aumento dei prezzi che porti a una crisi finanziaria come quella del 2008. Lo afferma all’AGI Davide Tabarelli, presidente e fondatore di NE-Nomisma Energia, società di ricerca sull’energia e l’ambiente.
La mossa dell’amministrazione Biden che ha chiesto all’Opec di produrre più petrolio va letta in questo senso. “Il tasso di inflazione negli Usa – spiega – è ai massimi dall’agosto del 2008, proprio prima della crisi finanziaria. Prezzi così alti indicano che negli Stati Uniti ci sono problemi finanziari. Ha ragione Biden che, da politico di lungo corso e pragmatico, conosce questi problemi. Bisogna capire che il pericolo forte è che vi sia una crisi finanziaria a seguito dello scoppio di queste bolle che si stanno formando nel sistema finanziario americano. Il Dow Jones a oltre 35.000 punti è eccessivo. Le bolle non sono bolle finché non scoppiano. E anche in Europa – ammonisce – bisogna stare attenti così come in Italia a causa del debito molto elevato”.
L’inflazione è strettamente legata ai prodotti energetici. “Oggi gli Usa hanno un’inflazione al 5,4% che è piu’ del doppio di quella nostra (1,9%). Negli Stati Uniti come da noi la benzina è utilizzata dai cittadini per gli spostamenti, soprattutto in questo periodo dove a causa del Covid gli aerei sono a terra. Questa – spiega l’esperto – non è una novità. E’ sempre stato così. I 320 milioni di americani vivono in un territorio grandissimo e utilizzano per spostarsi soprattutto la macchina”.
“C’è stata una forte crescita dei consumi di benzina. I prezzi del petrolio sono passati da una media di 42 dollari al barile a un picco di 78 circa un mese fa per poi scendere di nuovo verso i 70 dollari nell’ultimo periodo sempre per i timori riguardanti la pandemia”, analizza Tabarelli aggiungendo che in America “si pagano 3 dollari per gallone, un gallone è 3,7 litri, il prezzo alla pompa attualmente è circa 75 centesimi al litro. Distanze siderali rispetto ai prezzi che si pagano in Europa”. Eppure Biden si è reso conto che gli automobilisti stanno pagando troppo quando fanno il pieno per andare in vacanza. “Per gli americani la benzina è un bene fondamentale – osserva – e, al di là del peso che ha nel paniere dei beni al consumo con cui viene calcolato il tasso di inflazione, ha un significato psicologico. Per questo tutti i presidenti americani prima o poi intervengono sulla questione e la soglia di resistenza sono sempre i 3 dollari per gallone”.
Ovviamente, prosegue, la richiesta all’Opec “offre il destro ai Repubblicani. Molti hanno sottolineato come l’amministrazione attuale abbia bloccato l’oleodotto Keystone Xl che già Obama non voleva. In campagna elettorale Biden aveva promesso il blocco dell’opera per raccogliere i voti della sinistra ecologista che è molto forte. E così è stato. Inoltre questa amministrazione sta mettendo tutta una serie di vincoli ambientali attraverso l’Environmental Protection Agency sulla produzione di gas e petrolio da fracking. Una tecnica molto impattante a livello ambientale ma che ha salvato l’economia mondiale da prezzi del petrolio che sarebbero potuti schizzare a oltre 200 dollari”. La produzione americana – raddoppiata fino a che non è scoppiata la pandemia – ha contribuito a tenere i prezzi sotto controllo.
Dopo i proclami in campagna elettorale, quindi, l’amministrazione Biden deve fare i conti con la realtà. “A parole è tutto facile – evidenzia Tabarelli – meno se il 97% della mobilità negli Stati Uniti si fa con i derivati del petrolio, in particolare con la benzina che ha una domanda di 10 milioni di barili al giorno. Basti pensare che metà della benzina mondiale si consuma negli Stati Uniti. Per fare quella benzina ci vogliono 20 milioni di barili di greggio al giorno, un quinto della produzione mondiale in condizioni normali”.
Nella vicenda Casa Bianca-Opec, l’ironia dei sauditi dipende dai rapporti che quel paese ha con i Dem Usa per via della politica più aperta nei confronti dell’Iran. “Per questo Riad – osserva Tabarelli – ha sempre appoggiato i Repubblicani tanto che Donald Trump, eletto da pochi mesi, ha fatto la sua prima visita ufficiale proprio in Arabia Saudita”.
Allo stesso tempo, prosegue, ha ragione il presidente americano quando dice che “l’Opec sta aumentando l’offerta troppo lentamente. Una volta finita la pandemia ci sarà un impennata sui prezzi molto più forte di adesso”.
Questo è il rischio maggiore per l’economia statunitense e non solo. Anche in Europa i prezzi del gas sono alle stelle e di conseguenza quelli dell’elettricità che sono ai massimi storici (45 euro per Mwh). “In Italia l’effetto lo vedremo nelle bollette di ottobre. I prezzi del gas sono sempre legati al minor utilizzo del fracking negli Usa. Questo ha comportato anche un calo dell’export statunitense verso l’Europa”. Bisogna vigilare, conclude il presidente di Nomisma Energia, “per superare quelle rigidità nei sistemi energetici che stanno facendo salire i prezzi e che potrebbero portare a una nuova crisi finanziaria”.
Source: agi