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Parmenide. Concezione del reale

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di Gianni De Iuliis

Gli attributi dell’essere sono costruiti logicamente da Parmenide, fino a giungere all’elaborazione di un essere ontologicamente perfetto e necessario.
Che cosa è questo essere perfetto e necessario?
Purtroppo abbiamo pochi frammenti e quindi non possiamo affermare con certezza che cosa Parmenide realmente intendesse. Tuttavia abbiamo molteplici interpretazioni a riguardo:
1) Alcuni filosofi ritengono che fosse una realtà metafisica o teologica;
2) Altri che fosse una realtà fisica e corporea, come per esempio la sfera;
3) Altri ancora, infine, una costruzione logico – grammaticale.
In ogni caso l’essere di Parmenide possiede tutte quelle determinazioni che in seguito saranno riferite all’ASSOLUTO, sia concepito come divinità trascendente, sia come la natura stessa.
Si pone ora il problema di come Parmenide intenda il mondo in cui noi viviamo. Da un punto di vista filosofico il mondo in cui noi viviamo, essendo non essere, è solo apparenza e illusione, nel senso che possiede quegli attributi antitetici all’essere: è molteplice, generato, perituro, temporale e mutevole.
In Parmenide il piano dell’essere, del pensiero e del linguaggio sono strettamente legati tra di loro: ciò che esiste può essere pensato e ciò che è pensato può essere detto. Pertanto il linguaggio non può che riflettere il reale, mentre il non essere non è passibile di alcuna formulazione verbale. Il piano ontologico è strettamente legato a quello logico e linguistico.
(38. Continua)