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L’estate calda delle banche. Dubbi sull’operazione Montepaschi-Unicredit

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di Antonino Gulisano

Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, intervenendo ieri, a borsa chiusa, davanti alle Commissioni Finanze riunite di Camera e Senato ha parlato del nuovo piano industriale di MPS come non conforme agli impegni presi con l’Ue. Per Franco il piano della banca “presenta obiettivi non conformi alle richieste della Commissione europea, in particolare la riduzione costi fissata al 51% dei ricavi da Bruxelles, mentre in base al piano si prevede il 74% nel 2021 e ancora il 61% al 2025”

Sin dall’autunno dello scorso anno – ha detto il ministro – sia il ministero sia la banca si sono attivati per la ricerca di un partner per Mps”.

In quanto alla ventilata cessione della banca senese ad Unicredit “È possibile – ha affermato Franco – che il Mef riceva azioni del gruppo Unicredit. Ma tale eventuale partecipazione al capitale non dovrebbe alterare gli equilibri di governance. Lo Stato parteciperà comunque a tutti i benefici economici in termini di creazione di valore derivanti dall’operazione”.

Il ministro dell’Economia ha definito la soluzione Unicredit “strategicamente superiore per l’interesse del Paese”, chiarendo poi, in sede di replica, che in realtà l’offerta di Unicredit è l’unica pervenuta: “abbiamo un’unica controparte che si è fatta avanti – queste le sue parole – proporremo un pacchetto finale solo se convinti che sarà adeguato. Ma, se dovessimo pensare non lo sia, non cercheremo di chiuderlo a tutti i costi”. “Auspico che si chiuda – ha concluso Franco – e lo auspico fortemente e credo ci siano margini per le soluzioni ma non chiuderemo a qualsiasi costo, né noi né Unicredit”.

Tanti sono i dubbi sorti tra le forze politiche sulla cessione probabile all’istituto milanese. Nel mirino ci sono innanzitutto i costi dell’acquisizione, considerando le condizioni di Orcel.

Le parole del ministro in Parlamento non chiariscono fino in fondo almeno cinque punti essenziali.

  1. Marchio Mps e perimetro di acquisizione.

Una domanda lecita alla cui risposta è legato il destino dei 2.500 dipendenti della sede centrale. Franco ha parlato esplicitamente di “bemn oltre 2.500 esuberi”.

  1. Filiali.

Non è ancora chiaro se tutte le circa 1.500 filiali Mps continueranno a operare.

  1. Esuberi.

I ben informati indicano in 5.000, massimo 7.000 gli esuberi in questa operazione di acquisizione Mps da parte di Unicredit.

Probabilmente lo Stato ricorrerà al fondo esuberi bancari, già impiegato nel 2017 per salvare le banche venete rilevate da Intesa Sanpaolo. Alle finanze pubbliche l’operazione costò 5 miliardi di euro.

  1. I costi per lo Stato.

Quanto costerà allo Stato il matrimonio Mps-Unicredit? Il bilancio resta ancora nel dubbio, ma già pesano i 2,5 miliardi di euro di aumento di capitale prima di operazioni straordinarie.

5. Rinvio della privatizzazione?

Questione aperta soprattutto da Lega e M5S: un rinvio della privatizzazione di Mps. In realtà, considerando anche i tempi imposti dall’Europa, difficilmente si potrà virare su questa opzione.

L’avvio dei lavori – che vede in campo al momento solo i team interni di Unicredit, assistiti dall’advisor Cappelli Rccd – avviene sotto l’artiglieria dei sindacati e della politica, specialmente locale, tutti preoccupati per le ricadute, specialmente nella città del Palio, di un’operazione che rischia di cancellare la più antica, anche se malconcia, banca al mondo.

Tra i nodi da sciogliere c’è infatti quello della direzione generale di Siena, di cui Unicredit, interessata alla struttura commerciale, non ha bisogno. Dal Tesoro assicurano che si farà di tutto per limitare gli esuberi e difendere l’integrità del Monte.

Siamo davanti a un disastro targato Pd che sta riuscendo a distruggere la banca più vecchia del mondo: privato sì ma non così, a spese dello Stato.

La vicenda Mps-Unicredit promette di infiammare il dibattito politico estivo. Oggi Daniele Franco è atteso in audizione dinanzi alle Commissioni Finanze di Camera e Senato per fornire qualche elemento in più sulla trattativa aperta tra il Mef e la banca di piazza Gae Aulenti. Secondo Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, il ministro dell’Economia «non si è probabilmente reso conto che questa non è un’operazione puramente bancaria, ma che ha un significato politico enorme. È una cosa più grande di lui. Forse persino di Draghi. Non è un’operazione di politica monetaria o bancaria».

La convinzione generale e mia personale è che siamo di fronte a un colossale conflitto di interessi, perché non è possibile che questa operazione, che avrà un costo per i contribuenti, veda coinvolto anche Padoan, ex ministro esponente del Pd e attuale Presidente di Unicredit. Le difficoltà di Mps sono state determinate anche da prestiti fatti nell’interesse del partito. Ci sono anche operazioni ancora nebulose e fatti misteriosi intorno a Rocca Salimbeni. Non è che sto dicendo cose che mi sono inventato: ci sono inchieste, condanne e anche un misterioso suicidio.

Enrico Letta, intervistato, risponde sulla questione MPS proponendo un “piano” strategico su 4 punti ‘cardinali’: «La salvaguardia dell’occupazione, il no a ogni ipotesi di spezzatino, il mantenimento del marchio e del legame con la città e infine una continuità nell’accompagnamento dello Stato in questa complessa fase di riorganizzazione». Il Segretario Pd ammette che a Siena circa 15 anni fa, «ci si illuse di poter diventare il cuore della finanza italiana. Così non andò, come sappiamo. Ci sono stati errori e mancanze. Errori di sistema e della sinistra, sui quali è mio impegno rafforzare un’autocritica onesta e stimolare un radicale cambiamento».

L’errore della politica sul sistema bancario deriva dall’abbandono della separazione delle funzioni tra banche commerciali, di affari e territoriali, permettendo la trasformazione in SPA accorpate con funzioni anche d’affari, nell’ottica della globalizzazione finanziaria del sistema capitalista. Con il concetto di fare utile sul debito e sui derivati. Il risultato che si vede è questo, il caso emblematico del Monte dei Paschi di Siena. Il salvataggio e la relativa privatizzazione quanto costeranno ai contribuenti italiani? Non dimentichiamo l’analoga operazione di salvataggio avvenuta sotto il governo Monti, che si concluse con 4 miliardi di euro di soldi dei cittadini andati in fumo.