AGI – Dodici ore di lavoro trasportando a piedi mobili pesanti su per le scale anche per dieci piani, senza pausa pranzo, facendo a volte la pipì nelle bottigliette di plastica dentro al furgone per non perdere tempo, pagandosi le pastiglie dei freni del furgone aziendale di tasca propria quando si consumano.
Questo e altro raccontano all’AGI una decina di lavoratori della logistica di una società appaltatrice di `Mondo Convenienza’ incontrati nella sede milanese del Si Cobas, il sindacato che raccoglie più operai del settore a cui era iscritto, come delegato di Novara, Adil Belakhdin, investito e ucciso da un camionista il 18 giugno durante un presidio. Gli operai qui lo chiamano “fratello”. Non lo conoscevano di persona ma nei loro interventi hanno tutti una parola di affetto per lui.
Sono uomini tra i 20 e poco più di 40 anni, di nazionalità rumena, moldava e marocchina. Parlano un discreto italiano.
Sostengono di essere “trattati come schiavi”. La loro situazione, spiegano, è migliorata da un mese, da quando si sono iscritti al sindacato da cui hanno raccolto l’invito a fermarsi per la pausa pranzo “ricevendone in cambio ritorsioni e minacce dall’azienda” e a lavorare un minor numero di ore.
“Ma gli altri oltre 300 operai continuano a essere trattati come prima, hanno paura di fare la pausa e lavorare meno. Anzi a volte si mettono contro di noi”.
“Siamo assunti da una srl con un contratto di pulizie perché così ci pagano meno – sostengono Sergiu, 33 anni, e Nicolai, 24, i primi ad arrivare a sera dopo il lavoro nella sede del sindacato, alla periferia di Milano est – ma in realtà le pulizie non le facciamo, ci occupiamo di logistica. Guidiamo il furgone, trasportiamo e montiamo i mobili partendo al mattino presto da parcheggio della sede di Mondo Convenienza a Gorgonzola (vicino a Milano, ndr).La paga base è di poco superiore ai 1000 euro”.
“Mi è capitato anche di lavorare dalle sette del mattino alla mezzanotte – afferma il più giovane – e poi risvegliarmi la mattina dopo alle sei con la schiena spaccata. Ci sono stati giorni pesantissimi, la media era di oltre 10 ore ma per me il problema non sono tanto le ore quanto i soldi che non ci danno e quelli che si mettono in tasca altri sulla nostra schiena. In alcune case non ci sono gli ascensori o sono troppo piccoli per farci stare dentro i mobili. Così in due arriviamo a portare anche per 5-6-10 piani colonne per la cucina da 40 chili”.
Nicolai riferisce di essersi dovuto pagare il tablet aziendale, utilizzato per facilitare i pagamenti dei clienti, che gli avevano rubato. “Sono entrato al supermercato e quando sono uscito ho trovato il vetro spaccato del furgone. Mi avevano rubato il tablet, 500 euro cash e la borsa degli attrezzi. Ho telefonato al mio responsabile chiedendo di poter fare la denuncia ma mi ha detto che dovevo finire il ‘giro’ e che mi avrebbe mandato un ragazzo che era in zona con gli avvitatori. Dalla busta paga mi hanno tolto 215 euro per il tablet”.
Per Sergiu, che ha qualche anno in più e una famiglia, anche il numero delle ore è un problema: “Quando arrivo a casa sono morto e i bambini sono a letto. Lavoro sei giorni alla settimana. Alla domenica sono stanco e mi devo riposare. Ho paura per la mia salute, se mi succede qualcosa chi li cresce i miei tre figli?”.
Nicolai riferisce di avere provato a rifiutare di eseguire tutte le consegne ai clienti perché troppo faticose quando nel parcheggio di Gorgonzola gli viene mostrato il foglio col programma di giornata: “‘Falle o te ne vai a casa’, mi ha risposto il contract manager. Ho lasciato le chiavi del furgone e me ne sono andato. Quando mi è arrivata la busta paga alla voce `addebiti’ mi avevano trattenuto 576 euro per due giorni che non ho lavorato. Mi hanno tolto una settimana di lavoro”.
Per essere il più svelti possibile nelle consegne, spiegano, “a volte non ci fermiamo nemmeno al bar per fare la pipì, la facciamo nelle bottigliette nel furgone. Quando i bar erano chiusi per il Covid, facevamo i bisogni per strada”.
Giovanni, 30 anni, dice che si lavora dalle sei del mattino alla sera. “La durata della giornata dipende da quante consegne hai da fare. A volte ti danno 3-4 montaggi più due revisioni più un divano da cambiare. Difficile finire prima delle nove di sera. Prima abitavo lontano da Gorgonzola, così arrivavo a casa a mezzanotte e mi mettevo a letto senza cena, non avevo la forza nemmeno per una doccia.
L’esperienza di Ahmed, 23 anni, è che “al mattino, al parcheggio, viene ritoccato il foglio che arriva da Roma (dove ha sede `Mondo Convenienza, ndr) e aggiungono altre consegne. Se uno non riesce a fare tutto deve giustificarsi coi supervisori. Il giorno dopo ti aggiungono le consegne che non hai fatto e, se non hai dato delle spiegazioni che gli piacciono, ti lasciano a casa col ‘fermo tecnico’, una cosa che nel contratto non esiste”.
I soldi, raccontano Ahmed e altri operai, vengono levati dalla busta paga anche “per pagare gli utensili, le pastiglie dei freni e le gomme” dei camion della società.
“Ho conosciuto questi lavoratori a maggio – spiega Luca Esestime, il sindacalista che li sta seguendo – gli viene applicato il contratto nazionale per le imprese di pulizia che prevede una retribuzione più bassa rispetto alla logistica. Trasportano e montano complementi d’arredo senza piattaforme aeree, come dovrebbe avvenire nel caso di traslochi, con le conseguenze fisiche del caso. Sono giovani e forti ma tra qualche anno come sarà la loro schiena? È poi emerso dalle carte che gli veniva concessa una retribuzione maggiore, sotto la dicitura `trasferta’, solo se fanno almeno 14 giorni consecutivi di lavoro, inclusa la domenica. Alcuni ho visto che ne hanno fatti anche 28 per avere un po’ di soldi in più”.
“Abbiamo chiesto un incontro alla cooperativa a cui `Mondo Convenienza’ aveva appaltato la logistica – prosegue Esestime -. Ci hanno negato l’assemblea retribuita ed è iniziato uno stato di agitazione seguito da uno sciopero con le rivendicazioni sulla paga e sulle condizioni di lavoro e da segnalazioni alla Prefettura, alla Guardia di Finanza e all’Ispettorato del lavoro”.
Poi la cooperativa è stata sostituita da una società a responsabilità limitata che però, secondo il sindacalista, “è la stessa cosa. Le persone sono le stesse. Ora i 23 lavoratori iscritti al SiCobas hanno iniziato a fare la pausa pranzo che è un diritto e non un piacere, ma sono ancora pochi rispetto al numero totale”.
“Il sistema è quello classico della grande distribuzione coi lavoratori che non risultano assunti dalla società ma operano in regime di appalto – contestualizza Mauro Tagliabue, legale che segue le cause di questi lavoratori davanti al Tribunale di Milano -. Poi queste società ogni pochi anni cambiano nome ma giuridicamente sono società identiche. Il sistema viene usato per azzerare l’anzianità di servizio e a volte per lasciare a casa delle persone. Porteremo davanti al giudice la questione delle `trattenute’ per i danni. Non si capisce con quali criteri gli tolgano parte dello stipendio se hanno fatto dei danni, che poi è normale farli. Ci sono delle assicurazioni che dovrebbero essere stipulate. E così non si capiscono i criteri coi quali vengono contate le ore”.
Igor, un giovane operaio, spera nelle ferie. Durante l’incontro riceve una telefonata di un capo per parlarne e si scalda.
“È un anno che non le faccio, ora vorrei avere due settimane. Il cugino del titolare è tornato da un mese di vacanze, Noi cosa siamo, animali?”.
L’AGI ha contattato via mail `Mondo Convenienza’ per una replica ma non ha avuto al momento un riscontro. Non è stato possibile contattare la cooperativa e la srl subentrata perché sul web non ci sono i contatti telefonici a cui rivolgersi.
Source: agi