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Cosa resta del cargo naufragato in Sardegna un anno e mezzo fa

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AGI Il meteo sembra essersi accanito fin dall’inizio suL cargo incagliato dal 21 dicembre 2019 sugli scogli nel mare in burrasca del Sud Sardegna. Poi ci si è messa la pandemia. È stato ribattezzato il ‘Concordia sardo’ il mercantile ‘CDry Blue’, 108 metri di lunghezza, 18 di larghezza e una stazza lorda di 5.600 tonnellate, che dopo un anno e mezzo una società statunitense specializzata sta smontando pezzo per pezzo con l’impiego di una chiatta lunga 70 metri.

Quel che resta della nave – ormai manca solo una porzione della sezione di prua – sarà trasferito a Piombino, in Toscana, per lo smaltimento. E dal profilo della costa di Sant’Antioco sparirà definitivamente l’ingombrante sagoma della ‘C Dry Blue’.

Ci vorranno almeno altre due settimane, condizioni meteomarine permettendo, per completare in sicurezza l’opera sull’isola, dove il cargo della Euronavi srl di Monte di Procida (Napoli), battente bandiera italiana e costruito nel 2010, è rimasto da quella tempestosa sera di fine dicembre.

Un salvataggio spettacolare

L’equipaggio di 12 uomini era stato salvato subito con un elicottero che aveva sfidato il forte vento (con raffiche anche di 50 nodi) e le onde altissime che in quelle ore s’infrangevano con forza sulla nave e sulla costa: un’operazione da ‘Mission Impossibie’, immortalata in un video della guardia costiera, immagini che hanno fatto il giro del mondo. Folle di curiosi nelle settimane successive al naufragio si sono avventurate da terra nella zona di Torre Cannai per vedere da vicino il mercantile prigioniero degli scogli.

Adibita al trasporto di caffé, quando è finita sugli scogli la nave era vuota, perché aveva scaricato la merce a Cagliari. Dal porto del capoluogo della Sardegna era ripartita per rientrare in Spagna, ad Alicante (da dove era inizialmente partita carica), ma le avverse condizioni meteo avevano fatto perdere la rotta. Così il cargo era finito sugli scogli.

La rimozione era apparsa fin dall’inizio complessa. In tanti, anche in paese, a Sant’Antioco, incluso il sindaco Ignazio Locci, erano rimasti con il fiato sospeso.

Scongiurato l’inquinamento

“Il ministero dell’Ambiente è intervenuto prontamente per scongiurare il rischio d’inquinamento, con interventi di messa in sicurezza”, assicura il primo cittadino all’AGI: “In prima battuta è stata coinvolta un’importante azienda olandese, che ha provveduto a svuotare i serbatoi di carburante. Dopo, per lo smontaggio e la rimozione, è arrivata la società statunitense ‘Resolve Marine Group'”, incaricata dall’armatore.

Le operazioni per smontare il cargo, pezzo dopo pezzo, recuperarlo e trasportarlo in un cantiere nautico della penisola, erano iniziate a giugno dell’anno scorso, ma la pandemia e il maltempo avevano imposto diversi stop.

Adesso, dopo tanta attesa, la rimozione è ormai arrivata alle battute finali e gli ultimi rottami dovrebbero essere ripescati entro metà luglio, secondo le previsioni della guardia costiera.
“La chiatta con la gru”, conferma il sindaco di Sant’Antioco, “è nel golfo da una settimana e ora siamo in attesa del recupero finale dei pezzi che sono rimasti. So che una parte è stata già caricata. Rimangono da asportare ormai gli ultimi resti, circa venti tonnellate. I sommozzatori della Guardia costiera effettueranno i monitoraggi”.

L’operazione di recupero della nave è stata resa possibile anche grazie al coordinamento effettuato dal Tavolo tecnico istituito dalla Direzione generale per il Mare e le Coste.

 

Source: agi


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