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In Salento pescatori e scienziati si sono alleati per difendere le tartarughe

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AGI – Forse l’uomo non riuscirà mai a rendere le sue attività del tutto compatibili con l’ambiente, ma nel Salento c’è qualcuno che ci prova: mondo della pesca e scienza hanno stretto un patto grazie al quale in un solo anno sono state salvate 10 tartarughe marine.

Un’alleanza salvifica che si dipana tra Jonio e Adriatico e vede impegnate le aree marine protette di Porto Cesareo, nel Leccese, e di Torre Guaceto, nel Brindisino.

I pescatori sono il primo anello della catena. L’intera impalcatura del programma, declinato in un protocollo d’intesa nel 2020, si basa su un loro pensiero consapevole delle fragilità degli equilibri naturali e perciò uniformato all’urgenza di limitare i danni da intrusione nell’ambiente marino.

La tartaruga Caretta caretta è un pacifico animale che popola i mari salentini e, malgrado le insidie dovute alle attività umane, continua a depositare le uova sulle spiagge pugliesi. Lo fa sempre più spesso con temerarie incursioni nei rari fazzoletti di sabbia sfuggiti all’antropizzazione, a pochi passi da ombrelloni e sdraio, tra i bagnanti. È successo nei mesi scorsi a Ugento, Porto Cesareo, Gallipoli.

È l’istinto ancestrale alla continuazione della specie che s’impone sulle altre sfaccettature dell’imprinting. I rischi legati alla permanenza sulla terraferma di un animale indifeso passano in subordine quando è tempo di generare nuova vita.

Un gesto che arriva al cuore di degli uomini e che da anni, nel Salento, genera cordoni protettivi attorno alle nidiate.

Il sistema di salvataggio degli esemplari in difficoltà incappati nelle reti da pesca è cosa più complessa. È un protocollo strutturato che si muove su un doppio binario: un percorso di andata, con recupero, ricovero, riabilitazione e uno di ritorno al mare.

Ecco cosa accade in concreto. I pescatori di Porto Cesareo che si imbattono in una tartaruga impigliata nelle maglie delle loro reti, la recuperano con tutte le cautele del caso e la affidano agli operatori dell’Area marina protetta locale. Scatta così la staffetta sull’asse jonico-adriatico. L’animale ferito viene condotto nel Centro recupero tartarughe marine dell’area Marina protetta di Torre Guaceto, attivo sin dal 2016.

Qui, la tartaruga viene curata, riportata ad uno stato ottimale di salute e ricondotta a Porto Cesareo per essere liberata. “Dobbiamo essere tutti uniti quando si parla di tutela dell’ambiente e degli animali – commenta il presidente del Consorzio di gestione di Torre Guaceto, Corrado Tarantino – perché la natura subisce fin troppo l’impatto antropico esercitato dall’uomo. È dovere dei gestori delle aree protette fare di tutto per salvaguardare più territorio e fauna possibili”.

Il presidente del Consorzio di gestione dell’Area marina protetta di Porto Cesareo, Remì Calasso, sottolinea l’importanza di fare sistema a tutela della natura: “Se ne parla tanto, eppure, ancora oggi, fare rete è una delle cose più difficili. La riserva di Torre Guaceto e l’Area marina protetta di Porto Cesareo hanno una storia di collaborazione consolidata e da sempre lavorano per il comune obiettivo della tutela ambientale. I risultati raggiunti sono importanti e continueremo su questa strada, lavorando per la salvaguardia dell’ambiente che è bene comune”.

Source: agi


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