RIFORMA FISCALE: IPOTESI TRE ALIQUOTE
Una delle più evidenti distorsioni dell’attuale struttura del prelievo, che dovrà essere superata dall’ipotesi allo studio, è quella che si concentra nella fascia di reddito tra i 15mila e i 50mila euro, che coinvolge il 50% dei contribuenti. Quando si raggiungono i 28mila euro di reddito, si passa dal 27 al 38%, un salto troppo grande che fa a pugni con il criterio di equità verticale ed orizzontale
di Eugenio Maria Pisano
Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza varato dal governo Draghi la riforma fiscale, come altre riforme (giustizia, pubblica amministrazione e concorrenza), importantissime per la ripresa e la crescita della nostra economia, viene inserita tra le altre riforme che, speriamo tutti, accompagneranno il paese alla crescita economica e allo sviluppo.
Scelta opportuna e per certi versi obbligata, alla luce del fatto che la riforma fiscale, per sua natura strutturale e non transitoria, non può essere finanziata con i fondi del Next Generation EU, destinati ad esaurirsi nel breve termine, pertanto non confacenti a questo tipo di riforma.
Tuttavia è una riforma che rimane fondamentale nella realizzazione del Recovery Plan, sulla quale non a caso si sono concentrati i rilievi degli esperti della Commissione europea. Da anni molte delle raccomandazioni arrivate da Bruxelles hanno riguardato il fisco, che nel corso degli anni sono state spesso inascoltate dai governi.
L’ipotesi allo studio da parte dei tecnici del Mef (Ministero dell’economia e delle finanze) è quella di superare l’attuale regime fiscale Irpef a cinque aliquote con un sistema a tre aliquote.
Il sistema di tassazione dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, ricordiamo, è un’imposta diretta, personale, progressiva e generale, istituita in Italia attraverso la riforma del sistema tributario del 1974. Le cinque aliquote di imposta previste dal TUIR (Testo Unico Imposte sul Reddito), prevedono un’aliquota del 23% sui redditi fino a 15mila euro, un’aliquota del 27% sopra 15mila fino a 28mila euro, un’aliquota del 38% sopra 28mila fino a 55mila euro, un’aliquota del 41 sopra 55mila fino a 75mila euro ed un’ultima aliquota del 43% oltre a 75mila euro di reddito.
Si ricorda che è prevista una “no tax area”, dove nulla è dovuto al fisco, per i redditi fino a 8.174,00 euro.
Il nuovo sistema di tassazione del reddito, allo studio dei tecnici, dovrebbe prevedere tre aliquote di imposta così distribuite: una prima aliquota di imposta al 23% per i redditi fino a 25mila euro; un’aliquota mediana del 33% per i redditi che vanno dai 25mila ai 55mila euro; un’aliquota massima del 43% per i redditi oltre i 55mila euro.
L’obiettivo dichiarato dai tecnici è quello di superare le tante criticità che hanno afflitto il sistema fiscale italico, con un sistema di tassazione più snello e all’avanguardia. Oramai da molti anni l’Irpef è accusata di aver perso la sua natura di imposta progressiva, di non incentivare il lavoro ma anzi di disincentivarlo e di infrangere il principio di equità verticale ed orizzontale. Inoltre, la miriade di agevolazioni previste e i tanti regimi sostitutivi ne complicano le modalità di calcolo, così i meccanismi alla base della principale imposta sui redditi del sistema tributario italiano sfuggono ai contribuenti.
Una delle più evidenti distorsioni dell’attuale struttura del prelievo, che dovrà essere superata dall’ipotesi allo studio, è quella che si concentra nella fascia di reddito tra i 15mila e i 50mila euro, che coinvolge il 50% dei contribuenti. Platea di contribuenti che dichiara il 56% dell’Irpef totale. In particolare, stando alle dichiarazioni dei redditi, il punto di maggiore criticità lo si riscontra nel combinarsi di scaglioni, aliquote e detrazioni. Difatti, quando si raggiungono i 28mila euro di reddito, si passa dal 27 al 38%, un salto troppo grande che fa a pugni con il criterio di equità verticale ed orizzontale.
I propositi sono sicuramente buoni, ma la riforma riuscirà ad essere al passo con le aspettative dei contribuenti? Riuscirà ad evidenziare la progressività prevista dai nostri padri costituenti all’articolo 53? Una riforma, così come prevista dal Mef a costo zero, sarà in grado di accompagnare la nostra economia alla crescita e al tanto agognato sviluppo? Le tre aliquote previste dai tecnici, non sono comunque alte rispetto alla tassazione media all’interno dell’Unione Europea?