Le foreste coprono il 30% della superficie terrestre e, oltre a offrire cibo sicuro e riparo, sono essenziali per il contrasto al cambiamento climatico. Ogni anno si perdono tredici milioni di ettari di foreste, mentre il persistente deterioramento dei terreni ha portato alla desertificazione di 3,6 miliardi di ettari. La deforestazione e la desertificazione hanno condizionato le vite e i mezzi di sostentamento di milioni di persone che lottano contro la povertà
di Gianni De Iuliis
L’obiettivo n. 15 dichiara che entro il 2030 bisogna proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre.
Le foreste coprono il 30% della superficie terrestre e, oltre a offrire cibo sicuro e riparo, esse sono essenziali per il contrasto al cambiamento climatico. Tredici milioni di ettari di foreste vanno perse ogni anno, mentre il persistente deterioramento dei terreni ha portato alla desertificazione di 3,6 miliardi di ettari. La deforestazione e la desertificazione hanno condizionato le vite e i mezzi di sostentamento di milioni di persone che lottano contro la povertà.
Approssimativamente 1,6 miliardi di persone dipendono dalle foreste per il loro sostentamento. Questo numero include circa 70 milioni di individui presso le popolazioni indigene; le foreste costituiscono l’habitat di oltre l’80 per cento di tutte le specie terrestri di animali, piante ed insetti; 2,6 miliardi di persone dipendono direttamente dall’agricoltura, ma il 52% del terreno utilizzato per l’agricoltura è moderatamente o gravemente affetto da deterioramento del suolo; a partire dal 2008, il deterioramento del suolo ha prodotto un impatto su 1,5 miliardi di persone a livello globale; a causa della siccità e della desertificazione vengono persi 12 milioni di ettari ogni anno (23 ettari al minuto), terreni dove potenzialmente avrebbero potuto essere coltivate 20 milioni di tonnellate di cereali; il 74% dei poveri nel mondo sono direttamente colpiti dal deterioramento dei suoli; delle 8.300 specie di animali conosciute, un 8 per cento si è estinto e un 22% è a rischio estinzione.
Analizziamo come si sostanzia il goal n. 15 indicandone alcuni sub-obiettivi.
Entro il 2030 garantire la conservazione, il ripristino e l’utilizzo sostenibile degli ecosistemi di acqua dolce terrestri e dell’entroterra nonché dei loro servizi, in modo particolare delle foreste, delle paludi, delle montagne e delle zone aride, in linea con gli obblighi derivanti dagli accordi internazionali; promuovere una gestione sostenibile di tutti i tipi di foreste, arrestare la deforestazione, ripristinare le foreste degradate e aumentare ovunque, in modo significativo, la riforestazione e il rimboschimento; combattere la desertificazione, ripristinare le terre degradate, comprese quelle colpite da desertificazione, siccità e inondazioni e battersi per ottenere un mondo privo di degrado del suolo; garantire la conservazione degli ecosistemi montuosi, incluse le loro biodiversità, al fine di migliorarne la capacità di produrre benefici essenziali per uno sviluppo sostenibile; intraprendere azioni efficaci ed immediate per ridurre il degrado degli ambienti naturali, arrestare la distruzione della biodiversità e proteggere le specie a rischio di estinzione; agire per porre fine al bracconaggio e al traffico delle specie protette di flora e fauna e combattere il commercio illegale di specie selvatiche; introdurre misure per prevenire l’introduzione di specie diverse e invasive, nonché ridurre in maniera sostanziale il loro impatto sugli ecosistemi terrestri e acquatici e controllare o debellare le specie prioritarie.
Per quanto concerne il contesto italiano, il Rapporto ASviS raccomanda che almeno il 30% degli ecosistemi degradati sia recuperato entro il 2030. L’Italia è un Paese soggetto a fenomeni meteorologici estremi, a catastrofi idrogeologiche, a siccità e a incendi boschivi. Nell’ultimo anno non è stata adottata alcuna misura rilevante nel nostro Paese, come rilevato dal Rapporto ASviS 2020. In generale, per quanto riguarda i Target ambientali dell’Agenda 2030, un aiuto può arrivare dall’attuazione del Green Deal europeo, che richiama l’attenzione su biodiversità e servizi ecosistemici, ma ancora manca un piano strategico italiano d’intervento. L’indice composito italiano del Goal 15 è caratterizzato da una tendenza negativa per tutto l’ultimo decennio, causata dal netto peggioramento degli indicatori elementari relativi alla frammentazione del territorio e alla copertura del suolo. Entrambi questi indicatori raggiungono i valori peggiori nel 2019 (rispettivamente 7,1% e 35,4%) e testimoniano il processo di riduzione della continuità di ecosistemi, habitat e unità di paesaggio a seguito di fenomeni come l’espansione urbana e lo sviluppo della rete infrastrutturale.
Chiudiamo con le proposte dell’ASviS su “Vita sulla terra”.
«Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) deve prevedere l’avvio di politiche che rendano prioritaria la “cura del Pianeta” e delle persone, la giustizia sociale e il rispetto dei diritti umani, in modo da attuare il Green deal europeo e le nuove strategie sulla Biodiversità e sul Food system (Farm to fork). In particolare i progetti finanziati dal Piano devono tener conto del principio del “non nuocere”, devono essere considerati alla luce del consumo di suolo che potrebbero causare e devono dare centralità alla tutela e al ripristino della biodiversità. Il Pnrr deve prevedere il finanziamento di un Piano nazionale di ripristino dei sistemi naturali, orientato a tutelare e valorizzare il nostro capitale naturale e contenere l’obiettivo del recupero di almeno il 30% degli ecosistemi degradati entro il 2030. Approvare un pacchetto di misure fiscali a sostegno degli investimenti per la tutela e la valorizzazione della biodiversità, destinato a favorire gli investimenti verdi e a promuovere l’occupazione connessa alla conservazione della natura».