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Operata alla pelle su un tavolo da cucina, muore dopo un anno di tumore

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AGI – Si era avvicinata al Centro ‘Anidra’ di Borzonasca (Genova) e alle scienze olistiche già da molti anni: in quel luogo aveva anche celebrato il proprio matrimonio e vi insegnava yoga e thai chi chuan. Un rapporto di “fiducia”, costruito nel tempo che ha portato, però, una giovane donna alla morte per tumore, un anno dopo essere stata operata su un tavolo da cucina per l’asportazione di un neo.

A far luce sulla vicenda, i carabinieri di Genova che oggi hanno arrestato Paolo Oneda, medico chirurgo, dirigente medico di chirurgia generale all’ospedale di Manerbio, e Vincenzo Paolo Bendinelli, presidente e guida spirituale del Centro. Sono stati i militari, dopo una meticolosa indagine che ha raccolto decine di testimonianze, a ricostruire il drastico cambiamento di vita della donna: prima di entrare in contatto col ‘maestro’, aveva amici e normali frequentazioni, poi quell’incontro ‘spirituale’ avvenuto in un momento di fragilità, l’ha gradualmente assorbita in quell’ambiente, portandola ad allontanarsi dagli affetti di sempre e ad abbracciare totalmente gli insegnamenti del presidente dell’Anidra.

È stato in quel posto, sulle alture genovesi che, secondo quando raccontato dai testimoni ai carabinieri dopo la morte della donna, mesi prima la stessa aveva subi’to l’asportazione di un neo verrucoso sanguinante.

L’intervento era stato effettuato dal chirurgo Oneda, alla presenza di Bendinelli, su un tavolo da cucina e senza alcuna anestesia: l’evento rientrava in un presunto patologico processo di “purificazione spirituale”, raccontano i militari.

È da quel momento che comincia il calvario della giovane donna: nonostante i dolori lancinanti, veniva continuamente rassicurata dagli indagati sulla sua sicura guarigione e privata di qualsiasi adeguato trattamento medico che, invece, sarebbe stato necessario. Sono stati gli approfondimenti investigativi medico-legali ad accertare che l’intervento chirurgico e le successive conseguenti omissioni sono state la causa del decesso della giovane.

Le prove raccolte dai carabinieri hanno permesso di acclarare che il medico e il ‘santone’ erano “pienamente coscienti della superficialita’ con cui era stato effettuato il primo intervento e consapevoli del grave e progressivo aggravamento del quadro clinico della donna, che nei mesi successivi aveva subito le palesi e pesanti conseguenze della diffusione del tumore, ma si era affidata totalmente alle loro indicazioni.

Quelle due persone, a cui la giovane si era affidata completamente, l’avevano rassicurata sulla guarigione, anche grazie a non meglio precisate pratiche olistiche e di “protezione energetica”, senza svolgere alcuna iniziativa scientifica e medica volta ad arrestare il diffondersi della patologia.

L’indagine rischia ora di portare alla luce casi simili: sono ancora in corso perquisizioni al Centro ‘Anidra’, a Brescia e a Milano, nelle abitazioni/sedi lavorative dei due destinatari della misura cautelare e della psicologa, la quale, nel tempo, in ragione della professione svolta, ha garantito un’attività di cooptazione verso il ‘Centro’ di diverse ragazze fragili.

Seguirà anche la segnalazione agli Ordini dei Medici di appartenenza, per l’adozione delle misure ritenute opportune. Le perquisizioni sono state estese a tutti gli aspetti funzionali del centro, con il supporto anche del Nucleo carabinieri Ispettorato del lavoro e del Nas di Genova per le competenze di specifica competenza, e della guardia di finanza di Chiavari, per gli aspetti fiscali. 

Source: agi


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