(AGI) – Il testo di una giovane cantautrice siciliana inserito nel corso di studi di una prestigiosa università americana. Si tratta di ‘No Name’ della 34enne ennese Francesca Incudine che è stato inserito tra i testi nel corso della New Jersey City University sull’incendio della Triangle di New York – la fabbrica della “camicette bianche” – dove persero la vita 146 persone, tra queste anche giovani donne italiane.
Le lezioni sono tenute dalla professoressa Edvige Giunta, originaria di Gela, da 37 anni in America, che ha scoperto il brano proprio mentre svolgeva delle ricerche sull’argomento. “La prima volta che ho ascoltato la canzone di Francesca – scrive – ho sentito la presenza di un coinvolgimento personale nel testo lirico ed inquietante della canzone, nella voce che in maniera viscerale intreccia la poesia spezzata del siciliano e dell’italiano, nelle parole che si incontrano e si mescolano, un ibrido linguistico così familiare per me. Ho sentito la forza evocativa del video musicale con immagini dell’incendio che appaiono come una tela su cui la cantante, che indossa una camicetta bianca, si sovrappone. Ho sentito il bisogno di conoscere Francesca Incudine, un’altra siciliana che ha a sua volta sentito la necessità di cantare per le donne della Triangle”.
Il brano che è tratto dall’album Tarakè – che ha conquistato la Targa Tenco 2018 per il miglior album in dialetto – è inoltre ispirato al libro di Ester Rizzo ‘Camicette bianche’. “’No Name’ – continua Edvige Giunta – è un canto di dolore per le lavoratrici della fabbrica, ventiquattro isolane come noi, siciliane che partirono dall’isola all’inizio del ventesimo secolo per quella mitica ‘Merica’ e finirono per trovare la morte nell’incendio della Triangle Waist Company del 25 marzo 1911”.
E proprio nell’anniversario numero 110 della strage, la rivista americana i-Italy ha dedicato un ampio servizio al ricordo di queste operaie e lo ha fatto con un’intervista a Francesca Incudine che ha affidato proprio alla penna della Giunta che, inoltre, insieme alla professoressa Mary Anne Trasciatti, ha anche curato un libro di prossima pubblicazione, un’antologia di saggi intimi e politici sull’incendio, dal titolo ‘Talking to the Girls’. Della scrittura del brano, puntuale e minuziosa ricostruzione storica, la Incudine ha spiegato: “Credo fosse necessario contestualizzare e parlare di dati storici come fa un cronista. Mi sono messa nei panni non solo di una cantautrice ma di un cronista perché la cronaca ha quel taglio lucido, a volte pietrificante che ti mette in una posizione di ascolto. ‘In 146 bruciammo a marzo’ Ti raggela e ti riporta dalla poesia alla realtà in un attimo. E’ importante dire che queste cose sono successe in un tempo, in un luogo, soprattutto quando la musica raggiunge le nuove generazioni. Ci sono un sacco di ragazze e ragazzi che ascoltano la mia musica e che si sono innamorati di ‘No Name’”.
Attraverso ‘No Name’ hanno conosciuto questa storia. Era importante che la storia fosse precisa—e in questo ovviamente mi ha aiutato il lavoro certosino di Ester. Io poi ho ampliato il mio bagaglio. Sono andata a cercare le immagini, immagini che ho ricomposto in maniera frammentata nel video, dove immagini [d’archivio] si sovrappongono a me, il passato si sovrappone al presente, e si sovrappone anche al futuro–per evitare che determinate cose succedano di nuovo”.
Tra breve Francesca Incudine tornerà con la sua musica a raccontare di donne: “Ad aprile uscirà brano sulla storia di Sabeen Mahmud, un’attivista Pakistana che è stata uccisa a colpi di pistola perché difendeva i diritti umani. Ho conosciuto questa storia grazie alla console italiana che mi ha invitato a suonare in Pakistan”.
Francesca Incudine nasce ad Enna nel 1987. Si appassiona all’età di 13 anni ai tamburi a cornice. Proprio in quegli anni comincia a studiare le percussioni e il canto per iniziare un percorso di formazione artistica che ad oggi continua a crescere e ad impadronirsi delle forme musicali che gli sono più proprie; tra queste, in particolari, la musica folk, di radice popolare che spazia fino alla world music. È proprio su questo campo che da qualche anno ha intrapreso anche la strada della canzone d’autore, scrivendo e componendo in siciliano. Tante già le esperienze artistiche che le hanno permesso di consolidare, dare nuova vita e linfa ad un percorso in continua crescita.
Tra quelle più significative la partecipazione al Premio per la World Music dedicato ad Andrea Parodi che nel 2010 le ha fatto conquistare insieme alla Compagnia Triskele il primo posto con la canzone ‘Fimmini’, il cui testo porta la sua firma; numerosi i premi arrivati invece nel 2013 con il brano “Iettavuci” (premio della Critica, premio Miglior Testo, premio Migliore Musica, premio dei Bambini).
Ad ottobre 2015 è tra le dieci finaliste al Premio “Bianca D’Aponte” ad Aversa, unico premio nazionale per la canzone d’autore al femminile. Nel 2018 esce il suo secondo disco dal titolo ‘Tarakè’, con la direzione artistica di Carmelo Colajanni e Manfredi Tumminello, disco che vince la Targa Tenco 2018 come miglior album in dialetto.
Source: agi