AGI – Dall’Egitto allo Yemen passando per l’Iraq e la Siria, conflitti armati e pandemia di Covid-19 non sono riusciti a fermare un’antica passione del mondo arabo per i piccioni, parte integrante della cultura e delle tradizioni locali, sia sportive che culinarie. Una passione tramandata di generazione in generazione che risale, nel caso dell’Egitto, all’epoca degli antichi faraoni, con le sagome degli uccelli scolpite sulle pareti delle piramidi.
La pratica di addomesticare i piccioni si estende oltre i confini dalle rive del Nilo attraverso il Nord Africa e oltre: le persone che non solo addestrano gli uccelli per le competizioni, ma li servono anche come prelibatezze. Anzi in tempi di lockdown o di scontri armati, i piccioni sono un passatempo che rende più lieve il quotidiano, oltre ad essere una risorsa economica e, in alcuni casi, culinaria.
Sicuramente l’utilizzo preferito è quello nelle gare, gare di piccioni appositamente addestrati, oppure nella caccia di massa degli uccelli liberati a centinaia nei cieli, eventi che suscitano sempre grande partecipazione ed entusiasmo del pubblico. I piccioni viaggiatori possono raggiungere velocità fino a 100 chilometri (60 miglia) all’ora e sono in grado di coprire distanze di centinaia di chilometri. Per questo motivo, all’asta i piccioni hanno un valore che parte da decine di dollari per arrivare a diverse migliaia per il più pregiato.
In Egitto vengono organizzate due importanti gare all’anno, quasi una ‘Formula 1’ dei piccioni: una corsa dal Cairo a Salloum, vicino al confine libico, per una distanza di circa 600 chilometri, e una seconda dalla capitale ad Assuan, nel profondo sud dell’Egitto, a oltre 700 chilometri di distanza. Abdel-Rahman Gamal, della Federazione egiziana per i piccioni viaggiatori, alleva piccioni da quando ne aveva sei, istruito dal nonno e dallo zio; e ora con suo fratello Omar, 28enne, ne ha 40 sul tetto di casa, nella zona di Nazlet al-Samman, ad ovest del Cairo. “
È un hobby adorabile che ti impegna mentre sei a casa e ti tiene sulla retta via” ha raccontato Gamal, i cui uccelli sono contrassegnati con anelli attaccati alle loro zampe che portano data di nascita, nome e dettagli di contatto. Nella capitale egiziana i piccioni fanno parte del paesaggio urbano: sparse sui tetti degli edifici ingrigiti del Cairo ci sono colombaie dipinte a colori – conosciute come gheya in arabo – che forniscono enormi rifugi per ospitare i nidi dei piccioni.
Nella Siria dilaniata dalla guerra, l’economia malconcia ha costretto alcuni appassionati di piccioni a vendere i loro preziosi uccelli per sbarcare il lunario. Mercati per gli allevatori sono sorti nei campi profughi a Idlib (Nord-Ovest), roccaforte dei ribelli, mentre le gare attirano ancora fan accaniti che cercano una tregua dal conflitto. Nello Yemen, da sei anni teatro di una guerra civile che ha portato il Paese sull’orlo della carestia, secondo le Nazioni Unite, lo scorso anno si tenevano ancora le corse dei piccioni. E in Iraq, dove un tempo gli allevatori erano considerati immorali o inaffidabili, il mercato ha di nuovo spiccato il volo, con aste record fino a 180 mila dollari per un piccione blasonato.
In Marocco le gare sono state sospese temporaneamente a causa della pandemia. In questi Paesi, concorsi ad-hoc giornalieri coinvolgono migliaia di uccelli lanciati dai tetti: gli appassionati cercano di cacciare gli animali a vicenda per aggiungerli al proprio gregge in una feroce competizione, in palio premi fino a circa 160 mila dollari.
Quando si tratta di piccioni, altri preferiscono un’esperienza più culinaria, optando per ricette con ripieno oppure grigliate, di cui molti vanno ghiotti, dal Marocco ai Paesi del Golfo. In Egitto, ad esempio, il riso o freek – un chicco verde a base di grano – viene magistralmente insaccato nei corpi minuscoli degli uccelli, in prelibatezze vendute da Farahat, una delle catene più famose del Cairo specializzata in piatti a base di piccioni.
“Sin dalla notte dei tempi, gli egiziani credono che i piccioni diano loro maggiore vigore per la loro prima notte di nozze” ha detto un responsabile del ristorante, Khaled Ali. Ma si tratta di piatti costosi per un egiziano medio, venduti a circa 4,5 dollari. “Se ami i piccioni, non puoi mangiarli. Semplicemente non avranno un buon sapore” controbatte Omar.
Source: agi