Xiaomi ha vinto il ricorso contro il Pentagono che aveva inserito il produttore cinese di smartphone nella lista nera di aziende nelle quali erano vietati gli investimenti statunitensi.
Sei giorni prima di lasciare la Casa Bianca, Donald Trump aveva dato una spinta alla guerra commerciale contro Pechino muovendo contro Xiaomi, ma anche contro il gigante petrolifero statale CNOOC e il social network TikTok. Xiaomi era una delle nove società che il Pentagono accusava di avere legami con le autorità militari cinesi.
Venerdì il giudice del distretto di Columbia, Rudolph Contreras, ha stabilito che i dipartimenti della Difesa e del Tesoro “non hanno sostenuto in modo convincente” che la messa al bando di Xiaomi fosse necessaria per tutelare la sicurezza nazionale.
Il giudice ha emesso un’ingiunzione preliminare rimuovendo Xiaomi dalla lista nera e sospendendo il divieto agli investitori statunitensi di acquistare i titoli dell’azienda.
Nel ricorso presentato a gennaio Xiaomi – che ha superato Apple lo scorso anno diventando il terzo produttore di smartphone al mondo – sosteneva che l’inserimento nella lista nera fosse avvenuta senza che fosse garantito all’azienda un “giusto processo”.
“Xiaomi ribadisce ancora una volta di essere una società ampiamente controllata, quotata in borsa e gestita in modo indipendente che offre prodotti di elettronica di consumo esclusivamente per uso civile e commerciale” ha detto un portavoce “e ritiene inoltre che la decisione di designarla come una azienda militare comunista cinese sia arbitraria e irragionevole, e la Corte è dello stesso parere. Ad ogni modo, Xiaomi ha intenzione di proseguire chiedendo l’illegittimità della designazione e la sua revoca permanente”.
La decisione della Corte distrettuale è arrivata lo stesso giorno in cui gli Usa hanno inserito Huawei e ZTE nell’elenco dei produttori cinesi di apparecchiature per telecomunicazioni considerati una minaccia per la sicurezza nazionale e poche settimane dopo che il fondatore di Huawei, Ren Zhengfei, aveva auspicato una svolta nelle relazioni tra Washington e l’azienda sotto la presidenza Biden.
Source: agi