L’Italia è tra i cinque migliori paesi in tutto il mondo in quanto a ricerca sul Coronavirus. E’ quanto emerge dalle classifiche degli analisti di QS Quacquarelli Symonds che forniscono un’analisi comparativa sulle prestazioni di 13.883 programmi universitari di 1440 università. I dati arrivano da Scopus, il database scientifico creato dalla casa editrice Elsevier e utilizzato da QS per calcolare la produzione di ricerca delle università: il nostro Paese è dietro a Stati Uniti, Cina e Regno Unito, e davanti all’India per quanto riguarda la produzione scientifica relativa al Covid. “Essendo una delle prime nazioni ad essere esposta alla pandemia, l’Italia è stata in prima linea negli sforzi di ricerca che stanno consentendo all’umanità di comprendere, monitorare, prevenire e trattare questa minaccia unica”, è stato il commento di Ben Sowter, vice-presidente della divisione Professional Services a QS, il quale ha fatto un plauso in particolare agli atenei nostrani di Medicina “che hanno dato prova delle loro conoscenze conducendo preziosi studi di ricerca sul sequenziamento delle varianti, raccogliendo dati, e sviluppando vaccini”.
Ma i primati dell’Italia non finiscono qui. Secondo la classifica stilata da QS, il nostro Paese è al secondo posto nella classifica per Studi classici e Storia antica. Al primo posto c’è l’Università La Sapienza di Roma, che precede anche l’Università di Oxford (ora al secondo posto), ma in totale sono otto le istituzioni italiane presenti nella top 50, un numero importante, basti pensare che solo gli Stati Uniti ne hanno di più, cioè 12. Bene anche il Politecnico di Milano, con sette dei suoi programmi classificati tra i migliori 50 al mondo, in particolare Arte e Design (dove l’ateneo si aggiudica il quinto posto), ed Architettura (decimo posto), e la Luiss che è tra i 50 migliori atenei al mondo per gli studi politici e internazionali, guadagnando ben 90 posizioni nell’area globale delle Scienze Sociali (tra le prime 5 in Italia). La Bocconi è, infine, la settima migliore università al mondo per gli studi di ‘Business & Management’, e si colloca al 14esimo posto per ‘Contabilità e Finanza’. Anche Bologna se la cava, piazzandosi tra primi 100 atenei a livello globale in 22 diverse discipline, una in più rispetto allo scorso anno. Lati negativi? In realtà ci sono. Sempre secondo Ben Sowter, “i datori di lavoro sono sempre meno propensi a nominare le università italiane come la loro migliore fonte di laureati altamente occupabili, rispetto ai loro concorrenti. Questo è attualmente il problema principale dell’Italia”.
Fonte: fanpage