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Pagamenti elettronici verso la PA: via con tanti ritardi

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di redazione

Il decreto Semplificazione e innovazione digitale (DL n. 76/2020) ha introdotto il diritto, per i contribuenti italiani, di fare accesso ai portali online degli enti pubblici tramite Spid o Carta d’identità elettronica per usufruire dei servizi ed anche per effettuare pagamenti di tasse, tributi e multe con Pago PA.

PagoPA è il sistema di pagamenti elettronici realizzato per rendere più semplice, sicuro e trasparente qualsiasi pagamento verso la Pubblica Amministrazione. Non è un sito dove pagare ma una modalità per effettuare il pagamento presso le agenzie di banca o gli sportelli ATM abilitati, usando l’home banking dei PSP (Prestatori di Servizi di Pagamento, riconoscibili dai loghi CBILL o pagoPA), presso i punti vendita di SISAL, Lottomatica e Banca 5 o presso gli Uffici Postali.

Nel decreto è fissato nel 28 febbraio 2021 il termine entro il quale tutti gli enti pubblici avrebbero dovuto accettare Spid, Cie e PagoPA nonché avviare la transizione di tutti i servizi sull’app IO. Il termine è stato già prorogato, in sede di conversione in legge del decreto, per i comuni con meno di cinquemila abitanti, che in Italia sono circa cinquemila.

Questo in teoria, perché in pratica sono ancora moltissimi gli enti inadempienti. Fino a questo momento solo il 37% degli enti ha attivato almeno un servizio con PagoPA, e non soltanto tra i piccoli comuni, ma anche in realtà più grandi come, ad esempio, il ministero dell’interno per il servizio rilascio passaporti o il comune di Taranto.

Né il nuovo sistema, che offre ai cittadini ed alle stesse amministrazioni notevoli vantaggi in termini di tempo, praticità e risparmio sui costi di gestione, è al momento praticabile per gli istituti scolastici e gli ospedali.

Ne consegue che il diritto sancito dalla legge è assicurato soltanto per il pagamento di pochi servizi. Il 70% dei pagamenti PagoPa riguarda il bollo auto, gestito dall’Aci; il 17% è riferito all’Agenzia delle Entrate, il rimanente 10% riguarda, tutti insieme, l’Inps, la Regione Veneto e il Comune di Milano.

È vero che far rispettare l’obbligo per le amministrazioni pubbliche in questa fase di estrema emergenza per la pandemia, con molto del lavoro dei dipendenti svolto da casa, è oggettivamente molto difficile, tuttavia è anche vero che le sanzioni per le amministrazioni inadempienti sono molto deboli.

Al nuovo governo spetta affrontare il problema dei ritardi attraverso il comitato interministeriale per l’innovazione diretto dal ministro per la Transizione digitale, Vittorio Colao.

Il sito di PagoPa pubblica la lista degli enti che aderiscono, nel quale si possono trovare anche Camere di Commercio, ordini professionali, scuole, circa 11mila Comuni e circa un centinaio di aziende sanitarie. Ma avere aderito non significa, purtroppo, essere effettivamente nelle condizioni di offrire il servizio al cittadino.

Comunque è positivo che nel 2020 la piattaforma PagoPA abbia registrato l’adesione di 1600 enti in più. Sulla piattaforma è stato pubblicato lo scorso 15 dicembre 2020 un avviso per l’assegnazione dei contributi destinati al territorio (risorse previste dal Fondo per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione), e sono già oltre 5.500 i Comuni che hanno richiesto di accedere ai contributi.

Si spera poi che venga riattivata in tempi brevi l’app IO, che al momento è in lavorazione e non rende accessibili i servizi locali. In atto funziona solo per circa 400 enti con 900 servizi (messaggi di notifica e pagamenti legati a scuola, mobilità, anagrafe, tributi, edilizia…).