“Una giornata come oggi ci dice che dobbiamo prendere impegni seri per quanto riguarda la salute. Ci dice anche che dobbiamo difenderci da queste cose che certamente nessuno si aspettava, però sono arrivate. Dobbiamo essere sempre pronti a reagire. Il messaggio per quelli che sono vivi è questo. La nostra città deve essere in grado di gestire situazioni come questa”.
Lo ha detto il sindaco di Genova, Marco Bucci, nel giorno della commemorazione delle oltre 3600 vittime del covid in Liguria, che si è svolta al cimitero monumentale di Staglieno.
Il primo cittadino, il governatore ligure Giovanni Toti, il prefetto Carmen Perrotta, l’arcivescovo di Genova, monsignor Marco Tasca e i rappresentanti delle altre confessioni religiose hanno speso parole e pregato per ricordare chi non c’è più.
Ad accompagnare questo momento di raccoglimento, anche un violinista del Carlo Felice che ha riempito il Pantheon di Staglieno con le suggestive note di una sonata di Bach.
“Era giusto ricordare le vittime: sono tante persone che spesso se ne sono andate senza un ultimo abbraccio dei loro cari, senza aver avuto un funerale – ha detto Toti – Allora siamo qua per dire che non solo sconfiggeremo questa pandemia, ma anche che questa pandemia non ci porterà via l’umanità che è giusto avere verso tutti i defunti, i nostri riti, non porterà via un pezzo importante della nostra civiltà.
Questa era una giornata importante da fare, soprattutto oggi che grazie ai vaccini cominciamo a vedere la luce. Ma non bisogna dimenticare quello che abbiamo passato alle nostre spalle”.
“Credo che le parole non possano spiegare il dolore di queste famiglie sole, abbandonate, che non hanno più potuto abbracciare i loro cari – ha sottolineato monsignor Tasca – Credo che per lenire questo dolore ci vorrà tempo, pazienza e tanta tantissima solidarietà“.
Le istituzioni si sono poi spostate dal Pantheon all’area del cimitero dove sono sepolte un migliaio di vittime del virus. E’ un’area di circa 2.500 mq senza statue o vere e proprie lapidi: sulla terra smossa, piccoli rettangoli di marmo con incisi nome e cognome di chi non c’è più, persone nate per lo più nella prima metà del Novecento, tutti scomparsi nel 2020.
Su queste tombe semplici, un fiore di plastica, un rosario, un piccolo lumino. E qualcuno che passa tra esse, un parente che viene a dare un saluto ad un padre, ad una madre, ad un caro strappato via dalla pandemia.
“Oggi – ha aggiunto l’arcivescovo Tasca – è un simbolo che vuole dare speranza a tutte le famiglie che hanno perso le persone care senza poterle riabbracciare. Penso che sia un trauma veramente difficile da elaborare: oggi siamo qui insieme per dire che siamo vicini a loro, affinché non si sentano assolutamente soli”.
E per non dimenticare chi ha perso la battaglia contro il virus, l’amministrazione di Genova sta pensando a qualcosa di simbolico: “Ci stiamo pensando, ma non abbiamo ancora qualcosa di concreto – ha precisato il sindaco Bucci – Si pensa ad un monumento o una piazza, ma anche a cose diverse e più concrete, come sostenere le persone che hanno perso qualcuno in giovane età, programmi sociali. Non posso dire nient’altro perché ancora non ci sono programmi stabiliti”.
Source: agi